Tagliacozzo – Con grande preoccupazione e profonda delusione, ci rivolgiamo a voi in merito alla recente decisione della Giunta Regionale dell’Abruzzo con delibera di Giunta regionale n. 509 dell’8 agosto 2024, di autorizzare l’abbattimento di quasi 500 cervi a partire dal 14 ottobre 2024. Questa scelta, a nostro avviso, appare ingiustificata, miope e in netta contraddizione con i principi di tutela ambientale e di convivenza sostenibile con la fauna selvatica, faticosamente promossi nel corso degli anni nella nostra regione.
Va sottolineato che, nel periodo prescelto per l’abbattimento, le femmine saranno già state inseminate dai maschi, dunque si è deciso di abbattere femmine di cervo incinte. Oltre ad essere un atto esecrabile in sé, questa decisione raddoppia potenzialmente il numero di cervi abbattuti, trasformando la misura in una vera e propria strage di feti e cuccioli.
Non possiamo fare a meno di notare che l’attuale consistenza della popolazione di cervi in Abruzzo, stimata a circa 7.000 esemplari secondo l’ultimo censimento del 2023, è ben al di sotto della soglia storica di 10.000 cervi presenti in questa regione nel 1750.
Questo dato, insieme all’importanza ecologica del cervo come componente degli ecosistemi e degli habitat naturali, in equilibrio con la vegetazione e i predatori naturali come il lupo, ci porta a mettere in discussione la presunta emergenza di sovrappopolazione. Chi stabilisce, quindi, che questa popolazione sia in soprannumero? E con quali basi scientifiche?
Inoltre, la Deliberazione della Giunta Regionale n. 509 detl’8 agosto 2024, che autorizza questo massacro, è stata adottata senza il necessario e obbligatorio approfondimento scientifico che dovrebbe precedere ogni intervento così invasivo sulla fauna. Non è stata condotta alcuna Valutazione di Incidenza Ambientale (V. Inc.A.), nonostante le aree in cui è previsto l’abbattimento siano adiacenti a siti di importanza comunitaria, come quelli della Rete Natura 2000 (https://www.mase.gov.it/pagina/rete-natura-2000).
Interventi di tale portata rischiano di alterare l’equilibrio ecologico e compromettere lo stato di conservazione di habitat e specie tutelate. Ancora più preoccupante è il fatto che la questione cominci a delinearsi come un affare economico, profittevole sia per la Regione Abruzzo che per i cacciatori. La delibera prevede infatti che, pagando una somma compresa tra i 50 e i 600 euro per capo, si possa partecipare a questa “caccia di selezione”, trasformando così una presunta emergenza ecologica in un’opportunità di guadagno.
Questo getta un’ombra oscura sulle reali motivazioni dietro il provvedimento, insinuando il sospetto che dietro questa imminente strage ci siano grezzi interessi economici, a scapito del bene comune e della conservazione della biodiversità. Ci domandiamo dunque se non esistano altre soluzioni, più etiche e sostenibili, per gestire l’eventuale conflitto tra cervi e attività umane, senza ricorrere a un massacro indiscriminato.
Già nella Riserva Naturale Orientata “ Monte Velino” (https://rgpbio.it/riserva/monte-velino/), ad esempio, è stato condotto con successo il ripopolamento di specie animali un tempo scomparse, come il cervo, il corvo imperiale e il grifone. Allo stesso modo, perché non considerare il ripopolamento dei Monti Simbruini ZPS e ZSC IT71 10207 attualmente sprovvisti di cervi, come alternativa all’abbattimento? Si tratterebbe di una soluzione non solo più rispettosa dell’ambiente, ma anche più coerente con i principi di tutela della fauna selvatica e con la nuova Normativa Europea sul ripristino della natura, (17 giugno 2024 il Regolamento Ue per il ripristino della natura è stato approvato in via definitiva. Il 18 agosto è entrato ufficialmente in vigore) cui il regolamento mira a ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Il problema della convivenza tra attività umane e animali non può essere risolto con la strage di questi ultimi. Le soluzioni devono essere orientate alla civile convivenza, senza ricorrere a misure stragiste che impoveriscono il nostro patrimonio naturale.
Soluzioni alternative, come l’uso di dissuasori olfattivi, recinzioni adeguate e altre tecniche non letali, sono già disponibili e andrebbero promosse e implementate. In conclusione, chiediamo alla Giunta Regionale di revocare immediatamente la delibera che autorizza l’abbattimento dei cervi e di avviare un processo partecipativo che coinvolga esperti, associazioni ambientaliste e cittadini, al fine di trovare soluzioni più equilibrate, sostenibili e rispettose dell’ambiente e della fauna.
La nostra regione ha sempre rappresentato un simbolo di coesistenza armoniosa tra uomo e natura. Non permettiamo che questa eredità venga distrutta per mere logiche di profitto. Con speranza e determinazione, per conto di tutti i volontari del Gruppo CAI Tagliacozzo.
Comunicato stampa Gruppo CAI Tagliacozzo – Sez. Cai Avezzano