Durante la gravidanza, se la gestante abusa di bevande alcoliche, nel feto può svilupparsi la malattia nota come Fetal Alcohol Syndrome, ovvero la sindrome alcolica fetale (FAS) caratterizzata da numerose anomalie fisiche, mentali e comportamentali.
Anche dopo la nascita i rischi continuano giacché l’’allattamento al seno di una donna etilista provoca nel bambino un’intossicazione. Sebbene molte donne abbandonino l’alcol in gravidanza, un numero significativo (dal 25 al 50%) continua a bere e alcune continuano a livelli ad alto rischio. La FAS è la più grave delle patologie del feto indotte dal consumo di alcol durante la gravidanza e colpisce in genere i bambini nati da madri alcoliste.
Questi ultimi solitamente presentano peculiari caratteristiche fenotipiche: ipoplasia mascellare e mandibolare, labbro superiore sottile e vermiglio, orientamento longitudinale dei dermatofogli palmari, deformità delle dita, pieghe agli angoli degli occhi e fessure oculari strette, strabismo, naso corto e piatto, fronte lunga e stretta. Ai segni visibili si associano ipoplasia del nervo ottico, aumentata tortuosità dei vasellini retinici e capacità visive ridotte. Anche il sistema scheletrico subisce le conseguenze dell’esposizione all’alcol: i bambini presentano valori inferiori alla media di altezza, peso corporeo e circonferenza cranica.
Si evidenziano anche malformazioni cardiache, in particolar modo rappresentate dai difetti del setto ventricolare. I disturbi neurologici e neuropsicologici che compongono il quadro clinico comprendono ritardo dello sviluppo mentale, deficit intellettivo, disturbi attentivi e mnestici, disturbi della motricità fine, iperattività e impulsività, disturbi dell’eloquio e dell’udito. I neonati, inoltre, poppano con difficoltà e dormono poco, sono irritabili e tremanti.
Sebbene questi deficit siano più gravi e siano stati documentati più diffusamente in bambini colpiti da questa patologia, in realtà anche quelli esposti in fase prenatale a livelli più bassi di alcol mostrano problemi analoghi [Gunzerath et al., 2004] in misura proporzionale alla dose assunta [Sood et al., 2001]. Alcuni dati indicano però che, anche a bassi consumi, in particolare durante il primo trimestre di gravidanza, l’alcol può aumentare il rischio di aborto spontaneo, di basso peso alla nascita, di parto prematuro e ritardo nella crescita intrauterina [Abel, 1997; Bradley et al., 1998; Windham et al., 1997; Albertsen et al., 2004; Rehm et al., 2004]. Alcuni dati indicano, inoltre, che l’alcol può ridurre la produzione di latte materno [Mennella, 2001]. E’ importante, però, ricordare che non tutti i figli nati da madri alcoliste presentano questa sindrome, ma solo una minima parte, le cause non sono, infatti, completamente ben spiegate.
E’ noto, però, che a parità di statura, il corpo delle donne contiene una minore percentuale di acqua rispetto agli uomini, per cui, dopo aver bevuto un uguale quantitativo di una bevanda alcolica, la concentrazione della sostanza nel sangue delle donne è maggiore rispetto a quella degli uomini e per questo provoca un effetto tossico più elevato. Inoltre, i tempi di eliminazione dell’alcol, già lunghi nella donna, sono per il feto ancora più dilatati. Se durante la gravidanza una donna consuma bevande alcoliche, l’alcol e, soprattutto l’acetaldeide, giungono direttamente nel sangue del nascituro attraverso la placenta.
Il feto non essendo in grado di metabolizzare l’etanolo come un adulto, viene di conseguenza esposto più a lungo ai suoi effetti nocivi. Non tutte le esposizioni alla sostanza nel grembo materno comportano danni gravi alla salute del nascituro: il rischio di partorire un bambino con sintomi della Fas è stimato attorno al 30-40% delle gestanti con un forte consumo in gravidanza. Attualmente non è nota la ragione della diversa suscettibilità dei bambini agli effetti dell’alcol, ma è ragionevole pensare che la diversa risposta del feto sia dovuta alla combinazione di abuso di alcol, fattori genetici, deficit nutrizionali, fumo e/o abuso di altre droghe.
Nonostante la gravità di tale sindrome, essa è prevenibile al 100% se si evita di assumere alcolici in gravidanza.
Dr.ssa Maria Rosita Cecilia
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo – Comportamentale
Dottore di Ricerca in Epidemiologia, Prevenzione e Riabilitazione delle patologie Cronico – Degenerative
Esperta in gestione dell’ansia e tecniche di rilassamento
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