“Ai miei bambini, ovunque voi siate”

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Avezzano – Lei è una madre per la quale il tempo si è fermato al 29 maggio di quattro anni fa. C’è una camera con i giochi disposti sugli scaffali. Le foto, l’orsacchiotto di Giulia. Le scarpine dei gemelli. E foto, tutte le foto che da anni, chi la conosce, vede passare nel suo angolino social, con lo stesso carico di dolore. Lei è una madre cui hanno portato via tre figli. Una giovane donna che non ha avuto tutto facile, e che non sempre ha fatto le cose giuste. E che ricorda, a chi lo avesse dimenticato, che non sempre la vita è tutta pianura e percorsi rettilinei, o quasi, che non sempre la strada è illuminata e non sempre ci sono i guard rail e i segnali o qualcuno a indicarci la via.

Che si può sbagliare strada, momento, parola, atto. Ma che noi siamo un po’ più che la somma di parole, atti, momenti. Lei è Renata Petra, e si rivolge a noi per lanciare, attraverso il tempo e le vicende, un messaggio ai figli, un messaggio semplice. “Ovunque voi siate, a qualunque età leggerete queste parole, con la speranza che questo accada, un giorno: sappiate che la mamma vi ama, che non ha mai smesso di amarvi, che non passa giorno in cui non vi pensi. In cui non ricordi ogni momento, ogni compleanno, ogni vostra espressione. E che ho seguito tutto quello che mi è stato detto perché mi è stato detto che era per la vostra serenità. Per il vostro bene“. E chi può volere, più di una mamma, il bene dei propri figli?

Le vicende che hanno portato a questa situazione sono note a grandi linee ai più. “Un giorno sono stata avvisata che dovevo trasferirmi in una casa famiglia se volevo restare coi bambini”, ha raccontato Renata, “e siamo andati di corsa. Siamo rimasti in una situazione di totale stallo, come parcheggiati. In tutti quei giorni in cui aspettavo che mi dicessero cosa dovevo fare, in quella casa famiglia, in realtà, non lo sapevo, ma stavamo dicendoci addio”. Dopo poco, Renata viene arrestata per una vicenda tuttora in corso di giudizio. Il tribunale decreta l’adottabilità dei bambini.
La legge tutela il bene superiore dei minori, e tutela i principali diritti e rapporti etico-sociali dei soggetti, tra i quali rientrano, appunto, i rapporti familiari, tutti i diritti relativi allo status giuridico del nucleo familiare. La legge sulle adozioni delinea una serie di istituti che trovano applicazione quando “la famiglia non è in grado di provvedere alla crescita e all’educazione del minore” e stabilisce che “Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di sostegno e aiuto disposti, è affidato ad una famiglia, preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno. Ove non sia possibile l’affidamento, è consentito l’inserimento del minore in una comunità di tipo familiare o, in mancanza, in un istituto di assistenza pubblico o privato. La stessa legge prescrive che siano dichiarati in stato di adottabilità “i minori di cui sia accertata la situazione di abbandono perché privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi, purché la mancanza di assistenza non sia dovuta a causa di forza maggiore di carattere transitorio”.

Apprendiamo dall’avvocato Mario Del Pretaro, legale di Renata Petra insieme agli avvocati Roberto Verdecchia e Antonella D’Ovidio, che la madre non è stata sottoposta a una perizia che ne accertasse la capacità, o l’incapacità, genitoriale. Non è stato incaricato un CTU che valutasse l’idoneità genitoriale o di altri congiunti in grado di prendersi cura dei piccoli. “Non è stato interpellato nessun parente”, spiega Renata Petra, sebbene nella famiglia della madre vi siano congiunti in grado, per condizione economica e caratteristiche, di diventare tutori dei bambini, di prendersene cura. Il ricorso contro la dichiarazione di adottabilità dei bambini emessa dalla corte d’Appello è pendente in corte di Cassazione. “Prima potevo vedere i miei bambini a giorni prefissati”, racconta Renata, “Finché ho saputo che non avrei potuto vederli più.
É una situazione devastante, inumana. Ero pronta a fare qualunque cosa per loro, come sarò pronta in ogni tempo a fare ogni cosa al mondo per loro. Io non voglio sottrarmi alla legge, non ho mai voluto sottrarmi alla legge. Se mi avessero detto “facciamo questo tipo di percorso o quest’altro”, lo avrei affrontato a testa bassa. Invece hanno deciso che loro dovevano andare in un’altra casa famiglia. Quel giorno gli ho preparato la valigia, una valigia grande, per tutti e tre, ho messo i sandaletti, i vestitini, i loro giochi preferiti. Non si può spiegare cosa significa vedersi portar via tre bambini. C’è la mia vita, in quella valigia, con loro, con Giulia e i gemelli, Wissem e Hussem. Io sono come congelata, paralizzata. In questi anni ho cercato di avere notizie tramite gli avvocati, cercando il contatto attraverso le istituzioni, rispettando le decisioni del giudice, per non creare problemi ai bambini. Ho chiesto di vederli, di sentirli, di avere una foto. Nessuno mi ha mai risposto”.
La vicenda per cui il giudice ha decretato l’adottabilità è in realtà tuttora pendente. Renata Petra non si dà pace: “Hanno verificato all’asilo, dalle suore, dove mandavo i bambini, erano sempre curati, sani, perché sono bambini amati.
Perché a dispetto dei pregiudizi e di quanto qualcuno può credere, la loro vita era una vita serena, piena, una vita fatta di cose quotidiane, il giovedì era il giorno in cui facevamo i biscotti insieme, le letture che piacevano tanto a Giulia, che ha imparato a leggere con me da piccolissima, le abitudini prima di dormire, il momento del bagnetto, i giochi. Piccole cose che sono ora tutto quello che ho in mente, ogni giorno”.

 

M.S. e G. M.

 

Nella foto di copertina: Giulia e il suo cagnolino

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