Avezzano – Accogliere è già curare è il convegno tenutosi sabato 28 ottobre, nella Sala Irti di Avezzano. L’incontro pubblico è stato organizzato e promosso dalla sezione diocesana dei Medici Cattolici, dalla Caritas, dal Servizio Migrantes e dal Centro Missionario, come occasione di formazione degli operatori sociali e socio-pastorali sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza, intesa innanzitutto come riconoscimento dei diritti universali della persona pur nella specificità della condizione di migrante, di richiedente protezione internazionale, di rifugiato o di lavoratore straniero.
Ad aprire l’incontro, la riflessione del Vescovo Giovanni Massaro, che ha sollecitato i presenti a destrutturare il pregiudizio nei confronti delle persone immigrate come problemi sia per l’identità personale e culturale, sia per l’ambito sicuritario. Sono seguiti gli interventi di Giulia Civitelli dell’Area sanitaria della Caritas di Roma, esperta in salute globale come contrasto alle disuguaglianze e don Mattia Ferrari, cappellano della ong Mediterranea Saving Humans.
Nella seconda parte della mattina, sono stati presentati sistemi e buone prassi di relazione, accompagnamento e cura. A confrontarsi sul “saper fare” Michela D’Angelo, del Gruppo Immigrazione e Salute Abruzzo – Molise, Maria Cristina Carmignani, del dipartimento Medicina e Prevenzione della Asl 1 Abruzzo, e Massimo De Santis, psicoterapeuta collaboratore della Caritas diocesana.
Nell’incontro è stato presentato il prossimo corso di formazione con i quali i servizi pastorali diocesani intendono supportare volontari e operatori sociali nella sperimentazione di strategie, modalità e stili attraverso cui costruire una comunità accogliente e solidale. Consapevoli che è la conoscenza la prima piattaforma cognitiva attraverso la quale comprendere meglio l’altro per una migliore relazione di supporto e di prossimità.
Il convegno è stata un momento di confronto per stimolare il pensiero critico e una coscienza vigile per adeguare istituzioni, comunicazione, mentalità alla cosmopolizzazione del mondo. Perché accogliere significa certamente favorire la rimozione degli ostacoli economico-sociali, ma soprattutto promuovere un’eguaglianza sostanziale e facilitare il confronto in spazi proficui di valorizzazione dell’unicità di cui ciascuno è portatore.