Carissimo Don Michele, per i tuoi splendidi sessant’anni di sacerdozio, che hai scelto di festeggiare nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista in Luco dei Marsi il 29 giugno, non vorrei parlarti con la voce delle autorità o dei letterati ma con il sentimento semplice e appassionato del popolo.
Chissà quante volte lungo il tuo cammino, confortato dal pensiero di compiere giorno dopo giorno il grande progetto d’amore, hai prestato soccorso portando la promessa dell’eternità ai morenti.
E ancora chissà quante volte hai salutato i bambini sulla fonte battesimale posando sulla fronte un bacio di redenzione; chissà quante volte da buon padre hai diviso il pane di Cristo con i fedeli, che a te si rivolgevano per saziare la fame di paradiso. Continuando nel tempo la missione affidata da Gesù agli Apostoli sicuramente a volte ti sarai seduto a riprendere fiato affaticato dal fardello dell’umana fragilità. Uomo tra uomini, il tuo animo si è rattristato e gioito nella condivisione delle vicende esistenziali dei tuoi fratelli. Nell’incessante lotta tra il bene e il male, tuttavia, non ti sei mai stancato di dire che l’insegnamento evangelico del Nazareno non è utopia bensì incontro e riconciliazione nella misericordia divina che perdona e salva. Tra le tue omelie mi ha commosso quella nella quale raccontavi che l’occasione della tua scelta religiosa la devi ad un piatto di “Pasta e fagioli” che tua madre generosamente offrì ad un frate.
Ecco le tue parole: “Era una calda e afosa giornata di giugno e nel piccolo comune di Gioia dei Marsi tutti si erano recati nei campi per la mietitura del grano. Un frate percorrendo i vicoli nel borgo vuoto e assolato entrando a casa per la questua fu ospitato e rifocillato con un piatto di minestra. Quando mi vide fanciullo propose a mia madre di portarmi nel suo monastero e darmi un’educazione adeguata. Da quel momento il ragazzo di campagna libero e spensierato nei giochi all’aperto pian piano si è aperto alla conoscenza di Dio con gli studi teologici”. Posso solo immaginare la tua profonda nostalgia per gli affetti lontani e per la perdita della semplice vita contadina!
Certamente non avrai dimenticato la giovane passione che, insieme ai tuoi compagni di seminario, ti rese sacerdote. Indossando per la prima volta con i voti, l’abito candido di un giglio, che fu fin dai tempi di Salomone considerato emblema di Maestà, avrai desiderato tornare ad ammirare i piccoli gigli di campo rigogliosi tra gli argini dei campi nel Fucino.
Scegliendo il tuo apostolato, hai cercato di guardare il mondo con gli occhi limpidi di chi vede Dio nell’innocenza dei bambini, nella speranza dei malati, nel pentimento dei peccatori, nella bellezza umile dei fiori di campo della tua Marsica. Impegno tremendamente serio che spinge fino a pregare per i nemici: una scelta impraticabile, una sfida che Gesù ha percorso fino in fondo, fino alla morte sulla croce.
Caro Don Michele, ti ringraziamo per aver fatto con l’esercizio del tuo Sacramento del nostro paese un presepe di uomini, donne e bambini che al suono lieto delle campane si adunano nella dimora dello Spirito per stringere in segno di pace la mano del vicino trovando sollievo dalle cure quotidiane. Soprattutto in questo difficile periodo di guerra e pandemia.
Ora uniti attorno a te ti diciamo grazie per esserci stato accanto ponendoci tra le braccia paterne della Provvidenza.
Nel giorno dedicato alla Madonna delle Grazie, che quest’anno viene celebrata in modo solenne a Luco dei Marsi in occasione del Giubileo 2022, ci piace pregare per te come per un amico affinché Dio ti conceda ancora di servirlo con dedizione conservandoti per lungo tempo al nostro affetto e alla nostra riconoscenza.
E tu, Don Michele, accogli, in questo giorno di festa, il nostro saluto che è devozione di discepoli e tenerezza di figli.