La burocrazia per aprire un’attività e l’impatto negativo di procedure lunghe, complesse e costose rappresentano il principale freno allo sviluppo economico del Paese. CNA guarda con interesse al rilancio dell’Agenda per la semplificazione 2020-2023, “strumento utile per rinnovare la logica ispiratrice delle modifiche più recenti”.
L’Everest della burocrazia è riservato alle attività di autoriparazione: per aprire un’officina il moloch della pubblica amministrazione pretende 86 adempimenti che si traducono in quasi 19mila euro di costi da affrontare.
Una scalata quasi identica per gli aspiranti imprenditori falegnami: 78 adempimenti e 19.700 euro di spesa per le pratiche.
Le gelaterie superano i bar con 73 adempimenti contro 71; se la passano meglio, si fa per dire, gli acconciatori con appena 65 pratiche da sbrigare presso 26 enti e un onere di 17.500.
Sono alcune realtà fotografate dall’Osservatorio nazionale della CNA “Comune che vai, burocrazia che trovi” che misurano l’impatto negativo di procedure lunghe, complesse e costose per avviare un’impresa e che rappresentano il principale freno allo sviluppo economico del Paese.
Davanti alla Commissione parlamentare per la semplificazione, la Vice Presidente di CNA, Stefania Milo, ha ricordato che la Confederazione da tempo sollecita la “lotta contro la cattiva burocrazia” e negli ultimi anni non sono mancate le buone intenzioni da parte del legislatore per razionalizzare e semplificare l’apparato burocratico.
Tuttavia “nonostante lo sforzo profuso dal Parlamento l’azione di ammodernamento appare ancora inadeguata”. Rimangono elementi di disomogeneità, soprattutto a causa “dell’intreccio dei molteplici centri di produzione normativa” che alimentano sovrapposizioni e ritardi per l’avvio dell’attività di impresa.
La Vice Presidente di CNA inoltre ha evidenziato l’esigenza di fare “un tagliando agli aggiustamenti introdotti sui principali strumenti amministrativi”.
Tra questi la conferenza dei servizi, l’Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) che non ha centrato l’obiettivo di economicità amministrativa e con tempi di rilascio ancora troppo lunghi.
Così come il SUAP (Sportello Unico per le attività produttive) che sconta in molte località l’impossibilità dell’accesso per via telematica nonostante sia un obbligo di legge e che scardina il principio “Once only SUAP”.
Il Recovery Plan offre l’opportunità irripetibile di realizzare i necessari investimenti in digitalizzazione, innovazione e capitale umano per modernizzare la pubblica amministrazione.
“La rotta seguita dalle riforme varate negli ultimi anni – conclude Stefania Milo – necessita di correzioni essenziali e aggiornamenti costanti” ed i miglioramenti si conseguono “solo attraverso il dialogo tra le istituzioni ed i soggetti rappresentativi del tessuto produttivo”.
CNA guarda con interesse al rilancio dell’Agenda per la semplificazione 2020-2023, “strumento utile per rinnovare la logica ispiratrice delle modifiche più recenti”.
E’ fondamentale muoversi nella direzione di garantire efficienza da parte della pubblica amministrazione per accompagnare e favorire la ripartenza dell’economia”.
Comunicato stampa CNA