Avezzano. Il giudice del tribunale di Avezzano, Maria Proia, ha condannato nel processo con rito abbreviato Goffredo Mascitti, costruttore di Celano, Paolo Santoro architetto imprenditore di Avezzano (per lui c’è stata la sospensione della pena) e Massimo De Sanctis dirigente del Comune di Avezzano per il reato di truffa aggravata in concorso nei confronti dell’amministrazione di Avezzano (che si è costituita parte civile).
Luciano Bartolucci, legale rappresentante pro tempore del consorzio di imprese Irim, è stato condannato a una sanzione pecuniaria di 20mila euro.
La vicenda è quella della costruzione del nuovo municipio di Avezzano, che si trova nella parte del nord della città e che è ancora incompiuto. Il bando per la realizzazione dell’opera fu vinto dalla Irim.
Un’opera che sarebbe dovuta costare sei milioni di euro, le cui spese, invece, nel corso degli anni, sono raddoppiate.
Mascitti, Santoro e De Santis dovranno pagare un milione di euro come provvisionale nei confronti del Comune di Avezzano, rappresentato in giudizio dall’avvocato Leonardo Casciere, che aveva richiesto un risarcimento di 12 milioni.
Mentre i tre, che ora dovranno pagare anche le spese processuali, tramite i loro legali avevano scelto il rito abbreviato, la quarta persona che fu indagata nella vicenda, Vincenzo Ridolfi, ex assessore comunale, ha affrontato il processo per via ordinaria, ottenendo dal giudice Gabriele Venturini, l’assoluzione.
Si tratta di un processo che andava avanti da più di 10 anni, che nacque dopo il progetto della giunta dell’allora sindaco Antonio Floris per la realizzazione dell’edificio che sarebbe dovuto essere il nuovo municipio e per la riqualificazione del quartiere. Intanto i legali dell’imprenditore celanese annunciano battaglia.
«La sentenza è poco è rispettosa delle emergenze processuali acquisite. Pertanto riteniamo che la condanna sia ingiusta. Seppur attendiamo di leggere le motivazioni annunciamo che ci prepariamo all’impugnazione in Appello», dichiarano i difensori dell’imprenditore Mascitti, Domenicantonio Angeloni e Attilio Cecchini, «sulla scorta delle emergenze contenute negli atti siamo fiduciosi nel fatto che la sentenza possa essere revocata dalla Corte d’Appello».