Avezzano – Se mai fosse stato necessario sottolinearlo, è ormai evidente a tutti che la malasanità è un grave effetto collaterale di una certa politica. Per esempio, quella che in questi giorni ha dato ampia prova di inadeguatezza, negando le inefficienze e scaricando sui sindaci e sul governo i propri fallimenti.
Più dei toni sensazionalistici di un’informazione sempre a caccia di scoop per fomentare l’opinione pubblica, valgono le testimonianze dirette di chi osserva i luoghi della sofferenza da un letto di degenza. Quella che segue è la testimonianza diretta di Aldo Pizzi, di Capistrello, che suo malgrado, si è ritrovato a combattere contro il Covid.
Accompagnato da quella sensazione d’impotenza che ti prende quando una malattia sconosciuta ti ghermisce, tu resisti, non gliela vuoi dar vinta, ma sai che la volontà, da sola non basta. Raggiunto telefonicamente, il Priore della Confraternita di Sant’Antonio, ci ha raccontato brevemente la situazione che vive in questi giorni nel reparto di Geriatria e malati di lungodegenza dov’è attualmente appoggiato.
«Sono in ospedale, per una polmonite post covid. Sono ricoverato nel reparto di geriatria. In questi 20 giorni ho fatto una piacevole scoperta che va a sfatare molti falsi pregiudizi. Dalla mia stanza ho osservato il comportamento dei medici e di infermieri specializzandi. Ciò che mi ha colpito, oltre alla professionalità, è stata la disponibilità, la pazienza, l’amore verso le persone anziane.» Queste le sue parole di riconoscenza.
«Su questo reparto ci sono molti pregiudizi, sarà perché ci sono persone anziane, che mi sento di smentire per testimonianza diretta. Anche in carenza di personale tutti si adoperano al massimo. Stamattina per esempio ci sono tre operatori per tutto il reparto, ragazzi che arrivano dalla Sicilia, dall’Umbria, tutti estremamente disponibili. Per tutto questo mi sento di fare i complimenti al Primario, Prof. Desideri e alla sua squadra. Bene ragazzi avanti così.»
Un malato che si affida alla professionalità degli operatori sanitari, sa che le sue speranze sono riposte in quell’atto di fiducia rivolto a dei perfetti sconosciuti, con i quali, in pochi giorni, si stringerà un patto d’onore molto simile allo spirito cameratesco che accomuna i soldati in guerra. E già, perché qui si combatte una guerra contro un nemico subdolo e invisibile, e lo si fa tutti insieme, nonostante la malapolitica.