La scrittrice marsicana Maria Assunta Oddi premiata nel 28°Concorso Artistico Internazionale “Amico Rom”

Sabato 30 ottobre alle ore 16:30 presso il Teatro Fenaroli di Lanciano (CH) si è svolta la solenne cerimonia di premiazione del Concorso Artistico “Amico Rom”, il più importante e longevo Concorso al mondo che riguarda la popolazione “Romanì”.

Tra i premiati la nostra conterranea Maria Assunta Oddi per la lirica “Ficus”. L’evento nato per far conoscere, capire e rispettare la cultura “Romanì”, considerata patrimonio dell’umanità, è stato patrocinato dall’Associazione Them Romano di Lanciano in collaborazione con la Regione Abruzzo, UCRI (Unione delle Comunità Romanès in Italia), l’ANPI di Lanciano e di Lecce, l’Associazione il Sorriso di Marinella di Pescara, l’Università della Città di Penne e da altre prestigiose associazioni lancianesi. La premiazione è stata preceduta alle ore 11:00, presso il Parco Delle Memorie, dall’inaugurazione del primo monumento al Samudaripen (Genocidio) dei Rom e dei Sint con la partecipazione del Coro Polifonico di Pescara diretto dal maestro Nicola Russo.

La poesia della scrittrice Maria Assunta Oddi tramite la condivisione di radici comuni nel superamento dei pregiudizi invita i lettori alla costruzione di una cittadinanza ispirata ai principi della solidarietà fraterna.

FICUS

La mia casa segreta all’ombra dell’albero del fico

è varco temporale sul deserto del mondo

gioia incommensurabile al respiro del vento.

Quanti fiori dell’albero sacro seccarono prima

Che conoscessi la loro inedita bellezza!

Quanti frutti dai rami pendenti non colti

Caddero sanguinanti nel fango inquieto

Tra ombre nere come la morte al di là della porta!

Finché per smisurato orgoglio attenderà 

La stagione della rinascita il suo svettare

Sopra gli usci aperti come scrigni di lacrime

Sarà verde splendore di teneri germogli.

Desideroso del miele suo strappato all’amaro dolore

Come ape succhierò dal guscio della buccia

L’estasi della carne presagio della terra a me promessa.

 In quel luogo che è detto Paradiso condurrò 

Gli affetti miei più cari e lascerò che le donne

Nascoste dalle aulenti fronde porgano il seno

Ai bimbi assettati come capretti di libertà e pace.

Al bianco latte della tua linfa, unirà il mio popolo

I tuoi con i suoi teneri virgulti sognando l’eterno.

Come la corteccia tua levigata dal tempo resiste il mio cuore 

Ai raggi cocenti del sole, all’aridità spinosa dei cactus,

ai tempestosi venti salini del mare aperto

Come onda in viaggio sui quattro punti cardinali.

Com’è vasta la saggezza di chi ti custodisce: 

Oh tabernacolo divino di ogni gioia!

Tra le mie mani cullerò il tuo seme prima di lasciarlo 

Cadere nella zolla fertile dell’Eden affinchè

Dalle tenaci sue radici nasca per tutti e per sempre 

Dolcezza prelibata di vita nuova.

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