Conseguenza della massiccia propaganda del regime, fu l’inviolabile culto della patria «in funzione della legittimazione del potere fascista». Nel quadro storico descritto da Emilio Gentile, questi sono gli elementi chiave del periodo sintetizzati come segue: «L’immagine della resurrezione, legata al culto della Grande Guerra, era comunque nella retorica patriottica, ma essa acquistò un particolare significato nella fascistizzazione del mito della guerra, diventando il mito di fondazione nell’universo simbolico fascista sia per quanto riguarda gli aspetti rituali del culto del littorio, sia per quanto riguarda gli aspetti epici, sviluppati nell’invenzione di una storia sacra per la religione fascista» (1). Di qui la forte portata ascetica del culto del littorio, che già da tempo era ampiamente diffuso in Italia e nella Marsica.
Ed è in questo senso che si devono anche intendere gli importanti avvenimenti messi in luce dalla stampa fascista, per annunciare all’opinione pubblica l’inaugurazione del monumento ai caduti di Avezzano e la lapide dedicata a Nazario Sauro. Alcuni giorni prima dell’evento, il corrispondente scrisse: «Domenica prossima 8 c.m., la nostra città scioglierà il suo voto d’amore e di riconoscenza verso i propri figli caduti per la Patria, con l’inaugurazione del Monumento eretto in Piazza Risorgimento. Alla solenne cerimonia interverranno alte personalità del Governo, del Partito e dell’Associazione combattenti. Saranno presenti il Ministro della Guerra generale Gazzera, l’on. Carlo Delcroix, oratore ufficiale della cerimonia, l’on. Iti Bacci, vice segretario del partito, il quale pronunzierà il discorso per l’inaugurazione di una lapide dell’eroe Nazario Sauro posta nell’atrio del Palazzo Comunale. Il principe Giovanni Torlonia, i generali della Milizia Gallani e Bevilacqua e tutte le autorità provinciali con a capo il Prefetto ed il Segretario Federale. Interverranno insieme ai Podestà, segretari politici e rappresentanti dei Sindacati di tutta la Marsica. Il Monumento ai Caduti è opera dello scultore Ermenegildo Luppi». L’opera, improntata volutamente sulla retorica patriottica, acquistò un particolare significato nell’esaltazione del mito della vittoria. Infatti, la scultura era stata concepita con: «severe e semplici linee architettoniche, che salgono per gradi fino alla figura dominante della Vittoria. Questa è effigiata in atto solenne mentre, raccolte le ali, solleva le armi del trionfo: lo scudo e la spada. Ai lati del monumento due gruppi si distaccavano a completare armonicamente l’insieme. In uno l’autore ha simboleggiato lo scempio della città desolata ed il suo supremo sacrificio eroico, effigiando una madre che dalle rovine fumanti del terremoto solleva il superstite, frutto delle sue viscere, per offrirlo, come ultimo olocausto, sull’ara della Patria. Nell’altro è esaltato il valore del nostro soldato: un combattente nel mentre che raccoglie un fratello caduto e gli fa da sostegno, intrepido si appresta a respingere l’offesa lottando contro la morte. Nella parte posteriore del Monumento vi è una cappelletta vigilata dalla pietà di una madre e di una sposa che alimentano del loro affetto una perenne lampada votiva».
Con l’aiuto di rilievi di carattere cronachistico, si può delineare lo svolgersi dell’importante programma giornaliero, che prevedeva per le ore nove un: «ammassamento di tutte le organizzazioni in Piazza della Stazione Ferroviaria»; alle dieci, sarebbero giunte le autorità da Roma e, mezz’ora dopo, il corteo avrebbe raggiunto Piazza Risorgimento per l’inaugurazione, dove Carlo Delcroix (invalido di guerra), doveva parlare alla folla. Alle ore dodici e un quarto, durante l’inaugurazione della lapide in memoria di Nazario Sauro, si prevedeva anche l’intervento del fiumano, onorevole Iti Bacci (vice segretario del partito fascista nazionale). Nel pomeriggio, dopo la gara di calcio giocata al campo sportivo, sarebbe stata assegnata la coppa «Dopolavoro di Avezzano». Nel corso della manifestazione, almeno cento pacchi di viveri sarebbero stati distribuiti alle famiglie bisognose degli ex combattenti. Per l’occasione, un opuscoletto a numero unico intitolato «Marsica», che recava notizie importanti sul fascismo e sul sindacalismo della regione, fu poi pubblicato, con articoli scritti da: Alberto Blasetti, Osvaldo Rinopaoli, Lamberto Del Rosso, Loreto Orlandi e Francesco Lanciani. Nel tardo pomeriggio, invece «nella vasta sala del Teatro Margherita, verrà proiettato il magnifico film della Trasvolata Atlantica, edito dall’Istituto Nazionale L.U.C.E.» (2). Queste furono le anticipazioni pubblicate dalla stampa fascista. Ancor più dettagliato, invece, fu l’articolo dell’8 febbraio 1931, quando: «Tutta la Marsica ha vissuto ad Avezzano una giornata di grande solennità e di vibrante entusiasmo per l’inaugurazione del monumento ai Caduti e lo scoprimento della lapide a Nazario Sauro che fu tra i primi a soccorrere i fratelli marsicani colpiti dalla sciagura nel 1915» (3). Tale fu, in sintesi, la cronaca de «Il Messaggero», che riportò i fatti del giorno: «La città presentava un aspetto insolito, il tricolore ovunque, ogni palazzo ogni finestra, sfoggio di bandiere, vessilli, gagliardetti, manifesti. Il Principe del Fucino Giovanni Torlonia che da circa quindici anni mancava dalla nostra città, ha avuto grandi manifestazioni di simpatia» (4).
Occorre ancora specificare che, già alla vigilia dell’importante celebrazione, erano giunti ad Avezzano l’onorevole Carlo Delcroix ospitato a Villa Corbi e «il Principe del Fucino Giovanni Torlonia che mancava da circa 15 anni dalla nostra città, entrambi fatti segno ad entusiastiche accoglienze da parte della cittadinanza che è andata ad accoglierli alla stazione. Don Giovanni Torlonia ha ricevuto le autorità cittadine nel suo magnifico palazzo ed ha consegnato, con nobile gesto, al Commissario prefettizio, la somma di L.10.000 da elargire ai poveri». Altre indicazioni propongono al lettore uno scenario più completo: la sera precedente (sabato, 7 febbraio), il vice segretario del partito fascista Iti Bacci e l’onorevole Ermanno Amicucci si erano invece fermati a Tagliacozzo, insieme al console Mario Candelori, accolti e ospitati dal podestà con simpatia.
Il giorno prestabilito, quindi, tutte le organizzazione civili e militari si riunirono nel piazzale della stazione di Avezzano: le truppe schierate della milizia, i fasci di combattimento, le associazioni patriottiche, i mutilati, gli ex combattenti, i sindacati, gli enti sportivi, una compagnia del 13° fanteria, rappresentanze dei comuni marsicani, i balilla, le piccole italiane, gli avanguardisti, l’associazione ferrovieri fascisti, il gruppo ufficiali in congedo, il sindacato degli agricoltori e dei commercianti dell’industria, monsignore Pio Marcello Bagnoli e l’intero Capitolo della cattedrale. Nonostante il tempo inclemente e la caduta della neve, gli ospiti furono applauditi e salutati con rito romano, accompagnato dal suono delle bande di Pescosolido e Capistrello che intonarono «l’Inno del Piave e Giovinezza».
L’imponente corteo imboccò il Corso Umberto I (oggi Corso della Libertà) per dirigersi verso Piazza Risorgimento, sfilando davanti alla tribuna delle autorità. Poi, la lunga comitiva, con in testa il generale Gazzera (ministro della Guerra), l’onorevole Bacci, il principe Torlonia, il prefetto Sacchetti, l’onorevole Amicucci, l’onorevole Colbertaldo, il segretario federale dell’Aquila (avvocato Marinucci), il generale di divisione Bollati, il generale Porzio, l’ispettore della divisione di Chieti, il generale Edoardo Corbi, il vescovo dei Marsi, il colonnello Balocco (Gabinetto del Ministro), il colonnello Salvi, il questore dell’Aquila, il conte Resta e il professore Ercole Nardelli, proseguì solennemente la sua marcia verso il centro della città, seguito da oltre ventimila persone, tenute faticosamente a bada dai carabinieri. Appena scoperto il monumento ai caduti e dopo la benedizione del presule, parlò il commissario del comune Pietro Gazzotti, porgendo agli illustri ospiti, il saluto della cittadinanza. Il suggestivo discorso di Delcroix, rivolto al «Popolo di Avezzano e della Marsica», suscitò commozione; infine, venne sparata una salva di fucileria per gli onori militari. Durante l’inaugurazione della lapide dedicata a Nazario Sauro (realizzata su disegno dell’architetto Gallo), parlò il presidente della sezione combattenti Umberto Iatosti, rievocando «con belle ed efficaci espressioni l’eroismo del grande martire istriano e il suo fraterno amore per la gente marsicana nell’ora del dolore». Anche la visita delle autorità al «R.Ginnasio» e «all’Emissario del Fucino» fu molto apprezzata, mentre alle sedici e trenta nella sede del fascio avezzanese il commissario Gazzotti offrì all’onorevole Bacci un album con le firme di tutti i fascisti del luogo: «i quali hanno voluto testimoniargli in forma semplice, ma eloquente tutta la loro simpatia e la loro fedeltà al Regime». La cerimonia si concluse con l’invio dei soliti telegrammi indirizzati al re, al duce e al segretario del partito fascista, onorevole Giurati nonché segretario federale dell’Aquila (5).
Per rendersi davvero conto dell’esaltazione collettiva di quel momento, basta vedere il prezioso documentario (muto, reso disponibile a tutti nel sito) che l’Istituto Nazionale Luce produsse per l’importante celebrazione (6).
NOTE
- E.Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Economica Laterza, Gius.Laterza & Figli, Prima edizione 2001, Bari-Roma, p. 68.
- Il Messaggero, Anno 53° – N.32 – Venerdì, 6 Febbraio 1931, Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise, p. 6. L’inaugurazione del Monumento ai Caduti ad Avezzano.
- Il Giornale d’Abruzzo e Molise, Anno IX – Roma, 15 Febbraio 1931, Avezzano inaugura alla presenza di S.E. il Ministro Gazzera degli onorevoli Bacci e Delcroix il monumento ai Caduti e la lapide a Nazario Sauro.
- Il Messaggero, Anno 53° – N.35 – Martedì, 10 febbraio 1931, Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise, p.9. Cronaca di Avezzano. La solenne cerimonia della inaugurazione del Monumento ai caduti e della Lapide a Nazario Sauro.
- Il Giornale d’Abruzzo e Molise, Il Messaggero, ibidem. Visti i suoi eroici trascorsi e le sue vistose menomazioni, Carlo Delcroix fu impegnato largamente dal regime fascista nell’attività oratoria e propagandistica.
- Archivio Luce, Giornale Luce, A072901, febbraio 1931, Ad Avezzano l’inaugurazione del Monumento ai caduti della Grande Guerra, muto, durata 1:40, Direzione Artistica Albertelli Guido.