Quest’anno si celebra l’ottavo centenario dall’impressione delle stimmate sul corpo di Francesco, ricevute sul monte della Verna, in Toscana, nel 1224. Descritto da Dante Alighieri un “crudo sasso” che s’innalza verso il cielo nella valle del Casentino, il luogo, secondo la leggenda, ha enormi fenditure e caverne prodotte dal terremoto che seguì alla morte di Gesù in croce sul Golgota. Il Poverello d’Assisi è nella storia della chiesa il primo cristiano ad essere segnato dalle ferite della passione del Signore nel suo corpo.
In questa poesia, l’evento personale e spirituale di Francesco, tramite metafore e allegorie, vuole esplorare più che il fatto delle stimmate in sé, il loro significato profondo che ancora oggi interroga i contemporanei sul valore insopprimibile della fratellanza con tutte le creature.
In perfetta letizia.
“E le gioie semplici sono le più belle”
Sussurravi ricco di umiltà ai tuoi fratelli.
Oh Francesco dal cuore fanciullo!
Del sole nascente della graziosa luna
Delle chiare e fresche acque cantavi
In gioiose rime il mistero gaudioso.
Con le mani trafitte dall’impronta del Cristo
Mirabile prodigio nella fiamma d’amore
Accarezzavi l’animo dell’uomo per sanarlo
Dal dolore dalla fame dalla guerra.
Nel tuo perdono il peccato fragile e infermo
Si faceva conforto nella bontà infinita del celeste Padre.
Nella speranza di redenzione le tue lacrime d’umida rugiada
Vestivano di luce ogni filo d’erba per farne sublime preghiera.
Le tue braccia imploranti in rapidissimo volo
Verso l’incontro con il Creatore del mondo
Ti fecero angelo disceso sul monte aspro e selvaggio
Ad abbracciare la nudità degli ultimi e degli oppressi.
Intorno a te si radunò l’alba del nuovo giorno:
Epifania di misericordia nella bellezza del sommo bene.
E lieti giunsero gli uccelli a far banchetto di bacche e frutti
E il ramingo lupo a chiedere accoglienza e ogni creatura vivente
Per lodare l’Altissimo solidali nell’umanità con tutti
In perfetta letizia.