Avezzano – È durata oltre 10 anni la disavventura di M.C., avezzanese, oggi trentenne, che venerdì è stato assolto, dal tribunale di Avezzano, dall’accusa di bancarotta fraudolenta.
I fatti risalgono a circa 10 anni fa, quando il giovane era titolare di una ditta edile con sede nel capoluogo marsicano. Dopo un periodo di grande difficoltà a causa della crisi economica, l’azienda, gravata da pesanti debiti, fallisce. La vicenda finisce davanti alla procura della Repubblica di Avezzano per il sospetto che il giovane imprenditore, per evitare di pagare i debiti, avesse nascosto i beni aziendali ai creditori. Per il giovane, appena maggiorenne al momento dell’assunzione del ruolo nell’Azienda, era iniziata la lunga odissea giudiziaria.
Il colpo di scena dopo anni: il padre dell’imputato, ascoltato su richiesta della difesa, rappresentata dall’avvocato Mario Del Pretaro, ha svelato che il giovane era solo un intestatario fittizio dell’azienda, che invece era gestita di fatto proprio dal genitore, che si è di fatto autoaccusato, scagionando il figlio. La testimonianza paterna ha permesso di chiarire l’estraneità del figlio circa le decisioni inerenti l’Azienda.
L’accusa, rappresentata dal pm Lara Seccacini, ritenendo non veritiere le dichiarazioni del padre dell’imputato, ha chiesto la condanna del giovane a due anni di carcere; il tribunale di Avezzano, in composizione collegiale, ha assolto il giovane poiché, come dimostrato dalla difesa, era inconsapevole di quanto stesse avvenendo.
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