“Subito un lockdown per tutta la provincia aquilana e il commissariamento della Asl”. È l’appello che il segretario provinciale Uil Fpl Antonio Ginnetti, il responsabile del dipartimento Sanità Uil Fpl Gianfranco Giorgi, il segretario della Fsi Salvatore Placidi, rivolgono alla politica e ai sindaci della provincia per affrontare l’ondata pandemica in corso che sta mettendo in ginocchio gli ospedali.
Anche la Uil Fpl ha preso parte ieri pomeriggio all’incontro dei sindaci della Marsica, proponendo la zona rossa.
“Un incontro che ha evidenziato un’unità di intenti da parte di tutti i sindaci nel rivendicare il diritto alla salute. Estendiamo la proposta anche ai primi cittadini di tutta la provincia aquilana perché solo così riusciremo a fronteggiare questa pandemia, a salvare le vite umane, a decongestionare gli ospedali e anche a far ripartire le attività no covid nelle strutture sanitarie – affermano – Bisogna creare una vera e propria diga sul territorio, sollecitando governo e Regione a mettere in campo misure importanti di ristoro per le attività commerciali e imprenditoriali che ne saranno colpite”.
Ginnetti, Giorgi e Placidi rimarcano i gravissimi problemi che attanagliano gli ospedali della provincia, a partire dai contagi tra il personale sanitario di vario profilo e dalla carenza strutturale di organico, passando per la mancanza di dispositivi di protezione individuale in alcuni reparti, per finire con la carenza di posti letto e i pronto soccorso affollati con lunghe file di ambulanze in attesa di ricoveri.
“Nella giornata di ieri erano circa 110 gli operatori sanitari contagiati nell’area area marsicana, circa 60 all’ospedale San Salvatore, e circa 20 a Sulmona e nella Valle Peligna. A questo si aggiunge il fatto che diversi operatori sanitari precari, soprattutto infermieri, stanno andando via perché le Asl limitrofe propongono contratti più duraturi. Qualche mese fa, ad esempio, c’è stato un concorso nella regione Lazio con contratti a tempo indeterminato per gli infermieri e in molti ora stanno andando a Roma”.
Ginnetti, Giorgi e Placidi sottolineano inoltre la totale mancanza di programmazione da parte della Asl che già da giugno avrebbe dovuto predisporre un piano per affrontare al meglio la seconda ondata pandemica. “Sapevamo tutti che questa seconda ondata sarebbe arrivata, ma la Asl non ha predisposto per tempo un piano di emergenza a tavolino con il risultato che ora si vive alla giornata e si trovano soluzioni estemporanee – precisano – Al virus è stata lasciata la possibilità di contagiare, ma anche di decidere quali strutture adibire a covid. Quando il virus infetta determinati reparti, infatti, allora quei reparti diventano reparti covid e questo è inaccettabile. Non è stata la Asl a decidere, pianificando quali ospedali e reparti rendere strutture covid, servendosi nell’eventualità anche delle strutture private”. Tra le carenze che stanno mettendo in crisi l’aspetto sanitario, la mancanza di percorsi dedicati, la lentezza nei risultati dei tamponi che arrivano anche con 10 giorni di ritardo anche per il personale sanitario e la difficoltò nel tracciamento dei contagi. “Quello che sta accadendo all’Aquila si cerca di farlo passare come una cosa comune alle altre regioni ma noi non ci stiamo – proseguono – Qui si poteva fare molto di più e non si è fatto per guardare al pareggio di bilancio e quindi al risparmio e questo è inaccettabile. Le vite umane valgono molto di più di un pareggio di bilancio”.
Per quanto riguarda la carenza di personale, inoltre Ginnetti, Giorgi e Placidi precisano che “poco si è fatto nemmeno su questo fronte. Neppure l’avviso pubblico per gli infermieri è infatti pronto. La graduatoria dovrebbe uscire tra una settimana ma per l’assunzione ci vorrà circa un mese. Il personale sanitario, invece, serve adesso”. Per la Ul Fpl e Fsi ora è “importante creare una zona rossa provinciale e commissariare la Asl. È necessario un atto di coraggio della Regione. Ci rivolgiamo all’assessore Verì per individuare un super commissario con poteri speciali che possa invertire la rotta, potenziare gli ospedali della provincia e metterli in sincronia tra loro e con il territorio e potenziare la medicina del territorio. Va potenziato inoltre il legame tra Usca, medici di famiglia e ospedale perché se il paziente covid viene curato a casa le possibilità di guarire sono molto alte. Curare le persone a casa permette di decongestionare gli ospedali e riattivare le attività no covid”.