Centrosinistra critica Marsilio: “l’Abruzzo precipita nel baratro di una pandemia che la Regione non sta gestendo”

Abruzzo – “Mentre il Presidente Marsilio fa interviste al Corriere della Sera, a Sky, a “Un giorno da pecora”, l’Abruzzo precipita nel baratro di una pandemia su cui la Regione fa propaganda perché non la sta gestendo”, durissimi i consiglieri regionali di centrosinistra dei gruppi Pd, Legnini Presidente, Abruzzo in Comune e Gruppo Misto sulla situazione e gli impegni presi con la delibera rete Covid.

Siamo passati da Marsilio e Verì che a fine ottobre dicevano che l’Abruzzo non era al collasso facendoci passare per allarmisti – dicono i consiglieri – a Marsilio e Verì che dopo pochi giorni annunciavano la saturazione degli ospedali e ufficializzava la zona arancione prima del Governo, invocando quella rossa il giorno successivo. Ma lui, cos’ha fatto perché l’Abruzzo restasse, invece, in una zona a basso rischio? Dalla V Commissione non sono state date risposte, scaricando su Aric e riconfermando che fra i parametri per la zona arancione c’era la questione terapie intensive. Eppure, il presidente elude i problemi, non prende nessuna decisione e non si assume nessuna responsabilità, tranne che per le variazioni delle poltrone, l’ultima riguarda Teramo, dove il direttore sanitario è stato revocato come è successo anche nelle altre Asl, per lasciare il posto all’ex sindaco della città Maurizio Brucchi. Ma, assorbito dalla propaganda, al punto da fare locandine delle sue comparsate televisive, in una delle apparizioni, alla conferenza convocata davanti all’ospedale covid di Pescara due giorni fa, non sa nemmeno quanti posti letto restano in terapia intensiva all’Abruzzo, la regione che governa e per cui, però, ora invoca la zona rossa”.

  • La rete territoriale covid (dgr 598 del 6 ottobre) a distanza di un mese è completamente inattuata con il risultato che non potenziando le cure domiciliari, il numero degli attuali positivi è ormai aumentato in modo incontrollato; senza una corretta presa in carico da parte del sistema sanitario, sono aumentate, in proporzione la necessità di ricovero. L’Abruzzo è finito letteralmente in balia della seconda ondata. Tre persone sono morte in attesa di un ricovero, quando Marsilio minimizzava la situazione, per contraddirsi il giorno dopo e invocare persino la zona rossa.
  • È saltata già da giorni la rete del tracciamento; saltata da settimane quella della prevenzione, con il caos dei punti di prelievo dei tamponi e la campagna dei vaccini antinfluenzali rinviata sine die; reparti al limite, tanto da pensare di coinvolgere anche i privati; nessuna iniziativa positiva per allargare la rete dei servizi territoriali, oberando medici e operatori sanitari senza sostenerli. La Regione Abruzzo è penultima nel numero dei tracciatori e sul fronte prevenzione le persone anche malate, fanno file interminabili per fare un tampone e poi attendono 7-8 giorni per avere l’esito.
  • Cosa ne è del piano sul potenziamento e la riorganizzazione della rete assistenza del territorio? Il governo ha assegnato all’Abruzzo 35 milioni per le assunzioni; 28.932.000 di euro a potenziamento della rete territoriale, che si aggiungono ai 29 milioni destinati agli ospedali, ma come e dove dono stati usati?
  • Le strutture sono al collasso. Hanno avuto 8 mesi per evitare di trovarsi in queste condizioni, hanno usato per fare tavoli su tavoli, dopo cui mettere nero su bianco una rete che anziché servire il territorio è rimasta sulla carta, salvo qualche eccezione. C’è l’ospedale Covid di Pescara, ok, ma è caos sul territorio, a partire dalla Marsica. Fatti drammatici di cronaca, inaccettabili ad Avezzano e Sulmona, la situazione dell’ospedale a L’Aquila e quella nella provincia aquilana con enormi focolai e ora la curva cresce anche in provincia di Chieti. Poi Chieti Atri, Lanciano, Vasto, Penne, Pescina, Tagliacozzo, Atessa, nessuna struttura è uscita indenne dall’organizzazione del governo regionale di centrodestra e i sindaci sono stati lasciati soli. Una pioggia di milioni, ma che ci hanno fatto?
  • I fondi per agire. L’Abruzzo ha ricevuto 4.138.180 euro di donazioni dalla campagna nazionale di Protezione civile che però non ha speso. Per la rete Covid, la delibera 334 è di agosto, ma a ben 8 mesi dall’inizio della pandemia, la programmazione regionale non esiste, tutto è lasciato alla buona volontà di qualcuno senza nessun indirizzo strategico; i 19 milioni destinati sono ancora sulla carta. Una lista imponente, ma in attesa: 39 sono gli interventi distribuiti nelle quattro Asl abruzzesi; 14 sono i progetti della Asl dell’Aquila (3.942.640 euro); 7 progetti per quella di Chieti (4.191.520 euro); 10 riguardanti la Asl di Pescara (3.937.240 euro); 8 per l’azienda sanitaria di Teramo (6.661.568,77 euro), stando ai dati di Marsilio.
  • Assistenza domiciliare integrata, sono più di 4 i milioni di euro destinati per a intensificare l’attività assistenziale sui pazienti che vengono dimessi dagli ospedali e quelli seguiti sul territorio, dice la Verì, ma da usare come? E cosa è previsto per il potenziamento dell’assistenza domiciliare per i Covid e i pazienti fragili e per l’attività ambulatoriale dei distretti per evitare rischi di contagio negli ospedali?
  • USCA. Il potenziamento delle cure primarie attraverso le Unità speciali di continuità assistenziale che prevede un incremento di 1.335.000 euro, cosa c’è di fatto?
  • UCAT. Si è parlato anche di potenziamento delle centrali operative e un investimento di 1.125.000, per quanto riguarda invece le apparecchiature e i kit, 372.000, è operativo?
  • Personale e assunzioni. Sul potenziamento delle figure professionali sanitarie: per assistenti sociali è stato annunciato un investimento di 312.000, mentre per l’assunzione di circa 200 fra infermieri di famiglia e di comunità, l’investimento è di 7.284.000. Quando entreranno in servizio? Sempre sul personale si è parlato di incentivi per 219.000 euro, ma di questi giorni ci sono tristemente note solo le richieste di soldi indietro, succede alla Asl di Pescara per indennità percepite da chi ha retto la prima linea e finite persino in contenzioso. Eppure la presa in carico dei pazienti Covid sul territorio ha bisogno di medici e infermieri preparati ad affrontare questa patologia con protocolli terapeutici chiari e condivisi con l’ospedale di riferimento e una centrale operativa in grado di pianificare interventi e trasferimenti in setting assistenziali più complessi.
  • Piattaforma informatica. C’erano fondi pari a 1.500.000 euro per il sistema informativo covid, che prevede una piattaforma informatica che avrebbe dovuto potenziare il tracciamento ma che in verità è saltata e di cui, a parte i bollettini giornalieri su dati e tamponi, non abbiamo visto l’utilità, mentre ci sono noti i calvari che chi interloquisce con le Asl deve vivere, se è in attesa di sapere se è contagiato o no.
  • Telemedicina per il monitoraggio dei pazienti, si è detto che l’Abruzzo sarebbe fra le prime regioni d’Italia ad usufruirne, non ne conosciamo però la portata, né gli effetti.
  • Controlli di comunità. Le norme nazionali prevedevano anche maggiori controlli sulle RSA (vedasi d.l. 34/2020 art.1 comma1) e così quelle regionali (OPGR n. 45), ma nonostante monitorare sia un obbligo, non vi sono stati controlli da parte di Regione e Asl se non tardivamente e a focolaio emerso. Bisogna paradossalmente ringraziare l’attività dei NAS se si è avuta la possibilità di evitare il peggio
  • Non c’è un piano operativo, né programmazione della assistenza ma si accusa il governo di fare tardi e non si ricorre alla norma concessa dal Governo pet fare rapidamente opere e poi chiederne il rimborso da parte del Commissario Arcuri come prevede l’art 2 del decreto legge 19/5/20120 n 34.
  • Non si è pensato alla regolamentazione di una rete laboratori privati almeno per i test diagnostici antigenici.

Scenda in campo Marsilio, che è ora – concludono i consiglieri – ma lavori per far tornare l’Abruzzo in area a basso rischio. Su questo obiettivo troverà molti disponibili a darsi da fare”.

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