Celano. E’ andato in scena al Cinema Teatro Italia di Castel Di Sangro, l’ennesima creatura teatrale partorita dal genio artistico del regista celanese Donato Angelosante Junior: “Conscientious”.
Uno spettacolo che va dritto al cuore senza passaggi intermedi. Questa volta il referente speciale della tessitura drammaturgica è rappresentato dai giovani e dalle loro problematiche, in un crescendo di dinamiche che lasciano col fiato sospeso fino all’ultima battuta. Pubblico delle scuole in visibilio che ha omaggiato con applausi fragorosi i giovani e giovanissimi attori della celanese Associazione Culturale Junior: Brunella Leombruni, Chiara D’Alessandro, Chiara Ranalletta, Domitilla Alfonsi, Domenico Piperni, Doralisa Ranalletta, Elia Contestabile, Enrico Paris, Erica Finucci, Ernani D’Alessandro, Fabrizio Ciccarelli, Giorgia Colantoni, Nunzia Biocca, Serena Troiani, Vedat Hasallari.
Tutti chiamati sul palco ad interpretare attraverso le proprie performance il loro mondo, questa volta senza l’ausilio della lente di ingrandimento ma fotografando in maniera puntuale le microfratture di un tempo moderno forse troppo aggrovigliato anche per i più scaltri studiosi.
Il regista e drammaturgo Donato Angelosante sul palco ha raccontato di come Conscientious sia venuto alla luce: quattro anni di gestazione per ottenere un risultato che è andato ben oltre le più rosee aspettative. Sibille moderne o se preferite furie selvagge che urlano i mali di una generazione forse incapace di gestire il cortocircuito che l’attualità spesso innesca senza libretto di istruzioni, almeno per quanto riguarda gli effetti collaterali. Prodotti moderni spacciati come guaritori miracolosi, il più delle volte strumenti per addomesticare e rendere innocui ovvero dipendenti. Dipendenti dalla nostra necessità di essere onnivori di tutto ciò che viene reclamizzato come necessario, salvo poi scoprire che si vive meglio se non si ha la connessione continua a schermi all’apparenza interattivi.
Stiamo anche noi diventando dei robot umani incapaci di gestire il proprio spazio senza il collegamento a questo e quello? Ma dopotutto il segreto dei virus risiede proprio nella capacità prima di abbindolare e poi di infettare. E così facendo si scopre che gli adulti, ancor peggio i giovani, sono del tutto vulnerabili contro certi attacchi. Come quando un fisico oramai debilitato nel prendere decisioni si lascia conquistare dai mali che non hanno età: droga, alcol e fumo. Quanti altri morti saranno necessari prima di far capire ai giovani di ogni epoca che non c’era bisogno alcuno di accendere la prima sigaretta, di assaporare la prima pasticca, di iniettarsi i primi veleni nelle proprie vene, di dare la spinta a quel povero ragazzo con nessuna colpa se non quella di non far parte del branco.
Bullsimo e cyber bullismo, maschere orripilanti di un mondo che un bambino non avrebbe certo disegnato così. Ma da dove nasce tutta questa apparente necessità di scoprire nuove strade guidate dall’eccesso? Dalla noia? Dalla promessa di conquistare realtà parallele? O forse semplicemente dalla connaturata esigenza che è insita nella psiche umana di non saziarsi mai, fin da giovanissimi purtroppo. Il piacere del cibo è traslato alla finta esigenza intellettuale di non accontentarsi mai.
Lo recitano anche gli spot pubblicitari, senza altro scopo se non quello di farci buttare il vecchio per acquistare il nuovo, che poi in fondo in fondo è veramente così diverso dell’obsoleto e senesceto sostituto? Ogni generazione presenta il conto del proprio vivere. Quando si è bambini ci si sente spesso ripetere dai grandi che ai tempi loro si viveva meglio. Una volta adulti saranno loro a ripetere ai propri figli che è meglio non togliersi la maglietta di lana quando fa ancora freddo, ma oramai non c’è più neanche questa necessità visto che siamo passati direttamente ai pantaloni che lasciano scoperto ciò per cui sono stati chiamati a coprire ieri e ai fantasmini indossati anche d’inverno con piedi ghiacciati ma almeno alla moda. Siamo e paghiamo lo scotto di una generazione dell’apparire. Fino a quando durerà?
Queste le domande a cui lo spettacolo Conscientious non si arroga il diritto di rispondere, ma i quesiti che solleva meritano almeno di essere presi in considerazione, metabolizzati, sviscerati e magari restituiti se non altro con la consapevolezza di volerli combattere.
Un plauso alla Dirigente Scolastica dell’IC “Alda Merini” Prof.ssa Angela Serafini, promotrice dell’evento. Nonostante le mille difficoltà che l’organizzazione di un evento di tale portata comporta, è riuscita nell’intento di di avvicinare gli studenti ai temi della legalità giovanile attraverso il medium teatrale, usando in più di un occasione il termine “adozione” per uno spettacolo a cui ha creduto fin dall’inizio. Visibilmente commossa, sul palco ha ringraziato il regista Angelosante per gli sforzi messi in campo e per l’alta artisticità del prodotto offerto, ricordando come troppo spesso ci si dimentica del termine “Coscienzioso”, quasi del tutto sparito dal vocabolario corrente.
Preziosi gli interventi del Capitano dei Carabinieri Domenico Fiorini e il Maresciallo Amedeo Arlotta. Tra il pubblico erano presenti anche gli studenti dell’Istituto Omnicomprensivo e Istituto Alberghiero “Di Rocco- E. De Panfilis” di Roccaraso e dell’Istituto Comprensivo “B. Croce” di Pescasseroli. Gli applausi ininterrotti e l’ovazione finale hanno decretato il successo di uno spettacolo dagli ingranaggi ben oliati, ma soprattutto nato per emozionare e far riflettere.