Auto in fiamme dell’ex sindaco, secondo il perito non ci fu dolo

Secondo il perito nominato dalla procura di Avezzano non ci sono elementi che testimonino il dolo. A febbraio a Tagliacozzo ci furono cortei di solidarietà e per settimane ci fu la psicosi dell'attentato tanto che il procuratore capo incitò i giornalisti "ad abbassare" i toni

Tagliacozzo. A febbraio si parlo di attentato, con tanto di sfilate e cortei di solidarietà da parte di altri primi cittadini arrivati con la fascia al petto per esprimere solidarietà. I negozi per mezza giornata abbassarono le saracinesche in segno di rispetto e condivisione.

Ci furono anche comunicati stampa prodotti dalla stessa amministrazione comunale con foto e video dell’evento. Per giorni l’intera cittadina di Tagliacozzo fu tormentata dal dubbio che qualcuno voleva del male all’ormai ex sindaco Maurizio Di Marco Testa, di cui già da qualche settimana si sapeva che era finito sotto inchiesta, insieme ad altri rappresentanti dell’amministrazione comunale, da lì a un mese, poi, arrestati. E rimessi subito in liberà dal tribunale del Riesame.

Secondo Cristiano Ruggeri, però, tecnico specializzato incaricato dalla procura di procedere con delle indagini mirate dirette ad accertare se quella fredda notte di febbraio qualcuno possa aver attentato alla serenità di Tagliacozzo e del suo primo cittadino, non sono stati trovati elementi che possano in qualche modo ricondurre al dolo.

La vicenda all’epoca ebbe una tale risonanza mediatica che il procuratore capo Andrea Padalino una mattina invitò in procura alcune testate giornalistiche che avevano anche parlato del fatto che era stato trovato l’innesco del rogo. Circostanza poi chiarita con il fatto che era stato trovato il punto da dove si erano sprigionate le fiamme e quindi si era parlato erroneamente di innesco. Padalino chiarì che non si era trattato quasi certamente di attentato, anche se la procura non era in condizione di escluderlo da subito perché erano necessari i dovuti accertamenti.

Ma soprattutto il procuratore capo “richiamò” l’attenzione sul lavoro degli investigatori, che nulla avrebbero lasciato al caso e che avrebbero fatto del tutto per mettere in chiaro quanto accadde. Padalino in sostanza chiese alla stampa di non procurare allarmi ingiustificati, come invece qualcuno, a quanto pare, fece.

I rilievi fatti da vigili del fuoco e carabinieri della compagnia di Tagliacozzo così finirono ai reparti speciali di Roma. Ora arriva la perizia. E per la perizia il dolo non ci fu.

E così, Roberto Savelli, pm della procura della repubblica di Avezzano, lo stesso che chiese dopo poco un mese l’arresto dell’ex sindaco, ha firmato la richiesta dell’archiviazione del fascicolo.

 

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