Fino al XVIII fu «villa» di Collelongo, appunto nella Vallelonga. La Rocca originaria (chiamata «Rocca di Cerro») costituiva quasi esclusivamente un riparo contro gli assalti dei nemici o dei briganti, ed era sottoposta al conte Ruggiero d’Albe.
Nel 1279 tutto il territorio veniva ceduto da Carlo d’Angió a un tal Giovanni Matteo; ma nel XIV secolo Rocca di Cerro era divenuta possesso della famiglia De Ruggiero, alla quale rimase fino alla metá del secolo successivo, allorquando agli Angioini subentrarono gli Aragonesi sul trono di Napoli.
Nel 1445 era ancora immutata la denominazione di Rocca di Cerro nell’elenco che, dei feudi, aveva fatto compilare il re Alfonso per motivi fiscali; e «Collis Longus cum Rocca di Arce» spettava a Luigi di Celano, subfeudatario di Leonello Acclozamora. Soltanto con l’assegnazione del feudo ad Antonio Piccolomini (nel 1463) subentró la nuova denominazione di «Villa Collelongo», con cui sorgeva la moderna «univer-sitas». Da quel momento in poi, almeno fino alla metá del Settecento, la storia di questa «universitas» viene quasi a identificarsi con quella della vicina Collelongo, di cui Villa è appunto una dipendenza.
Nel 1582 tutto il territorio fu venduto dai Piccolomini a Girolamo Carlucci di Magliano, morto il quale la vedova lo trasmetteva in dote al secondo marito, Clemente Sannesi.
Nel 1724, poi, passó in ereditá a Francesco Sacrati, figlio di Olimpia Sannesi, il quale — qualche anno dopo — lo rivendeva a Fabrizio Pignatelli. L’ultimo erede di questa famiglia, Cesare Pignatelli, conservó la proprietá fino al 1806, anno di abolizione dei feudi. Nel frattempo, peró, Villa Collelongo aveva visto trasformarsi ancora una volta il proprio nome, probabilmente tra il 1747 e il 1749, quando appare per la prima volta in documenti d’archivio la denominazione attuale di Villavallelonga. Con l’unità d’Italia, proprio i boschi della Vallelonga divennero rifugio delle numerose bande di briganti che imperversavano nella Val Roveto e nella Marsica.
Il prosciugamento del Fucino ebbe, come effetto immediato, il deprezzamento di quasi tutti i terreni della Vallelonga, tanto che gli abitanti di Villa hanno visto, per decenni, solo nell’emigrazione una valvola di sicurezza per la sopravvivenza del paese.
CENNI ARTISTICI
Tipica la disposizione dell’abitato, a impianto longitudinale di crinale. Di un certo interesse la chiesa madre dei SS.Leucio e Nicola. Nelle vicinanze, una chiesolina campestre della Madonna della Lanna e la zona archeologica di Fonte Astuni, ancora quasi tutta da esplorare.