RICERCATORI E STORICI SULLA MARSICA (Pietro Antonio Corsignani)

Pietro Antonio Corsignani visse tra il declinare del ‘600 e la prima meta del ‘700, in quella che ieri si diceva unicamente eta dell’Arcadia e che oggi si dice piu comunemente eta del Vico.
Questa mutata definizione non nasce, ovviamente, da pure e semplici ragioni polemiche contro gli sdolcinati rimatori di pastorellerie, bensi da una piu esatta comprensione dello spirito del tempo, il quale risulta largamente dominato dall’esigenza di un risveglio culturale che investe in varia misura le scienze naturali, storiche, filosofiche, economiche, politiche e che getta percio le basi piu profonde di quella che poi sara la rivolta illuministica.

Arte e cultura sembra che procedano, in quegli anni, per vie divergenti: l’una, sotto la spinta impressale dal barocco morente, continua a perseguire la fuga dal reale, tendendo inutilmente al raggiungimento di una classicistica compostezza; l’altra, all’opposto, mira ad una coscienza critica del reale attraverso la ricostruzione del passato e la meditazione del presente.
Ne consegue che, per fare solo un esempio, le ariette e le operette melodrammatiche del Metastasio, belle o brutte che siano, rappresentano soltanto un certo risvolto di una realta assai complessa di interessi che ha lasciato frutti assai cospicui nel campo della piu varia erudizione: gli studi del Vico, del Muratori, del Giannone, del Gravina, del Conti, del Crescimbeni, del

Quadrio e di molti altri minori, tra cui il Corsignani, nonostante spesso la ingenuita delle metodologie e la disparita dei risultati, riescono a farci cogliere in qualche modo le linee direttrici del cammino della civilti storicoletteraria fino a tutto il primo ‘700. Ebbe ragione dunque il Croce, in un certo senso, ad ampliare il concetto e i limiti dell’Arcadia fino a vedervi non piu soltanto un fenomeno di pseudo poesia, ma un positivo ufficio storico-culturale atto a preparare addirittura il risorgimento d’Italia. La riprova si potrebbe trovare nel fatto che molte “colonie” arcadiche ascrissero tra i nuovi seguaci, oltre agli immancabili verseggiatori, anche le menti piu elette del tempo, tra cui va annoverato finanche il Parini.

P. A. Corsignani nacque da nobile famiglia a Celano nel l686. Trasferitosi a Roma e conseguita la laurea in legge nel l707, l’anno seguente richiamo su di se l’attenzione degli studiosi dando alla luce una raccolta di Avvertimenti civili-politici e morali, dedicati al principe cardinale Carlo Colonna, ma scritti per chi desiderasse dedicarsi all’arte del governare.
Nel 1711 lo troviamo a Napoli, dove poté frequentare lo studio di Giuseppe Valletta, il noto autore di quella Istoria filosofica che suscitera tanto scalpore per la sua accesa polemica antigesuitica. Rientrato a Roma, vi pubblico una delle sue opere maggiori dal titolo: De viris illustribus Marsorum (1712).

Sull’onda del successo ottenuto, non gli fu difficile aprirsi una rapida carriera ecclesiastica: dedicatosi allo studio della Segnatura della Giustizia con mons. Vannicelli, si mise subito in luce come assistente del cardinale Fulvio Astalli e poi, via via, come auditore nelle sacre visite, esaminatore sinodale, protonotario apostolico, vicario generale e visitatore della Diocesi.
Nel 1718 pubblicava un’altra opera in latino: De Aniene ac viae Valeriae pontibus, dedicata ad Alessandro Albano, nipote del papa Clemente XI; nel 1722, una Epistola istorica sopra varie marsicane notizie, firmata col nome arcadico di Placinio dell’Accademia degli Incolti di Montalto Calabro.

Nel 1724 divenne auditore con segreto del Santo Ufficio del cardinale Giuseppe Sacripante, nel l726 divenne preposto e finalmente il l3 marzo l727, su nomina del papa Benedetto XIII, fu consacrato vescovo di Venosa dal cardinale Vincenzo Petra. Nello stesso anno apparve la Vita di Petronilla Paolini Massimi – Marsicana – detta Fidalma Partenide, inclusa in Le vite degli Arcadi illustri a cura di G. M. Crescimbeni; nel l728, la Synodus Marsicana, cronaca di un sinodo diocesano da lui celebrato nella cattedrale di Santa Maria delle Grazie di Pescina, e una Notizia e saggio di alcune sacre cose e dei divini offici e dei venerabili templi, che si trova in Synodus Venosina (parte terza, appendice).

Nel l738, da Clemente XII fu nominato vescovo di Valva e Sulmona; nello stesso anno fu pubblicata la sua opera maggiore, Reggia Marsicana, in due grossi tomi, e con un lungo sottotitolo che dice testualmente: “Memorie topografico-storiche di varie Colonie e Citta antiche e moderne della provincia dei Marsi e di Valeria: compresa nel vetusto Lazio e negli Abruzzi, con la descrizione delle loro Chiese e Immagini miracolose; e delle Vite de’ Santi, cogli Uomini Illustri, e la Serie de’ Vescovi Marsicani”.

Negli ultimi anni della sua vita il Corsignani attese alla composizione di altre opere, tra cui emerge quella dedicata ai protettori di Celano e che reca il titolo: Hacta Sanctorum Martirum Simplicii Constantii et Victoriani / Quorum Reliquiae Celoni apud Marsos Antiqua veneratione coluntur vindicata. L’opera, apparsa nel l750 con dedica al papa Benedetto XIV, comprende anche delle appendici riguardanti l’ordo divinorum officiorum ecclesiae Marsorum et aliquorum Sanctorum memoriae.

Appena un anno dopo questa testimonianza di personale devozione verso i santi patroni del suo paese natio, Pietro Antonio Corsignani moriva. Le sue spoglie furono sepolte nella Chiesa di San Giovanni di Celano.

L’iscrizione, pur essendo stata dettata da fraterno affetto, riesce a darci un ritratto fedele della personalità del Corsignani: uomo affabile e d’integri costumi, illustre studioso della storia sacra e civile del suo popolo, tale da essere annoverato tra gli intelletti piu dotti e piu famosi d’Italia.
E’ facile comprendere percio come, in conseguenza delle sue doti personali e dei suoi requisiti culturali, egli si meritasse l’entusiasta accoglienza in rinomate Accademie (come quella delI’Arcadia romana, cui fu iscritto col nome di Eningio Burense) e l’amicizia di un Crescimbeni, di un Muratori, di un Antinori, di un Apostolo Zeno e di tanti altri scrittori del tempo. Ma di tanta fama, ci si può chiedere, che cosa resta oggi?

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