Il nome oorse derivante da Opsci, grecamente Opici, da un op-(conca) (G. Alessio-M. De Giovanni). La storia medievale e moderna di Opi si intreccia con quella della vicina Pescasseroli. Appartenenti entrambe all’Abruzzo Citeriore (insieme con Ortona dei marsi e Carrito), a differenza di tutte le altre localitá della Marsica; entrambe coinvolte nelle vicende delle famiglie dei Sangro, dei D’Aquino, dei d’Avalos; l’una e l’altra, centri preminenti di una zona (quella delle sorgenti del Sangro) quasi esclusivamente legata all’economia boschiva e pastorale, solo in rare occasioni vedono diversificarsi i loro destini.
Finito il dominio dei D’Avalos, Opi passa sotto il controllo di altre potenti famiglie, come gli Sparmo, i Cimini, i Cappelli, i Nardillo, gli Orazi, i Notarmuzio (Cfr. Relazione storica su Opi, dattiloscr. a cura della Coop. «S. Leonardo», Avezzano 1981).
Nel 1737 il feudo di Opi viene ereditato dalla baronessa Margherita Paolone e negli ultimi decenni del secolo dalla baronessa Maria Maddalena Parente, signora di Scanno. Nel 1813, con la nuova legislazione murattiana, Opi si trova unita a Pescasseroli, da cui si staccherá solo in epoca successiva. Negli ultimi decenni dell’Ottocento e nei primi del Novecento, la costruzione della rotabile Barrea-Opi-Pescasseroli-Gioia risolve, in parte, il secolare isolamento della zona.
CENNI ARTISTICI
L’ultimo terremoto, quello del 7 maggio 1984, ha gravemente danneggiato le abitazioni di Opi, che peró conservano immutato il fascino della posizione e la fisionomia tipica delle comunitá pastorali d’altura. Tra i monumenti religiosi: la chiesa di S.Giovanni (giá cappella di un seicentesco palazzo baronale) e la parrocchiale di S.Maria Assunta, dall’aspetto prevalentemente barocco, ma risalente (per qualche segno ancora visibile) ad epoca romanica. Nelle vicinanze di Opi, in contrada Casali, si scorgono le tracce di un luogo sacro (attribuito, spesso, alla dea Ope).