Lo spazio urbano

(Testi tratti dal libro Nicchie votive)
(Testi a cura di Patrizio Colucci)

Data la diversità di dimensione, riscontrata attraverso il rilevamento a tappeto delle nicchie votive di Civitella Roveto, e stata operata una distinzione in nicchie e tempietti: le nicchie sono costruite a meta altezza, sporgenti o incassate nel muro, il più delle volte protette da vetrate; i tempietti, invece, partono da terra con o senza gradini di accesso e hanno la forma di vere e proprie cappelle chiuse da un cancello o da una vetrata per preservare l’immagine, che ivi e collocata, dall’azione degli agenti atmosferici e da altri eventuali danni. Dentro la nicchia votiva e situata un’immagine sacra, per lo più una statua.

Ancora possono trovarsi nella nicchia altri elementi, quali altre immagini sacre e santini o fotografie di defunti, la cui anima viene posta sotto la protezione di quel Santo o Madonna, e fotografie di fedeli che hanno ricevuto una “grazia”. La struttura architettonica e spesso rispondente al tipo di fabbricato su cui sono poste. La nicchia interna, dove e situata l’effige, e illuminata la lumini e da lampade votive che diffondono un diverso tipo di luce. Le luci blu poste intorno al quadro hanno la funzione di luci perpetue, perché il blu e l’azzurro simboleggiano il cielo, luogo di eterna beatitudine; le bianche possono avere la stessa funzione, in quanto il bianco simboleggia la purezza, oppure possono essere accese in circostanze specifiche: cioè connesse al culto di quel santo, o Madonna o alla richiesta di grazia da parte dei fedeli. Davanti all’immagine sono poste delle piante o vasi di fiori, per lo più freschi.

La nicchia sacra, infatti, non può considerarsi solo un momento avulso dal contesto del palazzo o dell’edificio su cui e stata eretta quale documento storico, sia pure di una storia minore, ma ancor più degna di attenzione, in quanto in grado di documentarci sulle richieste e sulle aspettative dei ceti più poveri, che suscitarono reazioni individuali e coscienti a manifestazioni di pietismo e devozione privata. Strade e stradine di Civitella Roveto e frazioni rurali mostrano i segni della religiosità dei nostri antenati attraverso le nicchie votive. Con esse si riscopre la pietà, il bisogno del sacro di un popolo, di una fede senza limiti, di una devozione pura ed incontrollabile. Pertanto si può ben dire che la nicchia sacra civitellese e un precedente del monumento civile, in quanto nasce dall’esigenza di commemorare un avvenimento privilegiando la sacralità di una immagine a quanto era maggiormente in voga in quel tempo, in quel momento. Rispetto a questo, pero, presenta anche delle caratteristiche proprie.

E’ di solito espressione di volontà popolare e locale nata da impulsi devozionali e rivolti all’università dei fedeli, socializzando uno spazio urbano, e del bisogno di segnalare un evento, quindi manifesta reazione emozionale ed emotiva, sicuramente edificante segno di religiosità popolare. Pertanto esiste il problema della tutela e della valorizzazione delle nicchie, il quale non può essere un tentativo di riproporre un modo di usare il paese, che e ormai definitivamente tramontato, ma un modo di tramandare i valori come documenti del passato e nel conservare le forme edificanti di un passato diverso di fede religiosa.

I santuari di campagna del territorio civitellese menzionati dalla storia locale sono la Cona Orlando e la Cona Paniccia (1), si può aggiungere la Madonna del Monumento (2), posta all’ingresso del paese, e collocata nel tabernacolo del monumento ai caduti. Quindi tre sono i santuari Mariani che guardano Civitella Roveto dalla campagna, come asse antico di un tratturo che univa i paesi del fondovalle del Liri, e soprattutto luogo di culto, di pellegrinaggi, nonché correlato alle funzioni degli insediamenti rurali e delle attività agricole. Sicuramente quei tempietti sono stati voluti dai contadini civitellesi per le loro condizioni connesse ai bisogni della vita quotidiana (il lavoro, le malattie, la famiglia).

Le condizioni precarie del mondo contadino restano il terreno per misurare la portata del movimento devozionale, dove i disagi costituiscono la certezza della vita terrena; in antitesi si chiede un riscatto, un segno che faccia emergere dalle condizioni di bisogno ereditate e tramandate dalla comunità contadina. E in questa cultura che va osservato il lungo “percorso devozionale” compiuto dal fedele, fino alla collocazione fisica della nicchia votiva o tempietto rurale, rendendo lo spazio realistico in spazio protetto. Diffusi sono anche i Crocifissi considerati miracolosi, o posti a ricordo di un evento missionario (commemorazione di una Missione predicata al popolo da alcune Congregazioni religiose: Passionisti, Redentoristi, Sacerdoti della Missione, Sacerdoti Secolari con suore e laici).

La funzione della nicchia va collegata con il culto dei Santi, che si andò sempre più incrementando soprattutto nell’Italia meridionale; tuttavia si può anche dire che forse nel nostro discorso interviene un altro elemento, la risoluzione adottata in quell’epoca a un problema di carattere pubblico: l’illuminazione del paese in particolari incroci di strade. L’ubicazione che hanno alcune nicchie situate in posizioni che le rendono visibili da “più” strade che ora può apparire dovuta a una funzione di protezione simbolica ed avere un effetto scenografico, allora rispondeva a profonde esigenze di carattere pubblico; quindi la nicchia fu istituzionalizzata, sia da parte delle autorità civili che da quelle religiose. Anche la cura della nicchia fu affidata ai proprietari dell’immobile, o a persone di vita religiosa esemplare. Nella Rua degli Arquati ora conosciuta come via Luigi di Savoia, e in altre vie adiacenti le nicchie sono 18; esse si presentano in buono stato di conservazione, nonostante per alcune il periodo di costruzione sia piuttosto remoto.

Nel lavoro di rilevazione delle nicchie sono state prese in considerazione solo quelle esterne alle abitazioni o case rurali, ad eccezione di tre interne, in quanto queste ultime sono espressione di un culto limitato nell’ambito di un palazzo o abitazione e non si rivelano pertanto significative in uno studio che vuole individuare la dimensione più estesa del fenomeno in questione.
Le date di costruzione delle nicchie e delle cappelle prese in esame possono essere collegate con periodi storici ben definibili; infatti la meta risale a tre avvenimenti che hanno avuto grande rilevanza sociale: colera e carestia sul finire dell’autunno 1867 (infatti Civitella e tutta la Valle Roveto conto molte vittime), la Prima Guerra Mondiale (1915-18) e la Seconda (1940-45). Altre, di più recente ubicazione, sono state collocate quasi esclusivamente per ex voto.


NOTE

(1) Icona o cona, e un’immagine sacra.

(2) Località tuttora chiamata la Cona o più anticamente la Madonna della Guardiola.

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