L’umidità in un edificio ha una triplice origine: l’acqua meteorica sul tetto e sulle pareti perimetrali, l’acqua che risale dal sottosuolo per ascensione capillare, l’acqua che proviene dalla condensazione dell’aria. Tralasciando la prima, in quanto la più semplice da eliminare nel presupposto che sia sufficiente mantenere in ordine il tetto e le grondaie, per lo Chalet Torlonia siamo interessati alle restanti, in particolare agli accorgimenti tecnici adottati dal costruttore per difendere il manufatto.
Esso, come detto, è stato progettato e realizzato in modo da non essere a diretto contatto con il suolo; poggia, infatti, su otto plinti in ghisa, ciascuno per ogni pilastro ai vertici dell’ottagono formato dal corpo centrale.
Tale distacco dal suolo è una valida soluzione per opporsi alla risalita capillare dell’umidità ascendente dal sottosuolo, sia essa acqua dispersa che freatica.
Mentre la prima è accidentale e saltuaria, generalmente di origine meteorica, la seconda è una marea sotterranea non prosciugabile; in ogni caso i plinti costituiscono una strozzatura al passaggio dell’umidità ascendente che si riduce, il passaggio, dall’intero perimetro d’appoggio dell’edificio alle sole sezioni dei plinti stessi.
E’ la scelta del legno come materiale da costruzione per lo Chalet che ha suscitato nel costruttore l’adozione di una soluzione radicale contro l’umidità: il legno, infatti, in quanto materiale organico è molto suscettibile di attacchi da parte delle muffe dovute all’umidità. Oggi questa soluzione del distacco dal suolo tramite plinti in ghisa è parzialmente inficiata dal contatto con il basamento in sassi e malta cementizia che rialza il pavimento esterno del porticato fino al livello di quello ligneo interno al corpo centrale e dalla presenza di numerosi alberi sempreverdi nelle immediate vicinanze i quali, coprendo il sole fino alla soglia del manufatto, mantengono l’umidità nel terreno circostante.
Non è possibile sapere se tale basamento sia stato realizzato fin da quando lo Chalet venne montato definitivamente nel parco Torlonia di Avezzano oppure successivamente; probabilmente esso non era previsto in origine a causa dell’utilizzo nomade per il quale, inizialmente, era stato concepito il manufatto.
Tale situazione è causa d’inefficacia perché il contatto del cemento del basamento con la faccia esterna della catena lignea poligonale chiusa posta alla base degli otto pilastri apre una via al passaggio dell’umidità; infatti, si sono riscontrate, proprio in queste posizioni, alcune lievi tracce di carie “ a cubetti”.
L’esiguità del degradamento riscontrato, però, non deve assolutamente far minimizzare il pericolo di carie. Se questo oggi è di entità trascurabile, ciò si deve alla bassa umidità del sottosuolo ottenuta attraverso il buon drenaggio dei numerosi canali, tutti completamente in pietrame messo in opera a secco, presenti in vari punti del parco Torlonia e quindi, presumibilmente, anche sotto il sito dove attualmente è collocato lo Chalet.
Della loro presenza si ha la certezza perché ritrovati numerose volte in occasione di scavi, per lavori effettuati dall’Ente proprietario, in ogni angolo del parco.Knapen, negando ogni importanza all’umidità alimentata da acqua capillare ascendente dal sottosuolo e sostenendo, invece, l’ardita tesi che l’umidità dei piani terra degli edifici sia dovuta alla sola condensazione del vapore d’acqua contenuto nell’aria, calda e satura, che sfugge dal sottosuolo ad ogni depressione barometrica, annulla ogni validità della soluzione tecnica su plinti metallici adottata dal costruttore. Le deduzioni di Knapen, ritenute da vari autori molto audaci, vengono qui riferite soltanto come contributo per la valutazione della soluzione tecnica citata. Un’altra via al passaggio dell’umidità è stata creata, durante i recenti interventi di “restauro”, ponendo dei blocchi di cemento per costruzione al disotto dell’orditura del pavimento ligneo interno al corpo centrale.
L’ultima delle cause citate che originano umidità in un edificio è quella dovuta alla condensazione: l’acqua deriva dal raffreddamento dell’aria ed è legata all’abbassamento di temperatura sia per le contingenze meteorologiche del momento che per quelle periodiche stagionali. Per queste ultime, si presentano due forme principali: invernale ed estiva. L’umidità da condensazione, per questa sua caratteristica stagionale, è un fenomeno discontinuo ma non meno pericoloso delle altre forme di umidità. Nel nostro Chalet, quindi, sia in inverno che in estate, sebbene saltuariamente, può formarsi umidità per condensazione. In particolare ciò può avvenire nel vano sottostante il pavimento ligneo del corpo centrale in quanto a diretto contatto con il suolo.
La ventilazione per mezzo di prese d’aria contrapposte è, in questo caso, assolutamente indispensabile, altrimenti si sviluppano i funghi della carie del legno. In effetti, nel vano in questione, sono presenti quattro prese d’aria a “bocca di lupo” in posizione contrapposta, tanto è che, laddove ispezionato, non sono stati riscontrati marciumi ma soltanto lievi tracce della presenza di Anobidi che è indice di bassi valori per l’umidità del legname posto in opera.
Ad onor del vero, bisogna porre in evidenza che la paternità delle quattro prese d’aria a “bocca di lupo” è da attribuire più a coloro che hanno collocato lo Chalet presso il parco Torlonia, che non ai costruttori dello stesso. Ciò si ritiene per la presenza del basamento murario che forma il pavimento esterno del porticato il quale, come detto, è da attribuirsi all’epoca della definitiva destinazione del manufatto.
Deleterio risulta lo strato di cemento, alto circa 10 cm, posto in opera nel 1994 in occasione della sostituzione del pavimento ligneo. Tale gettata di cemento, infatti, mentre non oppone alcuna barriera alla condensazione invernale, nella quale l’acqua proviene dall’aria tellurica, ostacola anche il deflusso dell’acqua prodotta dall’aria atmosferica durante la condensazione estiva. Se proprio si fosse voluto mettere qualche materiale edile sul nudo suolo sarebbe stato ben più opportuno uno strato di asfalto come barriera alla condensazione invernale, posto in opera con idonea pendenza a scolare (Fredmann), come soluzione alla condensazione estiva.
L’umidità da condensazione potrebbe inoltre formarsi sul pavimento essendo esso posizionato al piano terra; la presenza del legno, però, garantisce la protezione termica. Questa, infatti, oltre ad essere direttamente proporzionale allo spessore della superficie, è inversamente proporzionale alla qualità intima del materiale cioè al coefficiente di conducibilità termica interna (lambda).
Tanto più bassa è tale conducibilità, tanto più efficace è il materiale come protettivo contro il caldo ed il freddo. I valori di lambda riportati dal Massari per il legno leggero (conifere, pioppo, ecc.) variano tra 0.110 e 0.135; questi, se confrontati con gli analoghi della muratura in pietra, pari a 0.68, risultano piuttosto bassi .
Chi scrive, però, ritiene che né il progettista né il costruttore dello Chalet Torlonia abbiano sviluppato completamente tali considerazioni in merito alla condensazione ma che si siano affidati piuttosto all’esperienza personale.
La presenza di 16 finestre con apertura a doppia vasistas si può considerare un valido indizio per ritenere che sia stato preso in considerazione il problema della ventilazione, o quanto meno del ricambio dell’aria nel locale interno al corpo centrale. Attualmente le finestre sono state bloccate con delle piastrine metalliche denotando ancora una volta lo scarso livello qualitativo dei restauri.
Addirittura la vetrata che è stata completamente sostituita, non è stata nemmeno dotata delle cerniere d’apertura delle due ante, come all’origine.