La Chiesa a croce greca dal 1962 al 1951

Testi tratti dal libro La Chiesa di Santo Stefano in Civita d’Antino
(Testi a cura di Don Gaetano Squilla)

Una importante deliberazione Comunale, che sarà riportata alla fine della presente monografia fra i documenti, ci da i dati indicativi della fine della chiesa antica e dell’erezione della nuova. Io accennerò soltanto. Chi vuole i particolari legga le ultime pagine di questa pubblicazione. La deliberazione del 18 luglio 1819 afferma che la Chiesa Parrocchiale dalle tre navate, che aveva prolungato per secoli la sua agonia, era caduta nel 1762. Cosi, improvvisamente, mentre con temporaneo provvedimento il Santissimo veniva trasportato in una Cappellina privata, (particolare dice il documento), era venuta a mancare a tutto un popolo credente il luogo sacro ove riunirsi per il culto divino. (1)

Il Comune e la popolazione di Civita, che forse avevano preveduto da tempo la catastrofe, mai come in quel momento sentirono il bisogno di costruire subito una nuova Chiesa. E l’Università, preoccupata e sgomenta, venne incontro al desiderio di tutti i cittadini col cercare ad ogni costo i fondi necessari. Purtroppo al Comune non fu possibile trovarli se non con l’intervento di generosi cittadini di Civita, che garantirono con la loro firma un prestito di 600 ducati, contratto il 5 marzo del 1762 con la Signora Caterina Tuzi di Sora. Non ho potuto conoscere con esattezza il giorno della caduta della Chiesa di S. Stefano; però son convinto che immediata dovette essere la risoluzione presa per la costruzione di un nuovo tempio, certo non molti giorni dopo il crollo del pio luogo, dal momento che il debito fu contratto il 5 marzo 1762 e l’antica Chiesa era crollata nello stesso anno 1762.

Con atto notarile il Comune riconobbe per suo tale debito, deliberando di estinguerlo coi proventi derivanti dall’affitto del molino comunale. Dopo 56 anni il Comune aveva pagato, oltre agli interessi, 400 dei 600 ducati occorsi per la nuova Chiesa, costruita nella piazza di Civita, che anche ora si chiama je Banke (si chiamava cosi fin dal secolo XIII). Il Comune non aveva potuto fare di più, perché nuove spese erano sopraggiunte. Cosi il 18 luglio 1819 il Sindaco e i Decurioni presenti, considerando che il debito del 1762 era stato contratto per una causa santa, deliberarono all’unanimità di continuare il pagamento del debito, gia fatto suo dal Comune di Civita. e di liberare privati cittadini, garanti del debito, da ogni futura obbligazione. Fu questo un atto, oltre che di giustizia, di comprensione e di grande onesta. Il 31 maggio 1767 il Vescovo Tommaso Taglialatela e a Civita per la Visita Pastorale.

Dalla sua relazione apprendiamo che la Chiesa Parrocchiale di S. Stefano era stata edificata dalle fondamenta da poco tempo. Erano trascorsi appena cinque anni. Il Seminario di Sora aveva contribuito alle spese versando 50 ducati all’anno per lo spazio di 6 anni. Ed era stato convenuto che nella Chiesa dovesse essere costruito un Altare a S. Maria Maddalena, come di fatto fu costruito. e che l’Altare appartenesse al Seminario sorano, il quale si obbligava anche alla sua manutenzione. Tanto risulta dallo strumento rogato dal notaio Saverio Gemmiti di Sora, il 18 giugno 1760. Potrà questa data discordare con l’altra del 1762, ma e probabile che la risoluzione fu presa due anni prima quando gia si pensava ad una nuova Chiesa, prima che l’antica Chiesa, da tempo pericolante, crollasse definitivamente. (2) Taglialatela oltre l’Altare Maggiore trovava quattro Altari laterali, dedicati a S. Antonio Abate, a S. Maria Maddalena, al Rosario e a S. Rocco. Il giorno seguente, il 1 giugno, il Vescovo consacro solennemente l’Altare Maggiore in onore di S. Stefano Protomartire, chiudendo nella sacra mensa reliquie di S. Filippo Neri.

La Chiesa aveva una sola volta di forma ovale; l’Altare Maggiore artistico era tutto in gesso; le cappelle laterali, elegantemente lavorate, erano adorne di varie e belle pitture. Cosi scriverà due anni dopo, il 19 settembre 1769, il Vescovo di Sora Giuseppe Maria Sisto Y Britto, nella sua venuta a Civita in Visita Pastorale. Sull’Altare Maggiore dominava sempre l’immagine di S. Stefano: e vi era anche in questo altare, come gia ho detto in un capitolo precedente, il quadro della Madonna della Ritornata. Gli altri altari erano quelli di S. Barnaba, del Rosario, di S. Maria Maddalena, dei 7 Dolori di Maria: in quest’ultimo era posta la statua di S. Rocco. Nell’altra Visita Pastorale di Sisto Y Britto del 3 ottobre 1783, quando Civita aveva, come e detto nella relazione, oltre 1000 abitanti, e ancora una volta accennato con ammirazione all’elegante volta, che sovrastava la navata della Chiesa di S. Stefano. Già esisteva la torre campanaria, posta a levante e non ad occidente. E apparteneva sempre al Seminario di Sora l’Altare di S. Maria Maddalena, che non ancora presentava l’immagine della Santa.

Il quadro della Madonna della Ritornata, che nel 1769 si trovava nella Cappella di S. Stefano, era stato collocato nel 1 i83 nell’Altare di S. Barnaba. Pochi cenni sulla Chiesa di S. Stefano troviamo nelle Visite Pastorali di Agostino Colaianni (1797-1814) e di Andrea Lucibello (1819-1836), rispettivamente nel 1° giugno 1798 e nel 6 giugno 1823. Nulla e mutato negli altari c: sappiamo con certezza che l’organo gia esisteva in Chiesa. nel 1798. Il Vescovo Giuseppe Montieri (1838-1862), il 6 novembre 1839, ricorda nella sua relazione quattro altari: a sinistra dell’Altare Maggiore, in cornu Epistolae, l’Altare della Ritornata e subito dopo quello di S. Maria Maddalena; a destra gli Altari del Crocifisso e del Rosario. Il 18 dicembre 1873, in risposta alla circolare del Vescovo Paolo De Niquesa (1872-1878), il Parroco del tempo, Antonio Alfonsi, scriveva che la Chiesa di S. Stefano era fabbricata con stabili mura.

La Chiesa, a croce greca, aveva d’oriente la porta d’ingresso e a mezzogiorno l’altra che immetteva alla sacristia. Nulla era cambiato dall’ultima Visita di Montieri del 1839. Questa bella Chiesa, pochi minuti prima delle ore 8 della mattina del 13 gennaio 1915, fu molto gravemente danneggiata. Per due anni, dopo il disastroso terremoto, il parroco di Civita funziono in una piccola baracca di legno e poi,, fino al 1951, anno della inaugurazione della nuova Chiesa, nella Cappella della Concezione, di proprietà della famiglia Ferrante. Finalmente dopo il 1945 l’On. Arnaldo Fabriani, con intelletto d’amore superando ogni ostacolo, volle la ricostruzione della Chiesa di S. Stefano, sempre a croce greca, come nacque nel 1762. Fu inaugurata il 25 agosto 1951 dal Vescovo Michele Fontevecchia, delegato dal Vescovo di Sora, Mons. Biagio Musto, con 1intervento del Prefetto Stella dell’Aquila, dell’On. Fabriani, del Senatore De Gasperis, del Provveditore alle Opere Pubbliche Santuccione, dei componenti del Genio Civile di Avezzano, di molte altre Autorita della Provincia, fra l’entusiasma del parroco D. Giovanni Fabriani e di tutta la popolazione di Civita d’Antino.


Note
(1) Sara stata la Cappella della Concezione, a pochi metri di distanza, di proprietà, della Famiglia Ferrante. Questa Cappellina era stata eretta da poco tempo.

(2) Chiesa di S. Maria Maddalena già non esisteva più. Seminario di Sora, al quale erano passati i beni di S. Maddalena aveva da tempo la intenzione di trasferire a1meno ad un altare il titolo dell’antica Chiesa da non molto scomparsa.

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