ITINERARI RELIGIOSI (Santuario della Madonna delle Grazie)

Madonna delle Grazie
(Roccavivi)

IL LUOGO IN BREVE

La chiesa sorta attorno alla rocca, ha avuto il titolo di San Silvestro, e S. Maria, nel 1703 per la prima volta viene definita con il titolo di Madonna delle Grazie e di San Silvestro. Nel corso degli anni venne meno il titolo di San Silvestro che resto patrono della comunità parrocchiale e la chiesa di Roccavechia fu definita con il titolo di Madonna delle Grazie. Notizie sull’edificio possiamo attingerle da alcune visite pastorali e dalle relazioni degli abati. L’abate Biagio Cacciaglia nel 1663 scriveva che la chiesa era ben conservata e che alcune volte l’anno veniva celebrata la messa. L’abate Biagio Colone nel 1703 descrisse la chiesa che per la prima volta compare con il titolo della Madonna delle Grazie e di San Silvestro. Essa era a due navate, una a volta e una col tetto, con un solo altare di pietra e con due statue lignee che raffiguravano la Madonna e il patrono San Silvestro.

Nel secolo XIX la chiesa fu descritta nella Visita pastorale fatta dal vescovo Giuseppe Montieri nel 1839. Allora la messa veniva celebrata una volta l’anno in adempimento di un voto. Una relazione del 1847 informa che la chiesa era “costruita per meta” e che occorrevano 150 ducati per renderla “buona e decente. Essa era frequentata dalla popolazione che si recava a suffragare le vittime del vecchio paese e a venerare “l’antica e miracolosa immagine di santa Maria delle Grazie”. Il vescovo Giuseppe Montieri, che visito la chiesa durante la Visita pastorale eseguita nei giorni 30 settembre e 1 ottobre 1857, dispose che venisse riparato l’altare, che s’imbiancassero le pareti e che fosse fatto il pavimento. Le spese dovevano essere sostenute dai fedeli, dall’abate e dal canonico curato. Fu pure ordinato di riportare nella chiesa la statua della Madonna delle Grazie, che era allora custodita nella chiesa parrocchiale. L’economo curata don Bernardo De Gruttis nel 1870 ottenne il permesso dal vicario generale di Sora di poter vendere degli oggetti preziosi della chiesa, stimati da un orefice 90 ducati. Il ricavato fu impiegato per restaurare il fabbricato annesso alla chiesa.

Spese e restauri comprendevano due muri interni, una volta di pietra, 1700 tegole e due travi per il tetto, due finestre e una porta di legno e il pavimento nei due piani. La perizia fatta dal muratore Francesco Cianfarani richiedeva una spesa di ducati 173,20. Oltre alle riparazioni al fabbricato si doveva provvedere all’acquisto di una corona d’argento per la Madonna e della bara per il trasporto dell’immagine durante le processioni. Nel secolo XX le notizie sulla chiesa sono più ampie e più frequenti. L’abate Carlo Scacchi in una relazione del 1931 descrisse la festa in montagna che si celebrava il 2 luglio in onore della Madonna delle Grazie. Nel giorno della solennità si andava in processione per un viottolo e si sostava in un boschetto, dove veniva fatta la predica, poi si faceva ritorno in chiesa. Nel 1939 l’abate Carlo Scacchi descrisse la chiesa con un solo altare con l’alitazione per l’eremita che era stata completamente rinnovata. L’unico inconveniente era rappresentato dal tetto che doveva essere riparato ogni anno. Gravi danni furono arrecati alla chiesa durante la seconda guerra mondiale. Il 24 marzo 1944 alcuni aerei alleati sganciarono delle bombe e per lo spostamento d’aria fu lesionata la volta, venne danneggiato il tetto e andarono in frantumi tutti i vetri. Una relazione fatta dall’abate don Giuseppe Caprio nel 1952 fornisce ampi ragguagli sulla chiesa e sul culto.

Dopo i danni causati dal bombardamento non erano stati, ancora effettuati i restauri ed erano in corso le pratiche presso il Genio Civile di Avezzano per ottenere il finanziamento necessario. Le condizioni statiche dell’edificio sacro erano poco buone. Nell’interno c’era un solo altare in calcestruzzo sul quale era posta in una nicchia l’immagine della Madonna. La chiesa mancava di campanile, campane, confessionale, organo e vi era solo un pulpito mobile. Luoghi attigui erano la sacrestia, una sala da pranzo e la cucina. 1n sacrestia vi erano degli armadi per la custodia della biancheria e un banco per i ministri. L’inventario dei paramenti e degli arredi sacri comprendevano una pisside, un calice, un messale, una pianeta bianca, un camice e quattro tovaglie. Il 2 luglio si svolgeva la festa con la celebrazione di alcune messe, alle quali partecipavano anche molti devoti dei paesi vicini. Una relazione del 1953 informa che nella sala da pranzo venivano ascoltate le confessioni degli uomini e che nel piano sottostante vi erano due vani che servivano da rifugio in caso di temporale.

Nel 1959 sempre lo stesso abate don Giuseppe Caprio comunica alla curia che nel luglio di quell’anno erano stati eseguiti i lavori di restauro per l’importo di 1.800.000 ottenuti per i danni di guerra, che la struttura perimetrale della chiesa era in pietra e la costruzione di architettura romanica veniva fatta risalire al XII sec. Che il 13 agosto sera la statua della Madonna delle Grazie veniva trasportata nella chiesa parrocchiale, dove restava esposta alla devozione dei fedeli fino alla prima domenica di ottobre. Nel 1964 il parroco don Giuseppe Caprio inoltro domanda presso la Curia vescovile di Sora per ottenere che la festa della Madonna delle Grazie celebrata il 2 luglio venisse trasferita alla domenica successiva affinché potessero parteciparvi anche circa 200 operai che lavoravano fuori del paese. Il vescovo Carlo Minchiatti nei decreti di Visita pastorale emessi il 10 dicembre 1980 espresse la sua ammirazione, per la devozione degli abitanti di Roccavivi verso la Madonna delle Grazie e raccomando al parroco la cura diligente della chiesa e dei locali annessi affinché tutto il complesso venisse “riparato e salvato da ulteriori, irreparabili danni”.

Altre notizie sulla chiesa di Roccavecchia le troviamo nel verbale delle temporalita della parrocchia redatto in data 27 luglio 1987 dal responsabile dell’amministrazione diocesana don Vincenzo Tavernese alla presenza del nuovo parroco e dei membri del Consiglio di amministrazione della parrocchia, per la chiesa di Roccavecchia viene detto “la chiesa risulta fatiscente per mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria, vi e anche un fabbricato adiacente in pessime condizioni, nella chiesa si trovano la statua della Madonna delle Grazie, vecchio altare a muro, 15 sedie, 6 banchi 1 pulpito mobile, 4 angeli per bara, 1 bara con stanghe per processione, 1 tabernacolo in legno, 2 campane piccole, Via Crucis in stampe incorniciate e ridotte male, 1 armadio. Altri beni della chiesa sono: 5 manti della Madonna, 4 vestiti della Madonna, 1 tovaglia lavorata a mano ad uncinetto e l’antica statua di san Silvestro detta di San Carluccio in deposito presso la famiglia de Gruttis.

Grandi lavori di restauro iniziarono nel gennaio 1990 con un finanziamento della legge 64/86, a cura della Comunità Monta della Valle Roveto, a cura della ditta Salsiccia di Tagliacozzo su progetto e con la direzione dei lavori dell’ingegnere Pace e del geometra Siciliani. La chiesa e stata consolidata, e stato rifatto il tetto, e stata riportata alla luce la vecchia facciata in pietra, e un arco all’interno della chiesa, sono state realizzate le finestre della chiesa e dei locali annessi. Nel giugno 1991 il C. P. e il CPAE, hanno provveduto alla tinteggiatura della chiesa e dei locali annessi, a ripulire il locale detto refettorio usato negli anni come rifugio per le pecore, alla realizzazione dell’impianto elettrico e acustico. Con fondi propri e di un vecchio comitato per i restauri ha comperato 14 stazioni della Via Crucis in bronzo e una statua in polvere di marmo di Cristo risorto. Il comitato di Roccavecchia, costituitosi il 10 luglio 1991, ha provveduto a realizzare in questi anni: l’attuale refettorio con soppalco in legno le porte interne e due portoncini esterni, l’impianto idrico e la sistemazione dell’esterno che si era ridotto ad una selva, alla pavimentazione della sacrestia alla tinteggiatura della stessa e dei locali attigui. E doveroso anche dire che tutti i lavori sono stati possibile oltre al senso di abnegazione dei membri del comitato anche dalla generosità di tanti Roccavivesi….

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