Sacro Cuore
(Celano)
San Bartolomeo
(Cerchio)
SS. Trinità
(Aielli)
San Giovanni Battista
(Collarmele)
LE METE DELL’ITINERARIO
Sacro Cuore
Chiesa ad unica navata realizzata in cemento armato dall’architetto Augusto Angelini dal 1959 al 1962 ed aperta al culto il 19 agosto del 1962.
Nell’interno sono presenti: nel presbiterio le ceramiche di P. Vitali da Foligno ed una tempera di Cristo Risorto di Raffaele Costi.
Le 14 “stazioni” della Via Crucis presenti sulle pareti sono riferibili ad importanti artisti contemporanei: Willie Apap, Domenico Purificato, Gisberto Ceracchini, Lorenzo Gigotti, Salvatore Provino, Gigino Falconi, Antonio Di Fabrizio, Manlio Sarra, Marcello Ercole, Giuseppe Canali, Alessandro Nastasio, Aldo Borgonzoni, Riccardo Tommasi Feroni e Marcello Avenali.
San Bartolomeo in Cerchio
La prima volta che viene citata la Chiesa di San Bartolomeo in Cechio è in occasione dell’istituzione del primo anno santo quando, a seguito dei buoni servigi dell’allora classe dirigente i notabili di cerchio ottennero da 16 vescovi riuniti in Roma per la chiesa di San Bartolomeo,uno dei dodici seguaci di Gesù Cristo, la ” Bulla indulgentiarum”:
A tutti i fedeli che leggeranno la presente lettera. . Desiderando dunque che la chiesa del Beato Bartolomeo di Cerchio nella diocesi dei marsi sia frequentata con il dovuto onore …
A tutti coloro che si pentiranno e confesseranno e visiteranno con tutta devozione questa chiesa nelle singole festività qui indicate: Natale, Circoncisione, Epifania, Pasqua … tutte le domeniche…nei singoli giorni della Quaresima…e in ciascun sabato nella chiesa predetta veglieranno con riverenza o parteciperanno devotamente nella medesima chiesa quando si canterà solennemente il Salve Regina, e coloro che pregheranno con animo pio in suffragio delle anime dei fedeli che riposano in Cristo … Concediamo quaranta giorni di indulgenze, con il consenso e l’adesione del vescovo diocesano era vescovo dei Marsi fra Giacomo de Busce : 1295-1326 ). A testimonianza del fatto, abbiamo apposto a questo privilegio il nostro sigillo. Dato in Roma nell’anno del Signore 1300,anno sesto dei pontificato di Papa Bonifacio VIII.
Chiaramente si evince dunque che la costruzione del citato tempio o è avvenuta in un lasso di tempo che grosso modo va dalla fine del XII secolo alla seconda metà del XIII o, addirittura, dipendeva da altri Enti Ecclesiastici e quindi non fu annotata nelle due citate bolle papali del XII secolo. Non è possibile pensare che d’incanto, nel 1300, fosse sorto tale tempio ed, ipso facto, abbia ottenuto il privilegio su menzionato : già doveva essere noto e frequentato almeno nel secolo precedente….
Santissima Trinità in Aielli
Attualmente la chiesa si presenta nel suo rifacimento del 1927 dopo i gravi danni subiti col terremoto del 1915 con una ricostruzione in un libero stile “bizantino-romanico”: della originaria chiesa parrocchiale del burgo rinascimentale rimane il solo portale, lo stemma a scudo con croce decorata da cinque lune dei Piccolomini ed una finestra a ruota nascosta dietro la cantoria dell’organo. La sua fondazione risale al 1362 con il Conte Ruggero II di Celano che la edificò sulla nascente piazza del borgo di Aielli in suolo Lateranense, cioè soggetta alla chiesa di S. Giovanni in Laterano di Roma: ciò risulta sia dall’Archivio Lateranense (visto dal Corsignani) che dall’Inventario dei Beni dello stesso conte del 1387 conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana in cui è detto “… In castro Agelli …,… ecclesiae S. Trinitatis que ecclesia noviter est edificata per virum magnificum Rogerium Celani comitem ac etiam et dotatam” (Sella 1936, VII). Fu solo sotto il dominio di Antonio Piccolomini che venne terminato il rivestimento o restauro della facciata della chiesa con lavori che iniziarono nel 1477 e si conclusero nel 1479 con la consacrazione del Vescovo dei Marsi Antonio Senese (Corsignani 1738, I, 644; Di Pietro 1869, 144-145).
A partire dal cinquecento inizia la vertenza fra i vescovi dei Marsi e il Capitolo Lateranense per la giurisdizione della chiesa aiellese, vertenza conclusasi nella seconda metà del seicento a favore del Vescovo dei Marsi Didaco De Petra data la falsa dimostrazione del vescovo che la chiesa di Aielli era nuova e non relativa a quella fondata da Ruggero II in suolo Lateranense che, a detta del presule marsicano, ormai diruta, era stata eretta nel casale di Aielli Vecchio (Di Pietro 1869, cit.). La ricchezza della collegiata Sanctissimae Trinitatis e delle sue cappelle dipendenti faceva gola ai potenti conti di Celano che soprattutto nel settecento cercarono di esercitare il diritto di nomina dei cappellani e dei benefici ecclesiastici vacanti, diritto duramente contestato dal vescovo Lajezza nel 1786 (Melchiorre 1984). Nella stessa chiesa dal 1428, è documentato il rito nella prima domenica dopo la Pentecoste di spargere il grano nella navata centrale in segno di augurio, rito agrario propiziatorio di probabile origine pagana da mettere in relazione all’economia prevalentemente agraria della comunità umana di Aielli (Belmaggio Datt.).
Da un documento seicentesco dell’Archivio della Diocesi dei Marsi di Avezzano sappiamo che ché il coro, posto dietro l’altare maggiore della chiesa, portava l’iscrizione: “Data est anno Domini 1362” e che la campana maggiore era stata realizzata per l’iniziativa della comunità di Aielli nel 1350 “sub anno Domini MCCCL”; quindi sia l’iscrizione del coro coro che la campana dovevano appartenere alla chiesa di Ruggero II di Celano. Nello stesso documento è descritta la facciata della chiesa: “Questa chiesa ha la facciata avanti la Piazza, e la porta di essa è di pietra bianca lavorata con colonnelle, et altri lavori, e specialmente nell’Architrave e sotto una finestra tonda vi è scolpita in pietra un’arma con una croce in mezzo d’essa, con cinque mezze lune…” (Melchiorre 1986). Dal Febonio (1668, III, 239) sappiamo invece che la campana era datata al 1301: Campanam hanc fieri fecit Popolus.Civitatis Marsorum A(anno)(Domini).M.CCC.I, data da ritenersi esatta visto che la campana, rottasi nel 1661, fu rifusa dal maestro campanaro Berardino Donati dell’ Aquila nel 1676 il quale, nonostante l’ordine ricevuto di reimprimere l’iscrizione precedente dai Massari di Aielli, dovette apportare errori e modifiche all’iscrizione (Belmaggio, Datt.)….
San Giovanni Battista in Collarmele
In mezzo al Regio Tratturo, adiacente la Tiburtina Valeria, a Nord dell’abitato di Collarmele, cioè, quando ci si incomincia ad inerpicare per l’attraversamento del Vado di Forca Ferrata Caruso, c’è una bella chiesetta di campagna dedicata alla Madonna Delle Grazie, come normalmente la popolazione dice, ma che dalle carte risulta essere denominata Chiesa di Santa Maria delle Grazie. E’ una chiesetta votiva realizzata in due tempi successivi. La parte più antica é a forma quadrata con volta la quale scarica il peso su piccoli pilastri ottagonali che si trovano ai quattro spigoli. Questa parte è sollevata rispetto al resto della costruzione da quattro gradini che conducono all’ altare maggiore.
In detta parte in alto c’é una piccola finestra a destra ed una a sinistra che risultano murate da vecchia data. La restante parte, più recente, è a forma rettangolare a navata unica con copertura a capriata lignea ed altre due finestre a destra e due a sinistra di grandezza e forma uguale a quelle murate che mandano una luce fioca nella chiesa. Il campanile è incorporato alla chiesa ed è del tipo a vela. Sopra l’altare maggiore è rappresentata la Madonna della Misericordia con le mani congiunte in atto di pregare a protezione del popolo che è visibile in basso, mentre alla parte superiore due angeli sorreggono un fiorito mantello.
La parte anteriore dell’altare (Paliotto) è decorato con rami, foglie ed fiori di vario tipo e vi sono rappresentati anche alcuni uccelli, simboli della natura. Ai lati della Madonna della Misericordia ci sono due affreschi e precisamente quello a sinistra rappresenta la flagellazione di Gesù Cristo e quello a destra la crocifissione. Sugli architravi delle due porte che immettono nella sagrestia in una trovasi lo stemma del comune di Collarmele con scritta Collis Armelis e ne11’altro lo stemma dei Piccolomini con incisa la data 1561.
A destra dell’altare maggiore sotto l’affresco della crocifissione c’è un altro affresco che ci presenta due angeli che sorreggono il velo l’immagine del Volto Santo e sotto di esso trovasi la cassetta per le elemosine.
Sulla parete di destra del presbiterio c’è un affresco rappresentante la Madonna del Rosario.
La Madonna è seduta sul trono con il braccio destro sostiene il Bambino e sulla mano sinistra mantiene il rosario, mentre tutt’ intorno il popolo in atto di invocazione della Madonna. Tra la massa di persone primeggiano due figure e precisamente a destra S. Domenico a sinistra S. Caterina nell’atto di ricevere il Rosario S. Domenico da parte del Bambino e S. Caterina da parte della Madonna. L’affresco è di forma ovale ed intorno ad esso ci sono altri quindici pitture tonde di piccole dimensioni che rappresentano i grani del rosario e sono raffigurati personaggi o fatti della bibbia.
Altri affreschi riguardano le icone di S. Rocco, S. Nicola di Bari, S. Antonio da Padova, S. Sebastiano, tutti con i loro simboli caratteristici. Su un altro affresco posto a sinistra del paliotto e rappresentato Gesù in Croce e sotto di essa due donne. Esaminando dettagliatamente i vari affreschi si nota in essi dei colori smaglianti; l’artista o gli artisti erano a conoscenza dell’arte della pittura in maniera ottimale ed anche delle loro capacità rappresentative con l’espressione impressa alle varie figure.