GLI INSEDIAMENTI (Antinum)

Il nome dell’attuale paese deriva dalla sua sovrapposizione all’antico municipium marso di Antinum, da cui la medievale Civitate de Antena attestata dall’xt secolo. Il significato e legato all’orografia del vecchio nucleo italico, Antina, posto in alto su una grande piattaforma calcarea dominante tutta la Valle Roveto. Il sostrato potrebbe corrispondere all’etrusco ant, ”aquila”, ”vento del Nord”, con la formante -i-no, anch’essa di base. Si noti l’accostamento con la città volsca di Antium sul Tirreno (Anzio). L’attuale centro storico e posto su un terrazzo roccioso che domina a nord-est il corso del Liri, con tre alture interne sulle quote 912, 909, 895.

Le origini dell’insediamento vanno ricercate nel VI – V secolo come medio centro fortificato dei Marsi con le sue mura in opera poligonale di n maniera (grandi e medi blocchi di calcare locale composti a secco), lunghe km 1,280 e racchiudenti un’area interna, dotata di tre alture di circa 15 ettari. Da una lamina votiva dedicata a Vesune, proveniente da un santuario posto fuori le mura della città, abbiamo notizia che nel m secolo a.C. il centro marso con la sua touta era retto due meddices della locale famiglia marsa dei Paquii; dalla stessa sappiamo, inoltre, che un censore o centurione romano Caius Cominius, era presente nell’oppidum per il reclutamento delle truppe militari dei socii marsi. Al termine della prima metà del i secolo a.C., l’insediamento fortificato divenne municipium romano con il nome di Marsi(s) Antino, o piu comunemente Antinum, iscritto nella tribù Sergia; i suoi abitanti detti Marsi Antinates, sono ricordati da Plinio il Vecchio nella lista dei popoli marsi. Dalle iscrizioni di età imperiale, la città e retta da quattuorviri scelti fra le famiglie più importanti locali come i Pomponii e Petronmi, e nuovi arrivati dai vicini municipia (Vertulei) o di origine servile, coine i Novii che daranno alla città ben sei magistrati superiori e le cui fortune vanno ricercate nel possibile sfruttamento degli affioramenti di ferro della Val Roveto.

Oltre alle tradizionali attivita agricole di fondovalle e la probabile coltivazione di fichi, il territorio antinate era ricco di boschi utilizzati dalla locale corporazione dei dendrophori (boscaioli) che sfruttavano le selve dei monti dell’alta Valle del Liri. All’inizio dell’eta medievale, sebbene in decadenza e dopo una contrazione, l’abitato interno accentrato, si dispose dentro il perimetro murario antico rinforzato da torrette-rompitratta ”a scudo” nel ’200, in vicinanza delle porte ancora in funzione. Nell’interno, al centro sul luogo dell’ex asilo, vi era la pieve di Santo Stefano da cui dipendevano numerose chiese rovetane a conferma della sua probabile funzione diocesana; infatti, nel IV – V secolo probabilmente Antinum fu sede episcopale. Intorno alla città intanto sorgevano le prime comunita monastiche benedettine, come quelle volturnensi documentate nella vicina «inclita valle Sorana» gia nel 744-788.

L’XI secolo vede la presenza nella città medievale dal nome di Civitas Antena, di un esponente minore della famiglia dei Conti dei Marsi, il «Rainaldus filius Obberti de civitate Antena» che appare in donazione a Montecassino del 1060-63 Nel XII secolo il castellum di Civitate Antine si trova inserito, come feudo «in servicio» del valore di quattro militi, nella Contea di Albe, sotto i conti Berardo e Ruggero di Andria, e nella stessa contea rimarrà fino al termine del feudalesimo. Probabilmente l’altura dell’acropoli fu dotata di una torre-cintata con la torre-mastio interna, a pianta quadrata, gia dall’XI secolo, forse da uno dei figli di Oderisio n; questa, risistemata nel ’300, e detta ora Torre dei Colonna. Resto notevole di casa-torre medievale (XIII secolo), e la cosiddetta Casa di San Lidano posta in direzione di Porta Nord. Con il Rinascimento, sotto la dominazione dei Colonna, l’abitato si ridusse ad un’area più ristretta fra il vecchio Foro, Porta Flora, Porta Nord e l’acropoli con una recinzione interna dotata di bastioni cilindrici sul finire del ’400.

Al termine del ’500 l’altura vicino al Foro fu caratterizzata dall’edificazione di un complesso palazzato dei Ferrante. Con le distruzioni dei terremoti dal Settecento al 1915, l’abitato e stato in gran parte alterato dalle ricostruzioni e la stessa parrocchiale di Santo Stefano nel ’700 fu riedificata nelle vicinanze del Palazzo Ferrante in localita Banchi. L’altura, ora dominata dalla torre medievale costituiva l’acropoli della città, mentre l’area pianeggiante, ora occupata dai giardinetti pubblici e altre costruzioni vicine, era sede del foro; nelle vicinanze della Porta Nord, era situato un santuario. Il territorio municipale era costituito da gran parte della Val Roveto, forse da San Vincenzo Valle Roveto-Roccavivi a Pescocanale-Monte Termine: infatti, il nome attuale della valle deriva dal toponimo medievale Vallis Urbeti, cioe Vallis Urbis Veteris (Valle della Città Vecchia) riferita alla diruta Antinum in eta altomedievale.

La riscoperta dell’importanza della città si deve al Febonio, ma soprattutto al canonico Francesco De Sanctis che nel 1794 ne descrisse i resti e le iscrizioni. Alla città antica ed alle fonti medievali si dedico Gaetano Squilla nel suo studio del 1966, mentre Lorenzo Quilici nello stesso anno studio in modo completo le testimonianze archeologiche e monumentali della città con la redazione della sua pianta. Gli anni 70 e 80 del Novecento vedono gli studi del Letta, di Letta e D’Amato e dello scrivente con la redazione di una nuova pianta della città.

il 1990 vede i primi interventi mirati della Soprintendenza archeologica d’Abruzzo condotti dalla Cooperativa Archeologica di Firenze sotto la direzione di Andrea Rosario Staffa: il tutto trovo una sua sintesi ed analisi in un convegno della Pro loco del 1990 proprio ad Antino. Gli anni successivi vedono altri interventi della Soprintendenza sotto la direzione di Cinzia Morelli (1992, 1994 e 1999) soprattutto nell’area vicina a Porta Campanile.

Testi del prof. Giuseppe Grossi

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