La cultura marsicana degli ultimi anni deve molto a Giovanni Pagani. Avezzanese, laureato in giurisprudenza e in lettere e filosofia, già ordinario di scienze umane negli Istituti magistrali e Preside incaricato, ha legato il suo nome ad alcune iniziative importanti della nostra regione, tra cui il Premio Avezzano di arti figurative. Le sue ricerche si muovono tra storia e biografia. Il primo lavoro, che lo ha rivelato attento studioso e non solo generosamente animato da « fervido amore » per le cose patrie, e stato Avezzano e la sua storia (1968), un ponderoso volume di oltre 800 pagine, tutto inteso a ricostruire le vicende, più tristi che liete, del capoluogo marsicano: dalle origini remote al medioevo, dal conflitto tra gli Svevi e gli Angioini alle lotte tra gli Orsini e i Colonna, dall’età napoleonica alla restaurazione, dalle istanze risorgimentali alla piaga del brigantaggio, fino alla tormentata eppur luminosa ascesa avuta nel nostro secolo, che l’ha vista protagonista d’immani tragedie, come il terremoto del 1915 e la distruzione dai bombardamenti del 1943-44, ma anche centro di grande espansione e progresso, come sede dell’Ente Fucino e poi dell’ERSA ora ARSSA.
A distanza di dieci anni, Pagani pubblica un altro grosso volume, Luci di nostra gente (1978), una raccolta di biografie di Avezzanesi che sono divenuti illustri nei settori più disparati. Vogliamo ricordarli nello stesso ordine seguito nel libro: Mario Pomilio, Antonio Falcone, Pasquale Calabrese, Giuseppe Pennazza, Cesidio Lolli, Don Gaetano Piccinini, Armando Palanza, Federico Vittore Nardelli, Bruno Cassinelli, Angelo De Bernardinis, Virginio De Bernardinis, Loreto Orlandi, Francesco Corbi, Antonio Iatosti, Edoardo Corbi, Ercole Nardelli, Antonio Gandin, Camillo Corradini, Luigi Vidimari, Francesco Lolli, Giovanni Cerri, Tommaso Brogi, Paolo dei Conti Resta, Emanuele Lolli, Barnardino Iatosti, Serafino Mattei, Don Giuseppe Lolli, Muzio Febonio, Pietro Marso, Antonio Epicuro. Seguono altri capitoli dedicati ad alcune antiche famiglie avezzanesi non ancora estintesi, a dei Padri Maestri Francescani, a Fra Bonaventura da Cese (compagno di S. Francesco) e Rainero di Tentone.
Terzo ed ultimo lavoro di rilievo del Pagani, venuto alla luce nel 1980, e il saggio monografico su Camillo Corradini (18671928), di cui ricostruisce la straordinaria vicenda umana e politica, dalle umili origini in una famiglia avezzanese di artigiani, al curriculum degli studi, alla prestigiosa carriera nell’amministrazione dello Stato, alla elezione parlamentare, al rifiuto del compromesso col fascismo, alla scomparsa in dignitosa solitudine. Tutto il libro mira a porre in giusto rilievo l’insegnamento morale e civile d’un uomo che, pur godendo dell’amicizia e della stima di alcuni tra i maggiori esponenti della vita politica del primo Novecento, volle morire povero come era nato.
Per un giudizio complessivo sulle opere di Giovanni Pagani, possiamo senz’altro sottoscrivere quanto ebbe a dichiarargli, qualche anno fa, lo stesso Mario Pomilio, con queste parole: « Ho letto il tuo scritto di saggista chiaro e attento, che dispone le cose con la giusta pazienza e non improvvisa nulla […]. Inutile dirti che mi pare valido l’insieme del tuo progetto: salvare quante più memorie possibile della nostra città, mostrare quante persone essa ha espresso che hanno operato nei vari campi […] Come dunque non complimentarmi con te per un lavoro dove, insieme con la carità del natio loco, fa spicco la buona lena del ricercatore? ».