Cese

Secondo il Corsignani, il nome sarebbe derivato dall’uccisione dei soldati di Corradino avvenuta nei dintorni. Ma esso esisteva giá prima: infatti, Fra Bonaventura delle Cese, compagno di S.Francesco, operó intorno al 1225; e giá nel 1213 la chiesa di S.Maria era nota come chiesa di S.Maria delle Cese. II Di Pietro, anzi, fa risalire il nome al 774, quando il duca Ildebrando di Spoleto donó a Montecassino le terre che andavano da Paterno al «gualdo Cesano». II termine Cese, quindi, potrebbe derivare dallo sterpamento del bosco Angizio, avvenuto nei tempi dell’imperatore Claudio (bosco detto, perció, Cesano e poi delle Cese). Tutt’al più – avverte ancora il Di Pietro – se proprio si vuol pensare ad un’ccisione di soldati, ci si deve riferire a quella avvenuta durante la Guerra Sociale tra i Marsi e i Romani.

L’antico monastero benedettino di S.Maria fu soppresso nel 1299 con Bolla di Celestino V, e i suoi beni vennero assegnati al Vescovo dei Marsi, il quale fece di Cese la propria residenza estiva (Di Pietro). A tal proposito, uno storico locale così ha lasciato scritto: “Fu in seguito alla riunione degli abitanti della vasta zona in quest’unico centro che i Benedettini abbandonarono la chiesa e il convento posti sulla cima del monte e scesero a Cese. Qui costruirono una chiesa abbaziale, proprio nel punto dove ora è posta la chiesa parrocchiale, ed un convento, per loro dimora, poco discosto, nel rione Mandre. Verso il Mille questa chiesa abbaziale dei Benedettini divenne la cattedrale dei Marsi, e Cese la sede vescovile […].

Nel 1775 un violento terremoto distrusse la chiesa e il convento dei Benedettini: fu allora che i monaci lasciarono per sempre il paese, e la cura spirituale del popolo fu affidata al clero diocesano. La chiesa fu ricostruita in stile barocco, riccamente decorata, ma anch’essa era destinata ad essere rasa al suolo da un violento terremoto: quello del 1915” (G.Marini, Un rito che si rinnova, in “Il Tempo”, 5 luglio 1962).

“II piccolo villaggio di Cese — ha lasciato scritto F.Blasetti — negli anni ‘600 e ‘700 era luogo di ameno e di estivo soggiorno per i Signori Colonna principi romani, nonché di una famiglia Caccia, che avevano colá ville e possedimenti. II Mommsen diversi anni dietro si portó a Cese per leggere talune epigrafi di alto valore storico”. I Colonna, anzi – secondo quanto scrive il Paoluzi – «furono devoti e benefattori di S.Maria delle Grazie di Cese, com’era dato vedere dai loro stemmi […], dalle armi gentilizie sull’organo e dal quadro dipinto nell’altare della Madonna del Rosario, dove Marcantonio Colonna fece rappresentare la vittoria di Lepanto, ottenuta principalmente per il suo valore». Racconta il Corsignani che nei terremoti del 1703 e 1706, che provocarono gravi danni in tutta la provincia dell’Aquila, i devoti constatarono un mutamento di colore nella faccia della Madonna delle Grazie di Cese.

“Presso Cese è situata la chiesa della veneratissima Madonna della Raffia, che prese il nome dal vicino fiumicello Raffia, il quale parte delle sue acque perde nell’otre di Cappelle e parte le unisce al fiume Imele. II Vescovo dei Marsi unisce al suo titolo anche quello di Abbate di Cese, appunto perché il monastero dei Benedettini passó a lui con tutti i diritti e le giurisdizioni» (Paoluzi).

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