Nella Marsica ci sono due paesi che presentano aspetti e caratteristiche peculiari: Aschi, frazione del Comune di Ortona dei Marsi, arroccato a un’altezza di 1300 metri sull’altopiano dei monti che dividono la Valle del Giovenco dalla pianura del Fucíno, e Casali d’Aschi, frazione del Comune di Gioia dei Marsi, alla base delle stesse montagne, a poche centinaia di metri dal capoluogo e, come cita il prof. Angelo Melchiorre: “Casali d’Aschi e Aschi Alto sono accomunati da una medesima « radice » storica, per cui parlare dell’uno significa, ancor oggi, parlare dell’altro”.
I due paesi, a prima vista, si direbbe che non debbano presentare alcunché in comune. Facendo un esame più attento e cercando una conoscenza più profonda di essi, alla fine si scopre che si potrebbe parlare addirittura di un unico paese, diviso in due agglomerati da una massiccia montagna dell’Appennino Centrale Abruzzese. Essi hanno in comune il dialetto, i costumi, i cognomi delle famiglie, le tradizioni, i Santi patroni, e i rispettivi abitanti si considerano compaesani.
A tutt’oggi Aschí e Casali d’Aschi non hanno, però, una strada che li unisca. Nel passato una mulattiera, che risaliva dai Casali la montagna attraverso il valico della « Forcella », ha unito in circa tre quarti d’ora di cammino i due paesi. E quanti giovanotti dell’uno e dell’altro hanno confuso le palpitazioni del loro cuore per vincere la fatica dell’erto cammino sfidando vento, neve, tempeste e paure, con quelle per la ragazza del loro sogno, che attendeva trepida e angosciata un incontro sempre incerto. Attualmente non esiste alcun servizio di collegamento tra essi e chi vuole andare dall’uno all’altro col mezzo proprio deve percorrere circa 25 chilometri, attraversando Venere, Pescina e Ortona dei Marsi.
Fino al 1948 i due paesi sono stati frazione del Comune di Ortona dei Marsi e solo da quella data Casali ha ottenuto di essere aggregato a Gioia dei Marsi.
Anche la vita religiosa di essi ha seguito le stesse vicende.Aschi e Casali hanno formato sempre un’unica parrocchia con titolare il SS.mo Salvatore. Soltanto nel 1949 Casali fu eretta a parrocchia autonoma ed ha avuto un parroco proprio residente nel 1953.L’origine dei due paesi si perde oltre le memorie storiche. Storici e archeologi assicurano che le zone dell’altopiano di S. Nicola e di S. Maria in Valle Frigida, come quelle di Alto le Tombe e di tutta l’ansa dove sorge ora l’abitato di Casali, sono state abitate fin dai tempi preistorici. D’altronde tutti sanno del rinvenimento dell’Homo Marsicanus nei pressi di Ortucchio a soli 3 chilometri dalla zona.
Venendo verso epoche di cui si può avere conoscenza più diretta e documentata, attraverso vestigia e memorie, sappiamo di strade e di tombe, purtroppo inconsciamente manomesse, in località Alto le Tombe (Casali) che sono testimonianza di una cultura vivace nella zona già ai tempi dell’antica Roma e presumibilmente anche nei secoli precedenti. Risalendo poi sugli altipiani dei monti che dividono i due paesi, resti archeologici ci vengono narrando di una vita e di una società complesse e articolate. Prima ancora che arrivassero i Romani e trasformassero la mentalità e il sistema di vita dei popoli originari, in questi luoghi si è sviluppata una civiltà basata sulla pastorizia, su una rudimentale agricoltura e sulla caccia agli animali, che numerosi hanno popolato i monti boscosi, pieni di strette valli, anfratti, grotte, meandri. Il clima, influenzato prevalentemente dalle acque del Fucino, rendeva lussureggiante la flora, offrendo a uomini e animali un sicuro sostentamento. Abbiamo potuto osservare presso alcuni privati pietre lavorate, che sono servite agli antichissimi antenati della zona per dare la caccia agli animali e per una primitiva e rudimentale lavorazione dei prodotti della terra.
La grande svolta della primitiva civiltà si è verificata su per giù un trecento anni prima di Cristo. I Romani, espandendosi verso Est-Sud-Est della Penisola per raggiungere il Sannio, si sono dovuti scontrare con i Marsí. L’impresa è costata cara ai futuri dominatori del mondo. L’esercito dei Quiriti si è trovato di fronte un popolo fiero, città fortificate, castelli, manipoli di guerrieri coraggiosi, che molto hanno avuto da insegnare ai militi dell’Urbe. Lo scontro è stato gigantesco e ci sono voluti secoli perché la civiltà italica e quella romana finalmente s’incontrassero.
Proprio questa difficile simbiosi è stato l’evento più caratterizzante della storia millenaria dei nostri paesi. A conclusione del processo, l’arte del governo dei Romani è riuscita ad inglobare la civiltà ítalica, della quale i Marsi sono stati uno dei popoli più gelosi. 1 Romani, per aver ragione degli Italici, li hanno considerati « confederati », « soci », e questi, lealmente, hanno accettato i patti. Così la civiltà di Roma è arrivata ed ha influenzato profondamente la vita e la mentalità della nostra gente. L’economia, basata esclusivamente sul baratto, si è tra sformata in economia di mercato con la moneta come mezzo intermediario di scambio. Ritrovare oggi monete dell’epoca repubblicana e imperiale nelle campagne non fa più notizia, nemmeno per gli esperti.
Arrivato il tipico mezzo di comunicazione, di cui i Romani sono stati, se non gli inventori, certamente i più grandi maestri di tutti i tempi: la strada. Una grande arteria ha unito Roma alla Marsica, la Tiburtina-Valeria. All’epoca romana risalgono anche i due bracci di strada che da Marruvium (San Benedetto) uno risaliva verso l’altopiano di San Nicola e l’altro raggiungeva il castello di Vico. Con la civiltà romana i Marsi hanno conosciuto un nuovo tipo di abitazione e soprattutto l’insediamento fisso come unità urbana. Sono nati così i castelli di Vico, la necropoli di Alto le Tombe e i primi centri abitati su monte Civitella e sul Parasano. arrivata la cultura, propriamente detta, di Roma. Non si contano più le iscrizioni su pietra ritrovate nella zona, risalenti all’epoca romana, e non soltanto quelle note, che già sono tante, ma anche presso privati è frequente scoprire pietre, cippi, lastre con incisi nomi o indicazioni. P- arrivata l’organizzazione politica, l’arte militare, la diplomazia, lo scambio culturale fra popoli diversi.
Quando gli Italici si sono resi consapevoli del contributo che avevano dato e continuavano a dare alla potenza e alla grandezza di Roma, hanno reclamato per sé gli stessi riconoscimenti e i diritti dei cittadini romani, hanno chiesto appunto la « cittadinanza romana ». Il Senato di Roma ha negato con ingiusta decisione quanto i popoli italici chiedevano dopo secoli di fedeltà ai patti e di indiscussa collaborazione in tutte le vicende nelle quali l’Urbe si era trovata. La reazione italica è stata immediata, seria, organizzata, violenta. Tutti i popoli si sono riuniti in un patto federativo, che è stato chiamato « Lega Italica », è stata eletta come capitale Corfinio nei Peligni e nominato un senato, con due consoli ai quali è stato affidato l’incarico di comandantí supremi dell’esercito. Uno di essi è stato Poppedio Silone, marsicano proveniente dall’alta valle del Giovenco. Gli Italici hanno coniato perfino una moneta propria. Fra tutti i più decisi a reclamare, anche con la violenza e la guerra, ciò che Roma negava, sono stati i Marsi.
scoppiata la guerra, lunga, estenuante, incerta, fratricida. Roma, dai tempi di Annibale, non aveva conosciuto giorni angosciosi e pieni di paura come questi. Alla fine Mario e Cesare hanno vinto la resistenza italica, ma hanno dovuto concedere quanto gli Italici avevano chiesto. Da questo momento fra la Marsica e Roma c’è stata sempre una perfetta intesa e i nostri paesi sono diventati i centri estivi, dove i patrizi della capitale sono venuti a passare le loro vacanze. C’è stato perfino un tentativo per regolare le acque del Fucino, sempre insidiose per l’andamento del loro livello soggetto a tutte le variazioni dell’andamento atmosferico.
Un’altra svolta storica definitiva si è verificata con l’avvento del Cristianesimo. Quando il Vangelo di Cristo è stato predicato per la prima volta nella Marsíca? Difficile dirlo. Comunque, anche se si vuol ritenere non storico l’invio da parte dello stesso capo degli Apostoli, san Pietro, di san Marco Galileo nella nostra terra, è presumibile che fin dai primissimi decenni la nuova religione è stata fatta conoscere ai Marsi. Lo fanno pensare i continui e stretti contatti fra la Marsica e Roma e una antichissima e ininterrotta tradizione.