I resti più importanti di Antinum arcaica ed italico-romana sono rappresentati dalla cinta muraria, in opera poligonale vicina alla tri maniera del Lugli (conservata in alcuni tratti fino a sei metri di altezza), che racchiude un’area di circa 15 ettari con un perimetro di km 1,280. L’impianto antico (Tav. XXXIV) mostra un perimetro all’incirca trapezoidale con gli angoli in corrispondenza dei punti cardinali: il recinto murario corre lungo il ciglio, fruttando i ripidi lati dell’altura calcarea per potenziarne la difesa.
Solo sul versante orientale, le voragini a picco dei fianchi, facilitarono la difesa passiva condizionando la consistenza delle fortificazioni ridotte, probabilmente, a dei semplici muretti di delimitazione. L’orografia interna e condizionata da tre alture: quella posta a nord-ovest, la più bassa a quota 895 caratterizzata dall’attuale piazza Principe di Piemonte; quella posta a sud, sud-est, la più alta a quota 912 caratterizzata dalla chiesa abbandonata di San Lidano e dalla parte alta dell’ex Giardino Ferrante; quella posta ad est su cui svetta la mozzata torre trecentesca detta torre dei Colonna che doveva costituire l’acropoli dell’insediamento antico. Sul settore est si apre Porta Flora, una porta medievale che sicuramente ricalca una porta antica.
La difesa su questo lato era garantita dal rialzo calcareo della collina, che poneva la fortificazione su una rupe alta 12 metri, che come un bastione avanzava a cuneo verso monte, insaccando e proteggendo la porta antica. Questo bastione naturale proteggeva una delle vie di ingresso all’abitato e poteva controllare la vicina sorgente (Fonte Vecchia) posta subito fuori dalle mura, sull’arco della valle che univa la propaggine alla montagna (n. 10). L’attuale fonte e il risultato di una nuova sistemazione del 1903, mentre la vecchia fonte era sita a poca distanza da quella attuale. Questa prendeva l’acqua dalla sorgente di Colle d’Angelo dove fu rinvenuta l’iscrizione ad Angitia. Probabilmente sul posto della Fonte Vecchia o sulla sorgente vicina fu rinvenuta, nel primo decennio dell’Ottocento ”nel territorio Antinate fra ruderi antichi”, la celebre lamina votiva di Vesuna del III secolo a.C. E anzi probabile che il toponimo di Porta Flora sia da mettere in relazione con il collegamento della porta con il vicino santuario rurale della dea safina Vesuna, visto l’aspetto cererio della dea recentemente assimilata alla Cerere romana e quindi anche a Flora.
L’importanza di questo punto vitale della città fu sentita anche nel medioevo, quando sorse ai piedi della rupe nord, la chiesa di Sancti Petri, i cui resti dell’abside sono venuti alla luce nell’ottobre del 1990, durante il rifacimento di un edificio posto nelle vicinanze dell’inizio della scalinata di viale delle Rimembranze (n. 9). In questa zona non si conservano tracce della recinzione antica, se non nella punta settentrionale, ove e visibile un breve tratto con tre filari in elevato: il percorso antico si può ipotizzare lungo il limite naturale del rilievo della collina coperto dalle mura moderne. I resti meglio conservati delle fortificazioni sono visibili sul versante nord, lungo viale delle Rimembranze. Questo versante doveva essere in antico dirupato e scosceso e mostrare sulla fronte l’alzato delle mura: il suo aspetto attuale e di fatto molto mutato dopo il terremoto del 1915. Infatti, gran parte delle mura antiche e stata fasciata per motivi statici, sono stati realizzati nuovi terrazzi e una nuova strada d’accesso al paese.
Le mura mostrano tuttavia diversi tratti ben conservati che mantengono la loro continuità al di sotto dei numerosi terrazzamenti moderni; tra essi e notevole un tratto rettilineo, lungo 150 metri ed alto fino a 6 metri, con cortina muraria ben conservata. Continuando lungo il circuito, in senso antiorario, l’attuale accesso stradale al paese ha probabilmente cancellato ogni traccia delle mura, che si riconoscono subito oltre, in corrispondenza dei rilievi rocciosi di piazza Principe di Piemonte. Su questo settore, probabilmente fra l’imbocco della moderna strada d’accesso e il belvedere, e da localizzare un’altra porta della città antica (Porta Nord), come evidenziato dalla presenza dell’ingresso della medievale e, probabilmente, antica strada carrareccia di Antino che corre al di sotto di quella moderna .
Si tratta con ogni probabilità dell’ingresso più importante alla città antica strettamente connesso con l’area cultuale centrale dell’abitato interno. I brevissimi tratti delimitanti il belvedere della piazza presentano il piano di posa ”a gradino” ricavato su roccia dove si alloggiano i filari inferiori della cortina muraria, filari di base composti da blocchi più piccoli sormontati da blocchi piu grandi. Una tecnologia costruttiva, quella del gradino di fondazione, presente in tutti gli ocres marsi dell’Età del ferro e nelle vicine città di età repubblicana di Anxa-Angitia e Alba Fucens. Subito oltre la punta rocciosa della piazza vi e un tronco di mura che si pone tra due speroni di monte, raggiungendo un’altezza di circa 5 metri: i massi appaiono disposti con i piani di posa inclinati per scaricarsi sulle posizioni laterali delle rocce, con un accorgimento che mira ad aumentare la loro resistenza alla spinta del terreno posteriore.
Le mura proseguono quindi sull’orlo della scarpata, molto scoscesa e difficilmente accessibile: la loro minore importanza per la difesa appare corrispondere una tecnica costruttiva più grossolana, senza ricerca di precisione nella giuntura dei blocchi; questi appaiono intramezzati da tratti con restauri medievali o moderni. Le difese murarie scendono poi sul fondo della valletta che divide in due parti la città antica, per poi risalire rapidamente sul poggio opposto. In corrispondenza del fondo di questa vallecola e un’altra porta di accesso al centro antico, chiamata in età post-rinascimentale Porta Campanile (n. 3). La strada antica vi entrava a gomito, provenendo da sinistra; l’attuale tracciato e moderno e fu realizzato verso la fine dell’Ottocento per collegare l’abitato con il cimitero. La porta e del tipo a corridoio interno obliquo con guancia destra avanzata si da creare un bastione di tipo sceo: il corridoio interno, misurato sulla destra, e profondo 11 metri e largo attualmente 5,8 metri.
Pur tuttavia la porta deve aver avuto sostanziali restauri in età antica, medievale e moderna, data la larghezza dell’ingresso e il suo orientamento che differisce notevolmente dalle ampiezze ed orientamenti delle altre porte documentate negli ocres marsi che si attestano prevalentemente fra un minimo di 2,10 ed un massimo di 3,60 metri. L’unico ancora ben conservato e il tratto della guancia destra della porta (forse risultato di un restauro antico?), alto 4,50 e lungo 11 metri, costituito da grandi massi ciclopici ben connessi tra loro, con pseudo-archi e tasselli di calzatura. Il fondo del corridoio d’ingresso e realizzato nella roccia calcarea del fondo ed e relativo probabilmente ad una sistemazione moderna. Bisogna quindi prospettare una sistemazione del sistema viario antico diversa da quello attuale, fermo restando il punto d’ingresso della porta.
Oltre Porta Campanile le mura risalgono sulla collina opposta, ove nel punto più alto raggiungono una torretta medievale ad U databile al XIII secolo: la loro tecnica costruttiva appare ben curata nel primo tratto, ma diventa grossolana non appena lo scoscendimento del ciglio garantisce di per se la difesa. Dopo la torretta, la recinzione muraria antica prosegue verso le balze rocciose del versante sud-est con tratti conservati per due e tre filari in elevato fino a raggiungere la quota 890. Successivamente non sono conservate tracce di mura fino a Porta Flora data la presenza delle imponenti balze rocciose tuttavia, una modesta recinzione doveva sussistere su questo versante per delimitare l’abitato ed evitare scalate notturne.