Appalti e mazzette, l’inchiesta s’allarga

Starebbero emergendo responsabilità di personaggi di caratura regionale

Avezzano – Dopo le ammissioni dell’imprenditore di Penne, Sergio Giancaterino, sugli appalti pubblici truccati, che i magistrati inquirenti stanno valutando gli eventuali sviluppi. L’altro giorno la Procura di Avezzano (Pm Maurizio Cerrato e Roberto Savelli), ha presentato il ricorso in Cassazione avverso la decisione del Tribunale del riesame dell’Aquila di revocare gli arresti domiciliari al sindaco di Casacanditella, Giuseppe D’Angelo e dell’ex vicesindaco di Canistro, Paolo Di Pietro, arrestati nell’ambito dell’inchiesta Master List in merito a presunte tangenti e gare truccate nella pubblica amministrazione.

Come riportato dal quotidiano Il Messaggero, alla base del ricorso ci sarebbe l’erronea applicazione da parte del giudice del Riesame della sospensione dell’esercizio da un pubblico ufficio in sostituzione degli arresti domiciliari. L’applicazione di tale misura coercitiva – si legge nel ricorso – non potrebbe essere applicata agli uffici elettivi ricoperti per diretta investitura popolare.

Sul fronte delle indagini invece dopo il lungo interrogatorio dell’imprenditore Giancaterino, «che di fatto manovrava gli appalti ed elargiva mazzette», si prevedono sviluppi sul sistema di corruzione che oltre ad investire i comuni marsicani toccherebbe anche quelli teramani e pescaresi. Un interrogatorio lungo, a cui hanno partecipato anche gli avvocati difensori, Antonio Pascale e Leonardo Casciere, al termine del quale tra gli inquirenti c’era soddisfazione. Pare infatti che Giancaterino abbia dato elementi utili alle indagini non solo per quello che riguarda i capi d’imputazione che lo vedono coinvolto, ma anche per possibili allargamenti dell’inchiesta. D’altra parte fin dal primo giorno si è detto che i sette arresti e i sei indagati, dell’inchiesta Master List, sono stati solo l’inizio: in altri fascicoli stralciati ci sarebbero almeno una decina di ulteriori indagati, le cui posizioni sono al vaglio degli inquirenti.

Già nelle intercettazioni della Squadra Mobile dell’Aquila c’erano dei passaggi in cui si parlava di altri soggetti che avevano sempre dato una mano alla cricca ed è probabile che sia qui che gli inquirenti vogliono arrivare, convinti come sono che quelle della corruzione fosse un modus operandi diffuso. Tutti e 7 gli arrestati sono tornati in libertà dopo il ricorso al Tribunale del riesame. Intanto non si esclude che tutto il materiale sull’inchiesta venga inviato alle Procure competenti di Pescara e Teramo, dove appunto si sarebbero consumati i reati.

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