Il nome è fatto derivare da «pesco» (latino pessulus), che vuol dire «sasso, roccia, macigno» e da «serula» (diminutivo di sera, «sbarra per chiudere la porta»). (Cfr. G.ALESSIO-M.DE GIOVANNI). L’esistenza di Pescasseroli è documentata giá nel Xll secolo dalle Bolle di Pasquale II e Clemente III (che citano la chiesa di S.Paolo) e dal «Catalogo dei Baroni» (dal quale risulta che Pescasseroli, appartenente al feudo di Simone di Sangro, era stata da costui subinfeudata per una metá a Orrisio Borrello e per l’altra metá a un secondo Orrisio e a un certo Trasmondo).
Nel secolo successivo, i Sangro perdono tutti i loro feudi per decisione di Federico II; ma nel 1247 il papa restituisce loro i possedimenti confiscati, da Castel di Sangro a Pescasseroli, che successivamente passano in dote a Cristofaro d’Aquino, marito di Margherita dei Sangro, e quindi al marchese di Pescara Innico D’Avalos, marito di Antonella d’Aquino.
Dal XV secolo in poi Pescasseroli subisce il destino di gran parte delle localitá dell’Abruzzo montano, che vengono vendute e ricomprate e rivendute piú volte dagli stessi signori, finché, estintasi completamente la linea Sangro-D’Aquino, tutto il territorio (devoluto al fisco e messo all’asta) viene acquistato da un tale Antonio Sparano, che, alcuni anni dopo (nel 1647) lo rivende a Patrizio Vitale.
Dopo altre compravendite, il feudo viene acquistato da Francesco Antonio Tinassi di Anversa. Infine, nel 1705, esso diventa proprietá dei Massa di Sorrento dietro il pagamento di 15.760 ducati, e rimane a questa famiglia fino al 1806, anno di abolizione dei feudi. Negli anni immediatamente successivi il posto del feudatario viene preso da una potente famiglia borghese, i Sipari, ricchi armentari e proprietari di vaste estensioni di terre in Puglia.
Costoro, nel 1826, tolgono all’ex-barone anche il mulino e il cosiddetto «prato della Corte»; e, nel 1839, persino l’antica casa baronale, che essi fanno demolire, per poter costruire, al suo posto, un grande palazzo (ancor oggi esistente, e noto per aver dato i natali a Benedetto Croce), affiancato dalla cappella nobiliare dell’Addolorata. Anche se sospettati di aver contribuito alla diffusione delle idee carbonare, i Sipari riescono ad acquistare sempre maggiore potenza e ricchezza, imparentandosi con alcune tra le piú influenti famiglie d’Abruzzo: i Graziani di Villetta Barrea, i Ricciardelli di Pescocostanzo, i Cappelli di S.Demetrio e i Croce di Montenerodomo. La storia piú recente di Pescasseroli si lega da una parte alla crisi della pastorizia e dall’altra all’istituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo (istituito ufficialmente nel 1922) e allo sviluppo turistico della zona.
CENNI ARTISTICI
Da segnalare: l’armonico centro storico (danneggiato, ma non distrutto dal terremoto del 7 maggio 1984); i ruderi di un castello medievale; il palazzo Sipari (di cui si è giá parlato); alcune abitazioni di epoca rinascimentale; la chiesa dei Santi Pietro e Paolo (antica chiesa romanica, ricostruita dopo il terremoto del 1579 e restaurata dopo quello del 1915, tanto da recare l’impronta di piú stili diversi).Tra gli arredi sacri, sono da ricordare due madonne lignee del XIII secolo. Di un certo interesse è anche la chiesetta della Madonna del Monte Tranquillo, sita in prossimitá di un valico un tempo molto frequentato.