Pescina

Il nome viene da «piscina», vasca piena d’acqua o, anche, stagno, «luogo in cui si pesca». (Ch.DU CANGE). Tra le fonti piú antiche concernenti Pescina, ve n’è una di particolare interesse, citata dall’Antinori e risalente al 1120: vi si parla di Berardo, vescovo dei Marsi, cui era soggetta non soltanto la «Cittá Marsicana» (l’attuale S.Benedetto), ma anche le sue «ville» di Venere e Pescina. È importante notare come vi si parli di Pescina non come «civitas», ma semplicemente come «villa», ossia un agglomerato di case dipendente da una «civitas», che in quel caso era quella «Marsicana», residenza del Vescovo.
Di Pescina come «castello» si comincia a parlare, invece, verso la fine del XII secolo, quando essa viene nominata come tale in una Bolla di papa Lucio III (anno 1181) a favore della chiesa di S.Maria (sicuramente, S.Maria del Popolo, divenuta piú tardi chiesa di S.Berardo) e, sette anni dopo, nel «Catalogo dei Baroni», in cui Pescina è ricordata come «feudo di otto soldati», soggetto al conte Rainaldo di Celano.

Il Di Pietro scrive che questa nuova Pescina si sarebbe formata con l’aggregazione di alcuni casali attorno all’antica rocca, in seguito denominata appunto «Rocca Vecchia». Verso la fine del XIII secolo, sui ruderi dell’antica «rocca» viene costruito il nuovo castello, nel quale va ad abitare Rinaldo, barone di Pescina. Costui, peró, viene ben presto privato del feudo da Carlo I d’Angió, e tutto il territorio viene assegnato a Ugone Del Balzo, la cui famiglia era venuta direttamente dalla Provenza al seguito del Re di Francia.
Piú o meno in quest’epoca (sec. XIII-XIV), secondo Luigi Colantoni, Pescina si provvede di alcuni «Statuti», con i quali le vengono garantite le libertá e le immunitá municipali, pur continuando a vivere sotto le leggi feudali.
Di lì a qualche decennio, il vescovo dei Marsi si trasferisce dalla «Cittá Marsicana» a Pescina, facendo diventare quest’ultima effettiva sede diocesana della Marsica (anche se il trasferimento sará reso ufficiale solo nel 1580 con Bolla di Gregorio XIII).

Nel Seicento e nel Settecento, lo sviluppo edilizio è notevole: all’Episcopio e al Seminario si aggiunge la nuova fabbrica della chiesa cattedrale, quella di S.Maria delle Grazie; ai monasteri delle Clarisse e dei Conventuali si aggiungono quelli dei Silvestrini e degli Scolopi; entra in funzione persino una scuola superiore con corsi di filosofia e teologia; vengono creati un Ospedale e un Monte dei Maritaggi.

E da Pescina ormai dipendono, anche dal punto di vista economico, numerose localitá della Marsica, perché in Pescina si trovano i piú grandi proprietari della zona, esclusi naturalmente i feudatari: basti pensare alle numerose proprietá terriere del Seminario e della Mensa Vescovile e ai possedimenti dei baroni Tomassetti, dei conti Grassi, dei marchesi Mazzara, dei duchi Malvezzi, per comprendere quali e quanti interessi convergano ormai su Pescina.
Unica frazione Venere, lungo la statale 83 Marsicana. Pur rimanendo soggetta ai conti di Celano (nel 1591 viene venduta dai Piccolomini ai Peretti; quindi passa ai Savelli, da questi ai Cesarini, infine agli Sforza e agli Sforza-Bovadilla), Pescina gode di una certa autonomia, costituendo baronia a sé; e da essa dipendono direttamen-te, per gli atti amministrativi e il pagamento delle «terze» baronali, i paesi di Aschi, Bisegna, Cocullo, Gioia, Lecce, Ortucchio, Sperone e S.Sebastiano.

Sul finir del secolo, per salvarsi dall’occupazione francese del 1799, Pescina vive un momento di anarchia, con il tragico episodio del «massacro» del 7 febbraio di quell’anno, quando vengono uccisi dalla folla in tumulto i filo-francesi Vincenzo e Giuliano Ferrante e il «duchino» di S.Candida. Anche l’Ottocento è un secolo di dolorose traversie per Pescina, la quale — oltre a vedersi conteso da Avezzano il ruolo di «capoluogo» della Marsica — deve accogliere, dal 1861 in poi, distaccamenti speciali di truppe piemontesi e garibaldine, adibite alla «repressione del Brigantaggio», con l’inevitabile trasformazione in caserme non solo di edifici pubblici, ma anche del Seminario e della vecchia chiesa di S.Giuseppe.

Il terremoto del 1915 (con gravi danni e centinaia di vittime anche qui) determina il trasferimento definitivo della Diocesi da Pescina ad Avezzano, provocando la violenta protesta dei pescinesi. Contemporaneamente, si accentua un altro motivo di crisi e di conflittualitá: quello, cioè, del contrasto con la frazione di S.Benedetto per l’affitto delle terre del «Bacinetto» nel Fucino.
Le vicende successive alla seconda guerra mondiale (distacco di S.Benedetto, partecipazione alle lotte del Fucino e allo «sciopero a rovescio» contro Torlonia) non sono altro che gli ultimi anelli della tormentata vicenda storica di Pescina.

CENNI ARTISTICI

Gravemente colpita dal terremoto del 1915, Pescina conserva molto poco dell’antico abitato. Tuttavia, sono ancora degni di attenzione i ruderi di un fortilizio medievale e la loggia della casa del cardinal Giulio Mazzarino, la chiesa di S.Antonio (S.Francesco) e la stessa cattedrale di S.Maria delle Grazie (tardo-rinascimentale, con portico anteriore a cinque arcate e doppio ordine di finestre), un’originale fontana pubblica sita alla destra del fiume e il settecentesco palazzo Malvezzi. Tra le costruzioni moderne: il Museo Mazzarino.
Nella frazione di Venere, tre torri duecentesche, una sola delle quali ancora in piedi, povere reliquie di un poderoso recinto difensivo.

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