Il nome deriva da loya, da lovia, località dedicata a Giove. (Cfr.L.COLANTONI). “La ragione del nome sarà la stessa che per Gioia del Colle, Gioia Tauro, Gioia sannitica, Gioiosa lonica”. (W.CIANCIUSI). Il nome appare giá in documenti del XII secolo per indicare un centro abitato posto in alto, a circa 1400 metri s.l.m. (attuale Gioia Vecchio).
Piú tardi i suoi abitanti si trasferirono in basso, in localitá Manaforno. Tale spostamento, che il Febonio fa risalire al X secolo, in realtá avvenne molto piú tardi, quasi sicuramente verso la fine del XVI secolo; e solo nel Settecento Manaforno cominció ad acquistare dimensioni e importanza di vero e proprio centro abitato, divenendo l’abituale luogo di residenza dei Gioiesi (almeno durante il periodo invernale).
In Gioia si trovavano, nel passato, numerosi «locati», ossia ricchi proprietari di greggi e armenti, ”che testimo-niano — secondo il Palozzi — la larga incidenza dell’attivitá pastorizia nell’economia della popolazione locale”. Una ricchezza, questa della pastorizia, che si protrae anche dopo il 1806, allorquando la popolazione di Gioia acquista la frazione di Sperone, ma anche (dal 1948) quella di Casali d’Aschi, staccatasi dal Comune di Ortona dei Marsi. Distrutta quasi completamente dal terremoto del 1915 (vi furono circa tremila morti), Gioia oggi è risorta completamente e appare una cittadina moderna e dinamica, pur presentando un flusso migratorio ancora notevole e un decremento demografico, dovuto a difficoltá economiche e occupazionali.
CENNI ARTISTICI
In Gioia Vecchio, chiesa di S.Maria Nuova (rinascimentale e a croce greca, ricostruita dopo il terremoto e restituita alle sue forme originarie); altra chiesetta, con portale del 1369; una monumentale Fonte Vecchia, dalle severe forme barocche. Nella frazione di Sperone: una torre recintata, simile a quelle di Aielli e Collarmele.