San Giovanni
(San Giovanni Vecchio)
Santa Restituta
(Santa Restituta)
San Francesco
(Balsorano)
LE METE DELL’ITINERARIO
San Giovanni in San Giovanni Vecchio
La chiesa medievale di San Giovanni, citata per la prima volta nel 1308 e detta in Valle Sorana, a metà dello stesso secolo prese il nome di S. Giovanni de Cillibus e divenne una collegiata con la dipendenza montana, grancia, di S. Elia.
Alla base del campanile é murata una base votiva del III-II secolo a.C. con dedica votiva della locale famiglia italica dei Gavii al dio Ercole, iscrizione votiva che documenta nelle vicinanze l’esistenza di un santuario italico-romano.
La chiesa presenta nell’interno, oltre a colonnine e interessanti fregi di scuola benedettina duecentesca, i resti ossei del santo lirino Deodato segnalati da una formella in pietra raffigurante il santo abbate mitrato ed aureolato con pallio e superiore iscrizione gotica Deodatus (secolo XIV).
Santa Restituta
Ai margini orientali dell’attuale abitato di Santa Restituta (fraz. di San Vincenzo valle Roveto), e sul luogo dell’abitato dell’antica necropoli, si può vedere la Chiesa di Santa Restituta di Morrea di cui si ha documentazione a partire dal X secolo (972 d.C.).
Atterrata dal terremoto del 1915 è stata ricostruita nel dopoguerra. Nella Cripta della Chiesa, in un arcosolio, vi è un bel frammento di affresco riportato alla luce nel 1974, databile nel XII-XIII, raffigurante Santa Restituta (Retituta) e riferibile ad un artista locale ancora legato ai moduli bizantineggianti. Notevole la Via Crucis “esposta” all’interno della Chiesa.
San Giovanni In Balsorano
L’attuale Convento era stato costruito simmetricamente in tutte le sue parti.
Aveva uno slanciato, spazioso ed arioso chiostro con colonne di pietra tutto di un pezzo e cisterna al centro. A sinistra dell’entrata principale ed al pian terreno, con finestre prospettanti al sud, vi erano i seguenti vani: camera detta del terz’ordine ( in origine fuoco comune per i forestieri), di prospetto a questa, camera con refettorietto per i garzoni; appresso venivano il forno, la canova ed ante canova, il granaio con sottostante cantina.
Ad ovest il refettorio, però, per la sua posizione e grandezza non corrispondente all’assieme del fabbricato. Staccato da un piccolo corridoio lo seguiva la cucina ed ante cucina con altri due grossi vani adibiti come dispensa e mettevano ad altri due vani occupati uno come carboniera e l’altro come legnaia con uno stanzino per carniere nonché un altro piccolo vano dove vi era il cesso.
Nella stessa cucina vi era una cistericola per uso del cuoco alla quale veniva l’acqua per mezzo di un canale dalla cisterna del chiostro. Al lato nord della cucina, andando verso la chiesa, vi si trovavano il fuoco comune, la legnaia, un ammazzatoio, con altri due vani che si utilizzavano per riporvi gli oggetti della chiesa perché attigui alla porta del coro. Per accedere al piano superiore vi erano due gradinate; la principale, dirimpetto alla porta d’ingresso, era composta da due rampe, assai comoda, spaziosa ed ariosa. Alla sommità di questa scala esisteva una loggetta che guardava al lato nord da un lato e dall’altro la loggia grande per la quale si accedeva al coro superiore, all’organo ed al corridoio dei sacerdoti, nonché al corridoio dei fratelli laici.
L’altra gradinata, più stretta e quasi buia, trovavasi accosto alla cucina ed al refettorio ed alla sommità comunicava con la cappella, corridoio grande, noviziato e cessi. Il secondo piano aveva tre corridoi con camere a destra e a sinistra, oltre due quarti piuttosto moderni; in tutto il convento disponeva di quaranta camere abitabili e ben arieggiate. Tanto a nord che a ovest il convento era separato dagli orti, da due cortili esterni. A nord, poi, vi erano due stalle resesi inservibili da molto tempo perché prive del tetto ed un gallinaio e vi si accedeva dal portone detto dell’asino. Ad ovest altre due stalle e pagliaio e vi si accedeva per la porta grande dell’orto, la quale comunicava anche col lavatoio ed orto S.Giovanni….