STORIA DEL CARSEOLANO (il confine tra Riofreddo ed Oricola)

Per dimostrare che nel passato non sempre tra gli abitanti di Riofreddo e quelli del confinante paese di Oricola intercorsero buoni rapporti, Bartolomeo Sebastiani (1) riporta un episodio che si svolse nel 1518 (2). In quell’anno i Riofreddani si trovarono nella dura necessità di dover prendere la decisione di ricorrere alle armi, per affermare le proprie ragioni contro gli Oricolani che avevano occupato alcune frange del loro territorio, dopo che tutti i tentativi per una soluzione pacifica della vertenza erano risultati vani. L’Autore riferisce come la notizia di imminenti cruenti disordini fu fatta conoscere al contestabile Fabrizio Colonna, che si trovava in Napoli e come questi subito ordinasse al suo Uditore Generale, Bernardino de Amicis, di recarsi in Carsoli al fine di ovviare a ciò che ne poteva nascere.

Giunto sul posto il de Amicis con la forza e con l’autorità richiamò nell’antico confine gli usurpatori. Un documento allegato ad una causa svoltasi nel Settecento (3) riporta, in copia autentica (4), una serie di atti che si riferiscono ai fatti sopra descritti dal Sebastiani e che ci permettono così di arricchirli, e, forse, di interpretarli più correttamente. Il primo atto è costituito da una lettera patente scritta di mano propria da Fabrizio Colonna e inviata al Magnifico Auditori Nostro carissimo Domino Bernardino de Amicis Regni Siciliae Magnus Contestabilis (5). In essa il Colonna, dopo aver salutato il de Amicis (6), afferma che gli sono giunte notizie (=intendemo) che tra l’Università di Oricola e quella di Riofreddo erano sorti dei profondi contrasti i quali, se non prontamente risolti sarebbero senz’altro sfociati in scontri armati.

Per tal motivo ordina al de Amicis: cavalcherete incontinente e vedrete portarvi qualche buon mezzo che quieti l’una e l’altra parte senza recare pregiudizio ad alcuna delle due parti. Il secondo atto è costituito da una clausola posta a termine dei provvedimenti (non riportati) presi dal de Amicis (7), che si firma come Auditor et Commissarius, e che stabilisce che acciò durante detto beneplacito non nasca più, come nelle predette differenz e, conforme per il passato e (sic) andato, che di tante di ciascuna nessuna scrittura ritrovasi, volemo e per la presente commettemo a l’infrascritto Notaro Gio. Battista della Scurcola mio attuario delle dette cose faccia propria patente, con suo solito signio, in presenza delli infrascritti Testimonii, quali li sottoscriveranno colla sottoscrizione di nostra propria mano, e con il nostro solito, e parvolo sigillo, volendo ed ordinando che delli sudetti e ciascheduna delle dette Università per sua cautela se ne deve una (8).

Nel terzo atto (9), infine, Fabrizio Columna Dux Taliacozii Regni Siciliae Magnis Contestabilis, comanda ai Massari, all’Università, agli uomini delli castelli nostri di Oricola e di Riofreddo, sotto la pena di mille ducati, l’osservanza delle decisioni prese dal de Amicis, specificando che questo comportamento non pregiudicherà affatto le ragioni dell’una e dell’altra parte né tantomeno gli eventuali danni procurati, che quelle e questi saranno con giustizia presi in considerazione da lui stesso alla venuta nostra. Il Colonna termina poi ordinando al Governatore nostro di Carsoli, per quanto ami il nostro servizio [di] fare intimare le sue decisioni e quelle del de Amicis all’una e all’altra parte. Per capir meglio poi i fatti occorsi in quell’anno 1518 è opportuno, a questo punto, specificare come allora Riofreddo fosse possedimento di Fabrizio Colonna duca della confinante ducea di Tagliacozzo (cui faceva parte la baronia di Carsoli e quindi Oricola). Fabrizio era subentrato nei diritti su questo Castello nell’anno 1503 e cioè alla morte di suo fratello Giovanni che, a sua volta, li aveva ereditati dalla moglie Giovanna, anch’essa Colonna, figlia di Giovanni Andrea del ramo proprio dei Colonna di Riofreddo (10).

Bisogna poi notare come, sicuramente, il Governatore di Carsoli avesse la giurisdizione diretta su tutta la baronia e quindi anche su Oricola, ma legalmente nulla era la sua autorità sul feudo di Riofreddo nel quale esisteva uno specifico Governatore, un proprio Statuto e che, cosa più importante, faceva parte di un altro Stato. Infine è da tener presente che i problemi confinari tra Riofreddo ed Oricola non si esauriscono con questo episodio che, d’altronde, non fu neanche il primo. Di essi ne parla anche G. Presutti in uno studio da lui mai pubblicato e dal titolo: Circa una zona contesa della macchia di Oricola (riportato per intero nel 1988 da R. Caffari in Appunti e memorie per una storia minima o intima dell’antica Comunità di Riofreddo, Roma 1988). Qui l’autore però tratta solo degli eventi che interessano Riofreddo e che occorsero nei secoli XVIII e XIX, tralasciando tutti i precedenti storici, e solo inquadrando il problema nella più ampia regolamentazione dei confini tra lo stato pontificio e quello napoletano. La storia poi della demarcazione dei confini tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio è stata recentemente affrontata da A. Farinelli e A.T. D’Arpino (v. oltre).


NOTE

1) B. SEBASTIANI, Memorie principali della terra di Roviano, a cura di Michele Sciò. Edizioni Lumen, Pietrasecca di Carsoli 2001.
2) Nell’analizzare i rapporti che i Riofreddani ebbero con gli altri confinanti l’Autore sostiene che anche con Arsoli furono piuttosto tesi e a riprova di ciò, riferisce alcuni fatti accaduti nel 1756 che poi si ricomposero nel cosiddetto Trattato di S. Giorgio (vedi G. ALESSANDRI, Il Trattato di San Giorgio, in Ricerche studi informazioni della Società Riofreddana di Storia Arte e Cultura, n. 13, ottobre 1989). Al contrario il Sebastiani ritiene che buoni furono i rapporti che Riofreddo ebbe con gli altri confinanti, vale a dire con i rovianesi, i cinetesi e i vallinfredani. Asserzione quest’ultima che non mi sento del tutto da condividere in quanto certamente questi non furono così tesi come quelli che ebbe con Oricola e con Arsoli, ma tuttavia non furono del tutto idilliaci. Basterà ricordare per quanto riguarda Vallinfreda i problemi confinari e quelli che nascevano per l’utilizzo della acque della fonte degli Staffari e per quanto riguarda Cineto e Roviano i problemi legati alla via Valeria.
3) Illustrissima Congregatione Particulari a Sanctissimo Deputata RR.PP.DD. Gavotti, Malvasia, Quarantotto, Cioja et Priucca. Tiburtina pro Ill.ma Communitate et Hominibus Terrae Rivifrigidi. Summarium, Romae 1790.
4) Ita est Emmanuel Orati Notarius Publicus.
5) L’atto è datato: Neapoli die decima Martii 1518.
6) Magnifico Bernardino Salutem.
7) L’atto porta la data 14 aprile 1518 e reca come luogo la Rocca della Botte.
8) Purtroppo nulla rimane del beneplacito come dei precedenti che già allora si lamenta mancanti.
9) Datato Napoli 1 Maggio 1518. 10) Per la storia di questo ramo dei Colonna v. il mio articolo I Colonna di Riofreddo in Il foglio di Lumen, miscellanea n. 3 (luglio 2002), che riporta gli studi di G. Presutti pubblicati negli Atti della Società Romana di Storia Patria, anni 1909, 1910, 1912.
Testi di Gabriele Alessandri

Ricettività e servizi