In tanti territori durante il medioevo si manifesto la tendenza per le costruzioni quadrilatere, piuttosto che per le rotonde. L’Abruzzo, come scrive C. Perogalli in una interessante esposizione sulle tipologie delle fortificazioni in Abruzzo, adotto tutte e due le soluzioni. Esiste un esempio addirittura singolare che possiamo riscontrare nel territorio marsicano: la torre di Trasacco (1). Essa, integra nella sua consistenza, costituisce un esemplare antico nella regione per essere quadrata nella parte inferiore e cilindrica in quella superiore.
C’e chi avanza l’ipotesi di incertezze nella scelta della fase iniziale per giungere infine ad una soluzione mista. Non e da escludere l’eventualità di costruzione avvenuta in due tempi distinti. Un altro caso singolare lo riscontriamo nella integra torre di Aielli (2), edificata da Ruggiero, conte di Celano, nell’anno 1356, come risulta dall’iscrizione posta su una finestrella del primo piano. La torre si presenta cilindrica all’esterno e ottagonale all’interno. Sempre secondo il Perogalli si tratto di una raffinatezza del progettista, il quale probabilmente era un esperto di architettura colta dal momento che il vano deposito e coperto da un soffitto ad ombrello eseguito con otto spicchi separati da costoloni che poggiano su piccole mensole. Di particolare interesse e anche la torre di Collarmele (3). Il paese, come e noto, andò completamente distrutto a causa del sisma del 1915. Rimase indenne la torre cilindrica in pietra la cui costruzione e fatta risalire all’epoca dei conti Berardi, mentre lo storico marsicano Andrea Di Pietro sostiene che la sbarra che si puo notare nello stemma posto sull’ingresso sopraelevato ne determina l’epoca longobarda.
In qualunque modo la grande Gastaldia dei Marsi (4), da principio soggetta alla sovranità dei duchi Franco-Germani, elevata a Contea, venne munita tutta intorno da insediamenti difensivi per la protezione delle popolazioni terrorizzate dalle scorrerie dei Saraceni (5) e dai saccheggi degli eserciti che dal nord scendevano nella penisola per il ristabilimento dell’autorità imperiale. Ancora oggi possiamo notare castelli e torri nello sfondo naturale dei monti (quelli non restaurati dopo il terremoto del 1915 sono in uno stato di deperimento inarrestabile): essi stanno li a testimoniare storie remote sussurranti vicende drammatiche. L’antica struttura difensiva di monte Girifalco, posta tra la Valle della Nerfa e i Piani Palentini, ridotta ormai a un mucchio di sassi che conferiscono a questo luogo un aspetto squallido, la rocca di Scurcola, il castello di Alba Fucens, dove pericolose crepe corrono lungo le possenti mura, ne sono la prova più tangibile.
Per non parlare poi delle antiche torri di Ovindoli e di Luco, di cui sono rimaste soltanto le tracce storiche. E ancora le torri di Venere e di Sperone: la prima posta su un grande costone di roccia, la seconda eretta nella parte alta che sovrasta il paesino ormai spopolato. A tale riguardo torna utile consultare la pregevole schedatura analitica curata da G. Chiarizia, Presiaente della Sez. Abruzzo dell’Associazione Italiana per i Castelli, da cui risulta non soltanto la consistenza, ma anche la proprietà, l’utilizzazione, il vincolo, il primo impianto e l’aspetto dei castelli, delle torri e dei borghi fortificati in Abruzzo. E nella Marsica e rilevante il patrimonio castellano (6).
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