LA DIOCESI (profilo storico della Diocesi dei Marsi)

Nemmeno allora l’iniziativa degli Avezzanesi riuscì ad ave-re un seguito, così come non lo ebbe un quarto tentativo, compiuto al momento della nomina di mons.Francesco Giacci nel 1904. «Con la nomina di mons.Giacci», sono sempre parole di Domenico Scipioni, «si risveglió negli Avezzanesi il desiderio del trasferimento della sede episcopale da Pescina ad Avezzano. Il Sindaco del tempo nel presentare il compiacimento per la elezione e gli omaggi della cittadinanza, scriveva anche: — […] e poiché V. E., per i suoi meriti speciali ha ottenuto dal sommo Pontefice la concessione di poter risiedere sei mesi dell’anno fuori dell’attuale sede, mi voglio ancora augurare che le piaccia dare la preferenza a questa nostra cittá. Nella quale se non avrá grandi vantaggi materiali, troverá certo l’ospitalitá di una popolazione devota, buona, laboriosa. E presentandosi l’occasione non verrá meno in noi la buona volontá di fare tutto quanto possa riuscirle di gradimento» (7).

La risposta del Vescovo, immediata e cortesissima, rivelava peró le preoccupazioni del Presule, tali da imporre un comportamento «circospetto e prudente» (8). «[…] Innanzi tutto», scriveva mons.Giacci, «si deve togliere anche il menomo colore di rivalitá ed animositá contro Pescina, la quale desidera ad ogni costo di conservare il possesso della sede vescovile. Inoltre in antecedenza é necessario provvedere una decorosa abitazione al Vescovo, ed anche un locale conveniente per un eventuale trasferimento del Seminario. La cosa, siccome vede, non é indifferente, molto piú che la Mensa Vescovile non puó in alcuna proporzione concorrere a tali spese, poiché le sará noto, che appena basta al mantenimento del Vescovo. Come si puó rimediare a tutto questo? Dalla mia parte le posso dire solamente che prima debbo prendere possesso della Diocesi, e quando saró sul posto, esamineró con maturitá la cosa; e se sará possibile favorire la cittá di Avezzano, lo faró con vero piacere. […]» (9).

«Intanto alcuni parroci e sacerdoti della Diocesi avanzarono domanda al Comune di Avezzano per la cessione del monastero di S.Caterina; e nel mese di dicembre una commissione di cittadini avezzanesi, accompagnati dal nuovo Vescovo, si recó all’udienza pontificia» (10). I Pescinesi, saputo quanto si stava tramando ai loro dan-ni, organizzarono festosissime accoglienze al Vescovo e, il 17 dicembre 1904, al banchetto ufficiale partecipó tutta la cittadinanza. In questa occasione «furono pronunciati discorsi in massima parte allusivi alla stabilitá della sede episcopale in Pescina e alla vana pretesa di quelli che desideravano trasferirla altrove. Il Vescovo, nel ringraziare il Capitolo, il Sindaco e tutti i Pescinesi della eccezionale accoglienza fattagli, dichiaró che la sede episcopale sarebbe rimasta in Pescina. E così finì tutto e non si parló piú di trasferimento, fino alla venuta del successore mons.Bagnoli, che di persona prese possesso della Diocesi il 4 giugno 1911» (11).

Il nuovo vescovo si rese subito conto che ormai non era piú differibile il trasferimento nel centro piú importante e co-modo della Marsica. Dopo una fitta corrispondenza con Roma, il 12 dicembre 1914 (esattamente un mese prima del terremoto) egli ricevette una lettera dal cardinal De Lai, Segretario della Sacra Congregazione Concistoriale, il cui tenore era il seguente: «Avendo dovuto riferire al S.Padre sullo stato della dio-cesi dei Marsi, e sugli inconvenienti che presenta la sede in Pescina, eccentrica per la maggior parte dei diocesani e di difficile accesso, di modo che molti sacerdoti per vedere il Vescovo debbono spendere molto ed occupare due giorni di tempo, mentre che Avezzano sarebbe centrale, commoda per l’incrocio delle ferrovie, e per il disbrigo di tanti altri affari anche civili, Sua Santitá ha trovato che sarebbe opportuno che la S.V. Rev.ma — pur conservando l’attuale sede vescovile in Pescina — trovasse modo di avere in Avezzano un piccolo appartamento, dove recarsi settimanalmente per ricevere i sacerdoti, e da quel luogo centrale sbrigare piú sollecitamente gli affari» (12).

Il card.De Lai, d’altro canto, suggeriva al Vescovo di pro-cedere «con minor appariscenza ad evitare urti in Pescina». Ma la sua lettera non poté avere esito, perché di lì a trenta giorni esatti tutta la Marsica veniva distrutta dal terremoto.
Da Tagliacozzo, dove aveva stabilito la residenza provvisoria, il Vescovo volle ormai risolvere in tempi brevi il problema: si trattava o di ricostruire Episcopio, Seminario, Cattedrale di Pescina, rinunciando definitivamente all’idea del trasferimento; o di iniziare le pratiche perché i contributi dello Stato potessero essere utilizzati per la costruzione dei nuovi locali in Avezzano.

Forte dell’appoggio della quasi totalitá del clero marsicano (da tutte le foranie, esclusa quella di Pescina, gli giunsero lettere di solidarietá), sollecitato dalla stessa Giunta Diocesana dell’Unione Popolare fra i Cattolici d’Italia, il Vescovo scelse questa seconda strada, determinando di conseguenza l’immediata reazione della popolazione di Pescina. Alcuni rappresentanti del Comitato cittadino tentarono di essere ricevuti dal Santo Padre Benedetto XV, il quale peró, tramite il cardinal De Lai, fece sapere che li avrebbe ascoltati solo se si fossero presentati insieme con il loro Vescovo (anno 1916) (13). La situazione ben presto precipitó: il giorno 11 marzo 1917 — come scrisse il Vescovo — «tutta la popolazione si sollevó e con mano armata fece fuggire i miei familiari, cioé il Pro-Vicario, un Canonico, il Cancelliere ed un Religioso […], i quali erano andati, dietro mio incarico, a ritirare la mia roba personale e portarla alla stazione per spedirla qui a Tagliacozzo. A furia di popolo, giacché gran quantitá di roba era giá stata portata alla stazione e giá chiusa nei vagoni, fu riportata tutta in Pescina e posta sotto sigilli, per ordine, si disse, del Fondo Culto» (14).
Tutti i tentativi, fatti successivamente da volenterosi, per risolvere pacificamente la vertenza, fallirono miseramente.

Il Sotto-Prefetto dottor Severini fu costretto ad intervenire personalmente, trovandosi ormai «nella necessitá di dover provvedere alle esigenze dell’ordine pubblico» e non potendo, pertanto, «precisare a V.E. se e quando mi sarebbe possibile disporre quella tutela che la E.V. domanda per la remozione (dei sigilli) e la restituzione che la E.V. desidera» (15). Il braccio di ferro tra Vescovo e Pescinesi si protrae per alcuni anni. Nel 1922, il Comitato per la difesa di Pescina diffonde, a proprie spese, un opuscolo a stampa, di ben 13 pagine, intitolato Per la Sede Episcopale e pel Seminario di Pescina — L’antica Sede della Cattedrale, dell’Episcopio, del Seminario dei Marsi. Il sottotitolo è ancora piú significativo: Tentativi del vescovo Bagnoli per trasferirla ad Avezzano — Resistenza della popolazione di Pescina (16).

In questo opuscolo vengono confutate tutte le ragioni addotte dal Vescovo, e viene giustificata la violenta reazione dei Pescinesi, frutto di «uno scatto di amore deluso, di ansie separate, in uno di quei movimenti di folla, che vanno peró guardati con occhio di grande misericordia, perché diretti alla difesa di un grande bene morale». La folla, dunque, scende in piazza, «si aduna senza distinzione di parte, di ceto, di etá, di sesso, in pubblico comizio e delibera la chiusura violenta delle chiese». E l’opuscolo si conclude con toni altamente minacciosi: se l’ultima speranza dovesse crollare — vi si legge — Pescina «non potrá essere piú trattenuta nella via delle violenze, dei disordini pubblici, degli odIl inestinguibili, dei risentimenti profondi tra le due piú importanti cittá della Marsica».

Ma ormai il Vescovo, irremovibile, va avanti per la sua strada. Il 20 gennaio 1923, su «L’Idea Abruzzese» — un settimanale radical-progressista edito a Castellamare Adriatico — viene pubblicata una veemente «Lettera aperta a S.E.Monsignor Pio Bagnoli», nella quale si accusa, tra l’altro, il Vescovo di aver preferito Avezzano a Pescina, perché questa è soltanto una povera cittá «senza tetto e senza pane», mentre Avezzano è una «bella e sensuale cittá marsa» (17). Ad ogni modo, dopo la Bolla di papa Pio XI, il vescovo mons.Bagnoli considera chiusa per sempre la questione, cosa che non riesce a fare Pescina, il cui risentimento avrá ancora a manifestarsi in piú occasioni, per motivi apparentemente estranei al problema vero. Centro dell’opposizione diverranno le Confraternite, fino al loro scioglimento, decretato dallo stesso mons. Bagnoli nel 1938 (18).

Oggi la diocesi dei Marsi ha superato le difficoltá del passato ed è riuscita a risolvere molti dei numerosi problemi che si erano presentati nel corso della sua lunga storia. Dopo Pio Marcello Bagnoli, si sono succeduti alla sua guida i vescovi Domenico Valeri, Vittorio Ottaviani, Biagio V. Terrinoni, Armando Dini, Angelo Lucio Renna. Ed è stato mons. Terrinoni a sollecitare ed ottenere nel 1985 la visita di S.S.Giovanni Paolo Il a Telespazio e alla Cittá di Avezzano. È stato questo un grande avvenimento rilevante sul piano storico e spirituale, ma anche il riconoscimento dell’importanza che rivestono oggi, nel campo delle comunicazioni e del dialogo fra gli uomini di tutto il mondo, Telespazio e la Marsica.


NOTE

7) D.Scipioni, Cenni storici della diocesi dei Marsi, appunti manoscritti, in Archivio Parrocchiale (Parrocchia S. Lucia) di Magliano dei Marsi. (In fotocopia, tali appunti sono anche conservati in ADM, C/96/2398).
8) D.Scipioni, cit.
9) Ivi.
10) Ivi.
11) Ivi.
12) ADM, C/94/2347.
13) ADM, C/95/2363 (lettera del 4 marzo 1916).
14) ADM, C/95/2372 (lettera del 6 novembre 1917).
15) ADM, C/95/2372 (lettera del 5 ottobre 1917).
16) ADM, E/9/768.
17) ADM, E/9/770.
18) ADM C/97/2448 (corrispondenza varia circa la questione dello scioglimento delle Confraternite del SS.Sacramento e di S.Berardo di Pescina).
Testi del prof. Angelo Melchiorre

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