LA DISPUTA SUL COGNOME

Tratto dal libro “Mazzarino”
( Testi a cura di Don Vincenzo Amendola )

(Storici italiani e francesi per molti anni si sono “scontrati” sulla questione del cognome di Mazzarino. Riportiamo di seguito la polemica come si svolse negli anni 1970-1971, tratto da materiale e giornali d’epoca.). Il discorso che si è ripreso intorno alla persona e alle cose del Cardinale, in seguito al munifico gesto dell’ing. Rancilio, ha ridestato la polemica sul “cognorne” del grande Statista. Si deve scrivere:

“MaZZarinO” o “MaZZarinl”? “MaZarinO o “MaZarinl”?

Per imparzialità e anche perché si abbia sottocchio l’argomentazione prodotta nei diversi interventi, in proposito, riporto testualmente tutto quanto è stato detto dagli interlocutori d’oggi, più quello di qualcuno dei tempi passati. Ecco, gli argomenti in ordine cronologico.

Rosato SCLOCCHI: “Scrivo Mazarini, non Mazzarini, come scrivono alcuni stranieri, neppure Mazzarino come si è inciso nella lapide commemorativa della casa ove nacque, ed è detto dai più tra coloro che scrissero di lui, attenendomi all’autorità del Bozzoni, il quale tenne sott’occhi molti documenti autografi del cardinale, che mostrano nella prima gioventù da Giulio usato il cognome di Mazzarini e che di poi prelato e cardinale si sottoscrisse sempre Mazarini. Così, infatti, lo stesso Bozzoni lo fa vedere sottoscritto nella copiosa corrispondenza da lui avuta col cardinale Barberini; e Mazarini fu sempre il cognome usato dal padre di lui, come appare, tra le altre scritture, in
sette lettere da questi dirette al capitolo della cattedrale di Pescina, nel cui archivio si conservano.” (anno 1914)

Remo PALLADINI: “Sono un concittadino di Mazzarini… E’ in mio possesso, un prezioso libricino dal titolo “Epilogo de’ dogmi politici secondo i dettami rimastine dal Cardinale Mazzarino, dal latino nell’italiano idioma, umilmente trasportati, dedicato all’Ill.mo ed Ecc.mo sig. Barone Ferdinando Torriano De Tassis ecc.” stampato in Colonia per Gio. Sebilla. 1698 con Lie. De’ Sup. In detto libro è inserito un prezioso manoscritto, redatto da Salvatore Canonico Teologo Biondi di Pescina, intitolato: Dogmi politici e Vita Compendiata del Cardinale Mazzarini, con breve notizia d’alcuni uomini illustri della Città di Pescina. A pagina XIII è riprodotto l’atto di battesimo del Mazzarini: DIE 14 JULII 1602 JULIUS RAIMONDUS FILIUS PETRI MAZZARINI PALERMITANI, et Dominae HORTENTIAE BUFALINI CIVITATIS ROMAE EJUS UXORIS, BAPTIZATUS EST A ME D. ‘PASCHUALE PIPPI, EUMQUE DE SACRO FONTE BAPTISMATIS SUSCEPIT CI-HAR/MA OBSTETRIX CIVITATIS PISCINAE, ET IN FIDEM – EGO PASCHALIS PIPPI. – Segue a pag. XIV il N. B. (nota bene) Schedula antedicta servatur in Archivio Capituli Ecc/ma Catholis, extracta a Libris Parociae Rev/mo Canonico Curato LURETO DE BLASIIS MARINI, sub die 12 augusti 1663. Se con l’atto di battesimo, quivi trascritto, può ben dirsi risolto il problemino della doppia Z, è lo stesso atto sufficiente a derimere il dubbio se debba dirsi e scriversi MAZZARINI e non MAZZARINO”? (15 agosto 1970)

Lamberto MOSCARDELLI ” … rimetto copia dell’atto di battesimo del nostro Cardinale, ricavato dal libro francese – Les nieces de Mazarin – di Amedeo Renef, edizione Didod frére fils: DIE XIV JULII 1602, JULIUS RAYMUNDUS, FTLIUS PETRI MAZZARINI PALERMITANI ET DOMINAE HORTENSIAE, EIUS UXORIS, BAPTIZATUS EST A ME DOMINO PASCHALE PIPPI, EUMQUE DE SACRO FONTE BAPTISMATIS RECEPIT CHRISTINA, OBSTETRIX CIVITATIS PISCINAE. Come noterete Mazzarino dovrebbe essere scritto con due Z, quindi l’arduo compito si può dire superato” – (15 agosto 1970).

Giuseppe BUCCELLA “…Uno dei più provveduti storici francesi, Auguste Baillj, cui si deve la più puntuale e aggiornata biografia del Cardinale, scrive che alcuni storici fanno nascere il padre a Palermo altri nella borgata Mazzaro: comunque Pietro Mazzarino o Mazzarini era siciliano, ed il problema se il cognome sia da scrivere con una o due zeta è di relativa importanza e sorge invece la questione del Mazzaríno o Mazzarini. Sulla lapide commemorativa che il consiglio Comunale di Pescina fece murare nella Loggetta quattrocentesca sul corso del Giovenco – e che rappresenta, oggi, l’unico resto della Casa rimasta dopo il crollo causato dal terremoto del 13 gennaio 1915 – è scritto Mazzarino. Nei registri dei battezzati della Cattedrale di S. Maria delle Grazie di Pescina è riportata, in data 12 agosto 1665, copìa dell’atto orìgìnale di colui che doveva un giorno debellare la Fronda ed avviare la Francia al suo nuovo glorioso destino: “Die 14 IULIJ 1602 Julius Raimondus filíus domini Petri Mazzarini Palermitani et D.ae Hortentiae, cius uxoris baptizatus est a me domino Paschale Pìppì, eumque de sacro fonte suscepit Christina obstetrix civitatis Piscinae…”ecc. – Qualcuno potrà affermare che non si tratta dell’atto originale, ma di una copia, tuttavia lo storico Marso Rosato Sclocchí ci assicura che don Lorenzo De Blasiis canonico – curato della Cattedrale di Pescìna, temendo un deterioramento dell’atto originale, pensò a farne fare una copia che, fatta autenticare da un notaio, inserì poi nel nuovo registro dei battezzati.Egli ritiene che il vero cognome sia quello di “Mazarini” e tale certezza gli deriva dagli studi effettuati da Augusto Bozzoni su documenti autografi del Cardinale che, nella prima giovinezza usava il cognome di Mazzarini (due zeta) che poi cambiò in “Mazzarini” (una zeta) come aveva già fatto il padre allorquando il figlio divenne prelato e poi ebbe la porpora.
Benedetto Croce, invece, in Vita morale italiana del seicento” scrive “Mazzarino”. Da una lettera a Gastone d’Orleans, fratello o di Luigi XIV, che pubblichiamo in copia fotostatica, appare che il Cardinale firmava “Mazarini” (una sola zeta). E lo stesso si legge in un libro stampato a Roma nel 1661, in quattro lingue, al dire di Vincenzo Bindi che è per “Mazarini”. Ed allora? (27 agosto 1970)

Giuseppe Marrana: ” … ritengo utile intervenire nella disputa sorta circa il cognome del cardinale Mazarino o Mazzarino. Sono anche io in possesso di un interessante e prezioso librícino (così è stato giudicato) scritto in latino del tempo, rilegato in pergamena, dal titolo Treviarium politicorum secundum rubrìcas Mazarìnas”, stampato ìn Colonìae Agrìppìnae, tìpìs loannìs Sollìba, superiorum. permissu 1684, libricino che ebbi la ventura di recuperare, dopo il terremoto del 1915, fra le macerie della casa paterna in Collarmele. Come si vede esso e stato stampato anteriormente a quello posseduto dal dottor Palladini che porta la data del 1698 e perciò più vicino alla morte del Cardinale avvenuta a Vincennes nel 1661.11 cognome è scritto con una sola ”z” così com’è ripetuto nella prefazione. Anche con una sola ”z” è scritto in enciclopedie e pubblicazioni che mi astengo da citare per ragioni dì brevìtà, Non escludo comunque che in altre pubblicazionì il cognome stesso è scritto con due “Z”. Sia il dott. Palladinì sia il sìg. Lamberto Moscardelli hanno fatto conoscere l’atto di battesimo del nostro personaggio nel quale atto il cognome è scritto con due ”z”, e che dovrebbe far fede e, come afferma il sig. Lamberto Moscardelli, l’arduo compito sarebbe risolto. Ma cosi non mi sembra. A parte il fatto che i due atti non sono del tutto conformi, quello che il Moscardelli afferma di aver ricavato dal libro francese le nieces de Mazarin” di Amedeo Renef, rileva la differenza del cognome tra il titolo in cui il cognome è con una sola “z” e l’atto stesso in cuì è con due “z”. Se l’autore del libro, che è un francese, ha scritto il cognome con una sola “z” avrà avuto le sue buone ragioni nonostante la conoscenza dell’atto di battesimo inserìto nel libro. Ben può essere che le due ”z” che figurano nell’atto siano la conseguenza di un’inesatta pronunzia del cognome da parte della ostetrica che presentò il neonato al fonte battesimale sì da fare apparire raddoppiata la consonante. Il Cardinale, si sa, se pure nato a Pescina, è vissuto in Francia fin dall’infanzia… – (9 settembre 1970)

Umberto MARINELLI: ” … Ora sì seguita a riaccendere la dìsputa intorno all’esatta dicìtura del cognome, se cioè va scritto con una “z” o con due “z”. lo non intendo fare il saccente, ma poiché ho studiato abbastanza profondamente intorno al Cardinale… vorrei semplicemente far conoscere il mio punto di vista sulla vexata quaestio. Bisogna tener presente che i Mazzarino erano di origine siciliana, e che in provincia di Caltanissetta esiste tuttora una cittadina che si chiama proprio Mazzarino. Il Cardinale scriveva il proprio nome “Mazzarini”, ma poi uniformandosi alla pronuncia francese scrìsse Mazarinì, con una ‘z’. 1 francesi lo ridussero poi in “Mazarin”. D’altro canto il padre Pietre ebbe uno zio, che si chiamava proprio come il Cardinale: Giulio Mazzarino. Poiché il padre firmava “Pietro Mazarini”, con una sola “z”, mentre nell’atto autentico di battesimo di Giulio è scritto: ” … filius domini Petri Mazzarini (con due “z”) Palermitani”. Secondo me, dovrebbe ritenersi che anche il padre abbia ritenuto opportuno seguire la determinazione del figlio, di francesizzare il proprio cognome eliminando una z , altrimenti, avrà pensato, poteva essere messo in dubbio l’importantissimo legame di parentela.” (9 settembre 1970)

Alfonso PARISSE “… Sul modo di scrivere il cognome dello statista intanto, era anche intervenuto, richiesto dal Traglia, lo storico Pietro Orsi, senatore, con la seguente lettera da Venezia, del 31 gennaio 1940: – Caro Traglia, rispondo alla vostra domanda mandandovi il mio opuscolo sul Mazzarino. Come vedete, il Cardinale si firmava Mazarini, ed io, nel testo dell’opuscolo lo nomino così. Al momento, però, di mettere un titolo sulla copertina, finii per adottare la forma Mazzarino, generalmente usata in Italia, affinché si comprendesse subito da tutti di chi si parlava -. Questa soluzione, però, riesce poco convincente ed è meglio procedere con altro ragionamento. Se si prende, infatti, a ben considerare la cosa, si può notare che il Nostro ha cominciato a firmare con la grafia “Mazarini”, intorno al 1630, da quando cioè era entrato in contatto con quel mondo politico – Diplomatico francese che tanto anelava e nel quale doveva raggiungere la più alta carica dopo quella del Re. Il suo fine intuito o qualche opportuno suggerimento di degno amico d’oltralpe, gli aveva dovuto far notare quanto difficile fosse per i francesi pronunciare la doppia ”z” assai rara in quella lingua e come potesse stonare la finale in “o”. Onde è probabile la scelta della forma “Mazarin” e non quella che addirittura avrebbero voluto molti francesi: “Mazarin” o “Mazarine”.

Il Cardinale voleva, si, lavorare per la Francia, e come! ma voleva anche conservare la sua origine italiana pure nel cognome. Alla forma “Mazarini” indubbiamente per volere del figlio e sempre per gioco diplomatico, si dovette uniformare anche il padre in Roma, per cui, nelle lettere da lui scritte a personalità religiose in Pescina, dal 1630 in poi, si firmava Mazarini. Che invece debba essere vera e giusta la forma “Mazzarino”, si deduce dall’atto di battesimo; il quale, sia nella trascrizione di Vincenzo Bindi sul Pallano di Lanciano nel 1886, sia in quella del Colantoni in “Nel Terzo centenario dalla nascita del Cardinale Giulio Raimondo Mazzarino – Teramo 1903″, che in quella del dottore Remo Palladini e del sig. Lamberto Moscardelli, in IL TEMPO, cronaca della Marsica del 17-8-1970 vi è comune e in tutti identica, la frase: ” … Julius Raimundus filius domni Petri Mazzarini..” che, tradotta, se quel poco di latino che ricordo non mi fa difetto, dice: “Giulio Raimondo figlio di don Pietro Mazzarino”, essendo chiaro che anche il cognome è stato declinato, nell’atto, al genitivo. E aggiungo che il notaio Serafino Macarone, da poco scomparso, con quella certosina pazienza e con quello scrupolo che per coerenza e necessità professionale, gli era abituale, sempre in occasione del terzo centenario della nascita del Cardinale, aveva ficcato il naso tra le pagine del registro dei battezzati della chiesa di S. Marcello in Roma e aveva rinvenuto il così trascritto o tradotto atto di battesimo della sorella del prelato “A di 17 gennaio dell’anno 1601 fu battezzata da me Fra Nicolò della Piera, vice parrocchiano in S. Marcello, Hieronima, nata il 15 detto: il padre signor Pietro Mazzarino e la madre sig.ra Hortensia Bufalini…” – A giudicare dai nomi in latino: Hieronima e Hortensia, viene da pensare che l’atto sia stato trascritto anziché tradotto e quindi che il cognome “Mazzarino” fosse scritto proprio nella grafia normale e italiana.

Circa, poi, il libretto: “Epilogo dei dogmi politici” di Giulio Mazzarino, che il dott. Palladini ritiene raro, faccio notare che è stato stampato anche in Italia dalla Casa ed. Sonzogno, nella Biblioteca Universale, molti anni fa. Ne posseggo una copia, ma senza data. E mi sembra che basti. Lasciamo, dunque, agli ammiratori o avversari di Francia la forma che a loro più piace per indicare il grande statista, e teniamoci noi, una volta per sempre, la nostra, quella originaria, quella di quando l’Uomo non era ancora “qualcuno” e che non offende, né menoma punto la sua grandezza e la sua gloria.” (16/X/1970).
Qui la polemica si chiude per fare posto alla conclusione. La quale non dovrebbe lasciare dubbi. Infatti, come si è potuto costatare chiaramente, gira e rigira, il fulcro del discorso resta sempre l’Atto di nascita, nella sua qualità di documento probatorio. E l’Atto di nascita è per la forma “MAZZARINO” cioè, per il “cognome” scritto con due “z” e la “o” finale; la quale “o” finale, a sua volta, concorda perfettamente con la traduzione dal genitivo latino, nel cui idioma l’Atto risulta scritto.

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