“Oggi ricordiamo con commozione e rispetto il 68° anniversario della strage di Marcinelle. In quel tragico giorno del 1956, 262 minatori persero la vita nell’inferno della miniera di Bois du Cazier, in Belgio. Tra loro, 136 erano italiani e ben 60 abruzzesi, nostri connazionali, uomini coraggiosi e laboriosi che cercavano un futuro migliore per le loro famiglie. Sento allora il dovere di esprimere il mio più profondo cordoglio ai familiari delle vittime, che ancora oggi portano nel cuore il peso di quella immane tragedia. Marcinelle non è solo un ricordo doloroso, ma un monito costante e attuale sull’importanza della sicurezza sul lavoro, tema che deve rimanere prioritario nell’agenda politica e sociale del nostro Paese”. Così, in una nota, il Presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera Nazario Pagano.
“In memoria dei minatori di Marcinelle, rinnoviamo il nostro impegno per promuovere una cultura della sicurezza sul lavoro che metta al centro la persona. Oggi il nostro pensiero va a quegli uomini e alle loro famiglie, con la promessa che continueremo a lottare per garantire un diritto inalienabile che deve essere tutelato con determinazione e serietà da tutte le Istituzioni” conclude Pagano.
La tragedia
La tragedia di Marcinelle rappresenta uno degli eventi più drammatici nella storia dell’industria mineraria europea, avvenuto l’8 agosto 1956 nella miniera di carbone di Bois du Cazier, situata a Marcinelle, un sobborgo di Charleroi, in Belgio.
L’Incidente
La mattina di quel tragico giorno, 275 minatori erano al lavoro all’interno della miniera. Intorno alle 8:10 del mattino, un evento apparentemente banale scatenò una catena di eventi devastanti. Una scintilla, generata dal contatto tra una benna metallica (utilizzata per trasportare i materiali) e un cavo elettrico mal isolato, provocò l’accensione di una fuoriuscita di olio. L’olio in fiamme si propagò rapidamente lungo i cavi, raggiungendo il livello 975 della miniera. In pochi istanti, l’incendio si estese ai tubi che trasportavano l’aria compressa e il gas metano, elementi già presenti in abbondanza nelle miniere di carbone.
La situazione peggiorò drammaticamente quando il sistema di ventilazione della miniera, che avrebbe dovuto garantire un flusso costante di aria fresca nelle gallerie, iniziò a funzionare al contrario a causa dell’incendio. Questo malfunzionamento fece sì che il fumo denso e tossico si diffondesse rapidamente in tutte le gallerie, bloccando le vie di fuga e rendendo l’aria irrespirabile.
I minatori, intrappolati nelle profondità della terra, cercarono disperatamente di trovare una via di uscita. Alcuni tentativi di fuga fallirono tragicamente, mentre altri rimasero intrappolati nei cunicoli, soffocati dal fumo o arsi vivi dalle fiamme. I soccorritori, accorsi immediatamente, si trovarono di fronte a un’impresa quasi impossibile: le alte temperature e la mancanza di ossigeno rendevano estremamente difficile l’accesso alle gallerie.
Le operazioni di soccorso durarono diversi giorni, ma furono segnate da difficoltà estreme. I soccorritori riuscirono a portare in salvo solo 13 minatori, mentre i rimanenti 262 persero la vita, intrappolati nelle viscere della miniera. La maggior parte delle vittime morirono a causa dell’inalazione di gas tossici e del fumo, ma molti non ebbero mai nemmeno la possibilità di tentare una fuga.
Le Vittime
L’incidente assunse una dimensione ancora più tragica quando si scoprì che la maggioranza delle vittime erano immigrati italiani, partiti dal loro paese in cerca di una vita migliore. Dei 262 minatori deceduti, 136 erano italiani, provenienti da regioni come l’Abruzzo, la Puglia e la Sicilia. Le altre vittime includevano lavoratori belgi, polacchi, greci e di altre nazionalità. Questo dramma umano sottolineò le difficili condizioni in cui vivevano e lavoravano gli immigrati, spesso relegati ai lavori più duri e pericolosi.
Conseguenze e Impatto
La tragedia di Marcinelle non fu solo un evento catastrofico, ma divenne anche un simbolo del sacrificio e delle sofferenze dei lavoratori emigranti, in particolare italiani. L’evento scosse l’opinione pubblica europea, portando a una maggiore consapevolezza riguardo le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e le condizioni di vita degli immigrati.
In Italia, la notizia della tragedia scatenò un’ondata di indignazione e dolore, con conseguenti proteste contro le condizioni disumane a cui erano sottoposti i minatori italiani all’estero. Il governo italiano e quello belga si trovarono a dover affrontare critiche feroci, che portarono a una revisione degli accordi bilaterali sul lavoro e a una maggiore attenzione verso i diritti dei lavoratori emigranti.
In Belgio, la tragedia di Marcinelle segnò un punto di svolta per l’industria mineraria. Furono introdotte nuove normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e si avviò un processo di modernizzazione delle infrastrutture minerarie per prevenire futuri disastri.
Eredità
Oggi, la tragedia di Marcinelle è ricordata come un monito sui rischi del lavoro in condizioni precarie e come simbolo delle lotte e dei sacrifici degli emigranti. Il sito della miniera di Bois du Cazier è stato trasformato in un museo e un luogo di memoria, dedicato non solo alle vittime del disastro, ma a tutti coloro che hanno lavorato duramente nelle miniere di tutto il mondo.
Ogni anno, l’8 agosto, una cerimonia commemorativa si tiene a Marcinelle per ricordare le vittime e riflettere sulle lezioni apprese da quella tragica giornata. La memoria di Marcinelle rimane viva, un ricordo indelebile delle vite spezzate e delle famiglie distrutte, ma anche un simbolo di resilienza e di lotta per la dignità umana.
Di Marco – Regione Abruzzo:
“Ogni volta a Manoppello è un’emozione grande ricordare il sacrificio dei 60 abruzzesi che 68 anni fa morirono nella miniera belga di Marcinelle. Questa mattina ogni comune toccato da quelle morti ha ricordato i padri e i fratelli persi in quei cunicoli, come Manoppello, dove le vittime accertate furono 22 tanto da essere considerata “Città martire”, anche Turrivalignani, Lettomanoppello, Passolanciano e Serramonacesca. Una tragedia che non si può dimenticare che appartiene all’Abruzzo e che per questa ragione deve essere anche rappresentata ad alto livello istituzionale nelle celebrazioni che si svolgono fuori dall’Italia. A questo proposito chiederò con una risoluzione che il gonfalone della Regione Abruzzo venga accompagnato non da semplici funzionari o rappresentanti non eletti della Regione, ma da membri dell’Esecutivo oppure del Consiglio regionale”, così il consigliere regionale PD Antonio Di Marco reduce dalle celebrazioni a Manoppello.
“Dalle testimonianze dirette degli eredi, in particolare quella di Nino Di Pietrantonio che questa mattina ha raccontato la memoria della sua perdita, emerge che i 262 minatori morti a Marcinelle potrebbero essere molti di più, perché molti corpi non furono riconosciuti oppure e non avevano alcun tipo di elemento che ne identificasse il nome e cognome – aggiunge Di Marco – . Un sacrificio che deve essere ricordato, con la costruzione di una memoria collettiva soprattutto rivolta alle giovani generazioni e che va coniugato Al grande tema della sicurezza del lavoro e del diritto a un lavoro per realizzare i propri progetti di vita, non per andare a morire lontano da casa e dei propri cari oppure a causa del bisogno di lavorare. L’incidente del Bois du Cazier questo non lo ha consentito, ma è diventato un monito per tutti e per sempre a cui soprattutto le istituzioni e chi crea lavoro, devono dare ascolto”.