Rinnovo dei vertici fascisti avezzanesi e nuove iniziative nel Fucino (febbraio-aprile 1931)

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NECROLOGI MARSICA

Casa Funeraria Rossi

Casa Funeraria Longo - servizi funebri

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Autorità civili e militari davanti al comune di Avezzano
Autorità civili e militari davanti al comune di Avezzano

In questo difficile periodo, come afferma Renzo De Felice (uno dei maggiori storici italiani), il desiderio di Mussolini di alleggerirsi di molte competenze nella guida diretta e quotidiana di tanti ministeri, si realizzò con la nomina di Dino Grandi a ministro degli Esteri, avvenuta il 12 settembre 1929. Per l’insigne onorevole il destino e la grandezza del paese si sarebbero potuti realizzare solo in Africa, facendosi riconoscere le giuste rivendicazioni coloniali dalle maggiori potenze europee dopo tredici anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale (1). Oltretutto, in molti paesi occidentali, già preoccupati dalla minaccia bolscevica che aumentava grazie alla grave crisi economica, si stavano sviluppando notevolmente nuove forze di sinistra, social-democratiche e comuniste. 

Nel comprensorio marsicano durante l’anno 1931: «l’antifascismo fece breccia in mezzo agli studenti ad opera del giovane Alberto Mancini che era riuscito a stabilire intese col prof. Butticci, chiaro e rispettato insegnate di materie classiche nel Liceo, e con alcuni studenti» (2). Il comunista avezzanese, era in combutta con il professor Amiconi e gli studenti Corbi, Spallone, Zanni, Maviglia, pronti a promuovere nella zona attività clandestine.

Tutto ciò mentre giungeva ad Avezzano nel febbraio 1931, don Giovanni Torlonia, in occasione dell’inaugurazione del monumento ai caduti e della targa dedicata a Nazario Sauro, in ricordo del suo intervento di soccorso durante il terremoto del 1915. L’imponente manifestazione non impedì ai soliti sovversivi antifascisti marsicani (non certo ridotti tutti al silenzio), di contare sul malcontento del momento, tra crisi e disoccupazione, per diffondere manifesti propagandistici contrari al regime, subito sequestrati dal prefetto Sacchetti, che propose l’arresto immediato e l’invio al Tribunale Speciale di: Mancini, Spina, Palladini, Ricciardi, Torrelli, Ciccarelli, Sebastiani, Chiarelli e Donatelli. Sulla base di questa grave denuncia prefettizia inviata alla sede del governo centrale fascista, in seguito, gli accusati furono condannati a cinque anni di confino (3).

In netta controtendenza, invece, le gerarchie marsicane che svolgevano tranquillamente le loro funzioni: a Gioia dei Marsi venne nominato il nuovo podestà ingegnere Fortunato Falcone; mentre, ad Oricola, Curzio Nitoglia, dava le sue dimissioni, sostituito dal commissario prefettizio professor Angelo Dari «Seniore della Milizia». 

Il 9 febbraio, la «Fiera cadente in questo Comune di Scurcola sotto il titolo di Sant’Apollonia non poté aver luogo per gli eccessivi rigori del freddo e per l’abbondante nevicata del giorno precedente, la quale ha impedito ai numerosi forestieri di concorrere come per il consueto, per l’esposizione dei loro capi di bestiame». Per l’occasione, il podestà, con un immediato provvedimento, rimandò l’importante manifestazione fissata poi per il giorno quindici (4). 

Questi aspetti, come sempre, si intrecciavano con la questione del Fucino. Al di là delle difficoltà di ordine pratico che l’applicazione del lodo Bottai stava causando: «sia le associazioni della zona che le autorità comunali, e anche qualche esponente politico, continuarono ad agitare le varie questioni dell’alveo, raccogliendo dati, accertando statistiche, promuovendo incontri e riunioni e inviando ogni tanto memorie con proposte e programmi, oppure richieste di istruzioni, sia agli organi centrali, sia alla Unione provinciale de L’Aquila della Confederazione degli agricoltori, sia alla stessa amministrazione della proprietà privata» (5). Stavolta, gli studi già portati avanti da vari anni dalla «Cattedra Ambulante di Agricoltura», sulla produzione e il commercio delle patate da seme nel Fucino, furono resi noti, in base ad un importante convegno tenutosi in Avezzano il 13 aprile del 1929. Il professore Rocco D’Alessandro dette maggior risalto all’avvenimento come relatore principale, pubblicando in seguito un prezioso ragguaglio, consegnato alla Federazione provinciale degli agricoltori. Le sue nuove sperimentazioni avevano dato, prove alla mano, ottimi risultati. In pratica, poté affermare che, adottando un nuovo tipo di patata «varietà Bohm’s Allerfrueste Gelbe», si ebbero produzioni elevatissime con molte migliaia di quintali in più ricavati nell’anno 1931. Proprio con questa nuova verifica che portò ad evidenti vantaggi economici, si sarebbe potuta risolvere la grave stagnazione fucense. Oltretutto, egli affermò: «Nel corrente anno, la Cattedra, d’intesa con l’Istituto Nazionale Esportazione, sperimenterà altre varietà importanti». Per D’Alessandro, occorreva assolutamente ridurre i bisogni attuali di importazioni del prodotto dall’estero (trecentomila quintali, rilevati dalle statistiche dell’I.N.E.), per mezzo di nuove produzioni di patate da seme nel Fucino (6). 

Nel frattempo, tra le più importanti azioni del partito fascista nella Marsica, occorre ricordare l’insediamento del nuovo segretario politico di Avezzano,Umberto Iatosti, e «il trapasso dei poteri politici ed amministrativi della Città, detenuti dal cav.Gazzotti, commissario per il Comune e per il Fascio e passati al cav. Nino Paolini ed all’avv. Luigi Di Lorenzo, nominati rispettivamente Commissario e Vice Commissario del Comune». 

Il passaggio degli importanti poteri politici avvenne nel Gabinetto del prefetto (9 aprile 1931), alla presenza del segretario federale, del tenente Recina, comandante dei fasci giovanili; dell’ufficiale della commissione di disciplina e del presidente della federazione combattenti. Alla cerimonia furono presenti i «camerati Angelini, Rinonapoli, Lanciani, Materazzi e Sferra del nuovo Direttorio del fascio di Avezzano». In seguito, nell’aula magna del Ginnasio, si svolse una riunione in onore del cavaliere Piero Gazzotti, elogiato dal segretario federale avvocato Gustavo Marinucci, per l’opera svolta a favore del fascismo marsicano fino a quel momento. Presenti al banchetto, oltre alle alte cariche gerarchiche: Carlo Nanni (presidente dell’associazione commercianti); il dottore Adragna (sindacato agricoltura); Alfredo Passalacqua (comandante della 132ª Legione); il capitano dei carabinieri oltre «ai rappresentanti di tutte le organizzazioni e le più spiccate personalità dell’industria e del commercio regionale». Quindi, il neo segretario politico del fascio Umberto Iatosti, alcuni giorni dopo, fu lieto di inviare il seguente telegramma all’onorevole Iti Bacci: «Ricevendo dal camerata Gazzotti insegne comando fascio avezzanese primogenito regione invio a voi saluto deferente et conferma disciplina nostre camicie nere graniticamente unite difesa rivoluzione». La risposta fu secca e lapidaria: «Fido nella sua opera da cui attende sempre maggiori affermazioni nella operosa e cosciente devozione al Duce e al Regime» (7).

NOTE

  1. R.De Felice, Mussolini il duce. I. Gli anni del consenso 1929-1936, Giulio Einaudi editore, Torino 2019, pp.367-409. L’incarico di Grandi durò poco: allontanato da palazzo Chigi, fu nominato ambasciatore a Londra. 
  2. P.Palladini, cit., p.21. Si tratta di Giulio Butticci di San Potito di Ovindoli, professore di lingue e letterature classiche, antifascista e tra i primi ad aderire al Partito d’Azione. In seguito fu incarcerato con l’accusa di cospirazione contro lo Stato.
  3. R.Colapietra, cit., p. 176.
  4. Il Messaggero, Anno 53° – N.37-38, Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise, 12-13 febbraio 1931, p.7.
  5. A.Pizzuti, cit., p. 58. Naturalmente il riferimento riguardava il lodo Bottai, che voleva eliminare gli affittuari non agricoltori e quelli piccoli, favorendo la ricostituzione delle grandi e medie aziende.
  6. Il Messaggero, Anno 53° – N.52, Domenica 1° Marzo 1931, p.8. Da Avezzano. Per l’industria delle patate da seme nel Fucino.
  7. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno IX – Roma, 12 Aprile 1931, p.2. Bacci (Baccich) Iti, già con la federazione fascista fiumana, dall’ottobre 1930 al dicembre 1931, vicesegretario del partito nazionale fascista.
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