Responsabilità per la morte di Juan Carrito: il PNALM risponde agli attacchi social e alle accuse di “complotto”

Abruzzo – Dopo la morte di Juan Carrito sono stati in tanti, soprattutto attraverso i social, a esternare le loro emozioni. Spesso si è trattato di commenti d’affetto e di costernazione ma, in molti altri casi, tante persone si sono lasciate andare a espressioni critiche, anche ferocemente critiche. Soprattutto nei riguardi degli operatori e dei dirigenti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ritenuti in qualche modo “responsabili” della tragica fine dell’orso bruno marsicano più popolare e rappresentativo della nostra Regione.

Alla luce di tali e tanti attacchi, il PNALM ha ritenuto di fare chiarezza e di spiegare la propria posizione. Lo ha fatto attraverso una lunga e articolata nota stampa dal titolo alquanto eloquente: “Carrito e i fantasmi coi foconi!“, con un lampante riferimento a chi sa farsi comodamente fantasma celandosi dietro un profilo social per sferrare attacchi violenti proprio come si faceva un tempo impugnando i forconi. Nella nota è racchiuso e spiegato il senso del lavoro condotto da anni a tutela dell’orso bruno marsicano, della fauna selvatica, in generale, ma anche di un territorio che, come abbiamo imparato, presenta mille fragilità e contraddizioni. “Nessuno avrebbe voluto il tragico epilogo del 23 gennaio, soprattutto chi come noi, più di tutti si è dato da fare per assicurare un futuro in libertà a quella che a ragione possiamo considerare la mascotte degli orsi marsicani” si legge nella nota del Parco.

La presa di posizione del PNALM è rigorosa e si pone contro chi, per ignoranza, superficialità e malafede, usa “i social per sfogarsi hanno potuto maturare l’idea di un complotto, fino ad arrivare all’assurdo, secondo il quale, la morte di Carrito ci avrebbe risolto un problema”. Juan Carrito non è stato un orso semplice da controllare e da gestire, è sempre stato chiaro. Forse sarebbe stato più facile rinchiuderlo in un’area recintata e lasciarlo in cattività. “Quando si lavora con passione e competenza per la conservazione si affrontano sfide, si prendono decisioni, spesso impopolari, e ci si mette la faccia. Questo abbiamo fatto per Carrito!“.

I chiarimenti a proposito della perdita dell’occhio destro e dei problemi al collo di Juan Carrito vengono così esposti: “In occasione della cattura, in data 14 dicembre 2022, in località Aremogna, eseguita dal nostro team di veterinari e biologi, in collaborazione con i Carabinieri Forestali della stazione di Roccaraso, abbiamo scoperto che Carrito aveva perso l’occhio destro. L’operazione avveniva, condividendo anche una sollecitazione della Regione Abruzzo, che chiedeva di sostituire il radiocollare che aveva smesso di funzionare e che era diventato stretto, vista la crescita dell’animale. Ad ogni modo, al momento della morte Carrito non presentava nessun problema fisico legato al radiocollare, come testimoniato da chi per primo è giunto sul posto“.

Il PNALM non ha ancora ricevuto il referto della necroscopia effettuata sul corpo di Juan Carrito dall’Istituto Zooprofilattico di Isernia ed è abbastanza strano, affermano, che qualcuno conosca già gli esiti degli esami. Spiegano: “le informazioni relative al quadro clinico generale di Carrito, rilevate nella cattura del 14 dicembre, compreso il problema all’occhio destro e quelli relativi al collare, erano tutt’altro che segrete, perché sono correttamente riportate nella relazione di servizio datata 15 dicembre, firmata dei tecnici del Parco che avevano gestito la cattura e trasmessa dal Direttore del Parco, il 19 dicembre scorso, a tutti i soggetti istituzionali coinvolti nella gestione di Carrito: Ministero dell’Ambiente, ISPRA, Regione Abruzzo, Parco Nazionale della Maiella e 4 Reparti territoriali dei Carabinieri Forestali“.

La notizia che Juan Carrito non fosse in condizioni di salute impeccabili non era riservata né coperta da segreto; semplicemente: il Parco ha scelto di non dare in pasto al pubblico informazioni che, forse, sarebbero state usate (di nuovo) in maniera strumentale o scorretta. Dal Parco, poi, arrivano articolate spiegazioni sul perché il collare di Juan Carrito lo avesse ferito, sulla mancanza di prove sulle cause effettive relative alla sua cecità parziale, sulla fantasiosa ricostruzione dell’incidente generata, per lo più, da informazioni sbagliate o errate da parte di chi non era presente né può ritenersi esperto. “La caccia alle streghe non ci appartiene e siamo ovviamente pronti a rispondere ad eventuali contestazioni formali nel caso ci venissero presentate dalle autorità competenti, però riteniamo di non dover essere messi sempre e comunque sul banco degli imputati“, scrivono dal Parco. E chiudono: “Non siamo noi ad avere scheletri da nascondere né tantomeno fantasmi da cui fuggire, ribadiamo solo che vorremmo lavorare consapevoli che chi ci osserva lo faccia con la lente di chi vuole le garanzie che tutto venga fatto al meglio senza strumentalizzazioni che non fanno bene a nessuno, tantomeno all’orso“.

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