1 – Dopo i Gigli della Memoria, una narrazione collettiva, Patrizia Tocci propone Il suo primo romanzo:” Nero è il cuore del Papavero” che ha riscosso uno strepitoso successo tanto da essere esposto il prossimo 12 maggio al Salone del Libro di Torino. Prof.ssa Tocci come nasce l’idea di questo romanzo?
Il romanzo mi è nato tra le mani. Avevo due quaderni rossi ed ho cominciato a riempirli in quel periodo, in un bisogno profondo di ancoraggio a qualcosa, per fissare sulla carta momenti della mia vita. Poi riaprendoli, a distanza di giorni, ho sentito in quelle parole una voce nuova, che cercavo da tempo e che ho tentato di ascoltare e di seguire. È come se avessi voluto scrivere una lunga lettera d’ amore a mio padre, alla civiltà contadina di cui abbiamo fatto parte quasi tutti.
2 – Ci sono scrittori disciplinati, metodici, che stilano scalette e rileggono mille volte i loro scritti e autori che istintivamente buttano giù frasi su frasi fino a comporre un romanzo. Lei, prof che metodo di scrittura adotta?
Lascio sempre decantare per molto tempo ciò che scrivo. Ho bisogno di tornarci su più volte, una volta esaurita l’ emozione che ha generato la scrittura. Scrivo con la penna e correggo manualmente. La prima bozza è sempre manoscritta, poi la riscrivo al computer. Ma ho bisogno della carta, della penna per cominciare a scrivere.
3 – Tra i libri scritti , romanzi e poesie, qual’è che l’ha coinvolta di più emotivamente?
Il libro de I Gigli della memoria, tutto dedicato all’ Aquila e al rapporto con il terremoto. Un evento che ha segnato profondamente la mia biografia è quella di tanti altri. È stato un libro collettivo che ha un grande valore perché fotografa la situazione subito dopo il sisma e chiama a protagonisti 55 autori legati in qualche modo da vincoli amicali o relazionali. È un documento che acquisterà valore con il tempo. Sono comunque legatissima anche al mio primo romanzo, che è un po’ il lavoro della maturità, che è appunto Nero il cuore del papavero
4 – Nel suo romanzo , Nero è il Cuore del Papavero, sostiene che l’ambiente più vissuto della sua casa di Verrecchie era la cucina poiché ci si mangiava si studiava ci si riscaldava. Cos’è cambiato oggi , rispetto alla millenaria civiltà contadina per quel che concerne l’aspetto più intimo in cui lo scrittore ritrova se stesso nella quiete della propria abitazione?
Oggi il rapporto con l’ abitare è completamente cambiato. Prima la casa era la casa dei nonni, di generazioni e di radici. Oggi siamo tutti un po’ più “liquidi” ci spostiamo, per ragioni economiche. Raramente la casa diventa il riferimento di intere generazioni.
5 – Il suo libro , presentato in diverse Regioni e città italiane, ha registrato un prestigioso successo; ci dice qual’è il segreto di tale, meritata affermazione?
Credo che tutto sia dovuto in gran parte alla sincerità del racconto e alla possibilità che altri si ritrovino in ciò che ho scritto. Ho potuto constatare che è un romanzo che va oltre il confine generazionale. Ho avuto la possibilità di presentarlo anche nelle scuole ed in particolare all’ Acerbo di Pescara , dove insegno. I ragazzi erano attenti, interessati, coinvolti.
6 – E’ convinzione comune che tra la scrittura e la società, pur con tutte le implicazioni politiche e culturali, c’è relazione. Come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria?
Per me la scrittura è sempre stata Testimonianza. Credo che lo scrittore debba essere specchio del suo tempo ed anche far crescere la capacità di riflessione del lettore
7 – Nell’introduzione del romanzo il giornalista; Paolo Rumiz ha scritto:” Un libro che ti ara l’anima” , In che senso?
La presentazione di Rumiz è per me grande motivo di orgoglio. La sua definizione “ un libro che ti ara l’ anima” definisce bene il mio tentativo di portare alla superficie del nostro io , della nostra coscienza, le emozioni e i significati più nascosti delle nostre azioni. Così fa l’ aratro, che scava nella terra in profondità perché i semi possano attecchire e la pianta crescere con Radici forti. Questo romanzo infatti mette in luce le mie radici . Se i lettori si ritrovano in questi capitoli, posso pensare di aver scritto qualcosa di buono, che resterà.
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