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De Vincentis – Confagrigoltura -, Perché diciamo NO alla centrale Biogas ai confini tra San Bendetto dei Marsi, Collarmele, Pescina e Cerchio

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San Benedetto dei Marsi – Il Consigliere di Confagricoltura e Socio Opoa Marsia Giammarco De Vincentis spiega in una nota stampa tutte le riserve sulla realizzazione della centrale Biogas, argomentando sull’assetto societario e ponendo molti dubbi e riserve anche sul futuro operato della centrale nonché sull’iter seguito per la “convenienza e fattibilità” del progetto. Non è un no secco ma un invito ad una diverso tipo di gestione.

“Sono Giammarco De Vincentis Amministratore dell’azienda agricola Orto.Be.Mar. di San Benedetto dei Marsi. Sono produttore con mio fratello Quinto, di ortaggi patate, carote IGP e tartufi, abbiamo una tartufaia con 700 pianti, la nostra azienda è situata poco distante dal luogo dove e’ stata chiesta l’autorizzazione della centrale a Biometano. In azienda lavorano 40 dipendenti, siamo soci Soci della OPOA Marsia e sono Consigliere di Confagricoltura L’Aquila della quale condivido la posizione su questi tipi di impianti, espressa chiaramente dal Presidente Provinciale Fabrizio Lobene.

Non siamo contrari a questo tipo di impianto se realizzato e gestito da aziende o cooperative agricole, costruiti a regola d’arte per esigenze di smaltimento di scarto, ma posizionate nel posto meno a rischio per la salute e l’ambiente e non a ridosso di centri abitati. In Marsica ne esistono già sei, legate direttamente alle aziende agricole e nessuno ha avuto posizioni pregiudizievoli.


Ogni volta che abbiamo fatto investimenti nella nostra azienda ed abbiamo chiesto un finanziamento pubblico abbiamo dovuto sottostare, giustamente, alle regole imposte dalle norme che la burocrazia ha controllato con grande attenzione, soprattutto sulla completezza e veridicità dei documenti a supporto della richiesta. Nel caso d’insediamento di questa centrale chi la presenta lo fa come se stesse costruendo una grande fioriera. I documenti progettuali presentati appaiono perfetti, ma nella realtà non abbiamo nessuna garanzia se non chiacchiere. I cittadini del circondario contrari all’impianto, hanno molte riserve innanzitutto sulla società proponente, una srl con capitale sociale di 10.000€ di cui 2500 € versati non puo’ dare garanzie in caso di danni, la cui iniziativa non è certo per rendere la vita più facile agli agricoltori, ma solo a scopo di lucro, per usufruire di incentivi e fare grandi affari a spese dei contribuenti.

Abbiamo riserve anche sul piano tecnico, questo impianto viene presentato come la soluzione per eliminare gli scarti di lavorazione dei prodotti agricoli, producendo metano, in cambio però bisogna ritirare il digestato che è un fluido che resta dopo il processo di lavorazione e che dovrebbe essere sparso nei campi come fertilizzante anche nel lungo periodo autunnale e invernale su terreni bagnati in contrasto con le migliori pratiche agricole.
Il digestato di questa centrale non si puo’ usare per la produzione di carote e patate igp, come da disciplinare di produzione, perché contiene, tra i componenti, una percentuale di letame. La centrale nasce a ridosso del paese e del nucleo artigianale ove esistono numerosi impianti di lavorazione e condizionamento di ortaggi,  le ragioni addotte dalla società sono per risparmiare sui trasporti, ma nella tabella degli approvvigionamenti allegata alla richiesta c’è letame ed altro, che arriva da lontano e, forse anche da molto lontano visto che i fornitori indicati non sono solo aziende agricole ed allevamenti ma anche autotrasportatori e imprese di pulizia.

Ci chiediamo: Il Comitato VIA ha fatto i calcoli energetici di questo approvvigionamento? perché, a volte le spese per produrre questa energia sono superiori agli utili, i conti tornano con i contributi pubblici pagati dai cittadini senza alcun beneficio per l’ambiente. Il problema degli scarti, o meglio dei sottoprodotti della lavorazione degli ortaggi patate e carote nel Fucino non esiste. Dalla lavorazione delle patate e delle carote si recupera quasi tutto, ci sono agroindustrie industrie che fanno surgelati e con le carote non idonee al mercato fresco di fanno i succhi e le farine. Gli scarti di ortaggi a foglia vengono restituiti nei terreni e subito interrati con la fresatura, con l’assicurazione che questo spargimento è meno impattante nell’aria del digestato allo stato fluido.

Le nostre aziende, inoltre, aiutano le poche aziende zootecniche rimaste sul territorio rifornendo gratuitamente gli allevamenti di pecore, vacche e cavalli con i sottoprodotti freschi e di qualità.
La Cooperativa Opoa Marsia alla quale appartengo ha firmato un preliminare di contratto per il ritiro del digestato, in quel preliminare, che tra l’altro scade il 18/11/2019, non leggiamo che la stessa si sia impegnata a mettere a disposizione i terreni dei soci, cosa impossibile da fare essendo una cooperativa che non conduce terreni in forma associata.

Per ottenere altri documenti e contratti ci siamo rivolti vanamente all’agenzia delle entrate ed in ultimo alla Biometano Energy visto che, sul progetto e sulla stampa, la società asserisce di avere contratti sia di conferimento sia di fornitura.

Quali segreti industriali contengono questi contratti da non poter essere messi a disposizione della collettività per fugare ogni dubbio circa gli approvvigionamenti e gli utilizzi del digestato?

E questa mancanza di chiarezza che ci disturba e che dovrebbe mettere in guardia il Comitato VIA che si assume una grave responsabilità approvando un progetto dove mancherebbero gli elementi probanti ed essenziali per far funzionare gli impianti: contratti certi di fornitura e contratti certi per lo smaltimento del digestato sui terreni. Tutto il resto sono chiacchiere.”

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