Abruzzo – L’emergenza climatica in atto, come ben noto, rappresenta una delle sfide più importanti per la sopravvivenza degli esseri umani e non solo. Tali cambiamenti, infatti, oltre ad avere dei diretti impatti sulle vite di tutti e tutte noi, potrebbero generare in futuro anche cambiamenti rilevanti su interi ecosistemi. Purtroppo, sappiamo ancora poco di tutti i possibili effetti dei cambiamenti climatici su specie e habitat ed è questo il motivo del perché la scienza sta continuando a monitorare e a studiare cosa sta lentamente mutando nella biologia di specie vegetali e animali. La speranza è di comprendere in tempo come agire.
Uno studio (https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2023.169733) condotto dal Professor Danilo Russo, esperto italiano di chirotteri e in particolar modo delle popolazioni del Parco, è stato in grado di dimostrare che alcuni di questi cambiamenti stanno già avvenendo all’interno della nostra area protetta e stanno interessando una specie in particolare: il vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii), strettamente associata alla presenza di fiumi e laghi.
Grazie ad una raccolta di dati corposa e alle osservazioni che si sono protratte per 24 anni, è stato possibile constatare che le femmine di vespertilio, che nel 2000 non superavano i 900 m di quota, frequentando le quote più basse dove i rifugi sono sufficientemente caldi per allevare in modo efficiente i piccoli (risparmiando energia che altrimenti dovrebbero spendere in termoregolazione), nel corso dei mesi estivi del 2023, sono state trovate 175 m più in alto, a monte del lago di Barrea (che prima, invece, non superavano). Il tutto anche se la vegetazione ripariale è rimasta invariata e quindi questo esclude che siano saliti di quota a causa di modifiche nell’habitat.
Gli ambienti alle quote più alte, infatti, sono divenuti più caldi e quindi idonei alla riproduzione. Inoltre, per i pipistrelli appartenenti a questa specie è stato riscontrato anche un aumento delle dimensioni medie, un cambiamento con ogni probabilità dovuto al fatto che i rifugi più caldi consentono alle femmine di allevare più efficientemente i piccoli, che quindi raggiungono una taglia maggiore.
Ad oggi, i ricercatori non sono ancora in grado di dire cosa implichi tutto questo in termini di ecologia e socialità di questi animali… Se le popolazioni di insetti continueranno a diminuire negli anni, come ci dicono diversi studi, a causa dell’inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici, è possibile che essere mediamente più grandi, per questo simpatico chirottero, possa rivelarsi non un punto di forza ma bensì un handicap, dal momento che una taglia maggiore implica un consumo energetico maggiore e quindi più cibo.
Inoltre, la risalita delle femmine a quote più elevate potrebbe implicare competizione con i maschi che a quelle quote, invece, risiedono stabilmente. Ci sono ancora diversi aspetti da indagare, compreso quello di monitorare anche gli effetti dei cambiamenti su altre specie di chirotteri. La ricerca è e resta il nostro faro per la comprensione del mondo che ci circonda e di come sta cambiando…
Fonte: Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise