Soldati spagnoli e commissario
Spese gravose delle Università marsicane per mantenere commissari e soldati spagnoli (1607-1631)
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Magliano de' Marsi si prepara a celebrare il bicentenario della nascita di Padre Panfilo Pietrobattista, insigne teologo e missionario
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   La Necropoli di Val Fondillo
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Le rovine della sede della Banca Marsicana di Pescina distrutta dal terremoto del 1915
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Pescina – Tra le fotografie che ci permettono di conservare la memoria di quanto avvenne nella Marsica a seguito della violenta scossa di terremoto del 13 Gennaio 1915 c’è anche quella che...
Preziose maioliche della chiesa della Madonna delle Grazie di Collarmele portate a Genova: "Analizzate per capire fabbricazione e datazione"
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Collarmele – Con l’arrivo del parere favorevole della Sovrintendenza, possiamo ufficializzare la partenza, a stretto giro, di alcuni frammenti delle maioliche della Chiesa di Madonna delle...
Castello baronale dei Colonna
Il sistema fiscale delle imposte nella Marsica vicereale dopo la peste del 1656
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Recensione del saggio "Ispettori ai monumenti e scavi nella Marsica" di Cesare Castellani nel Bullettino della Deputazione abruzzese di Storia Patria
Recensione del saggio "Ispettori ai monumenti e scavi nella Marsica" di Cesare Castellani nel Bullettino della Deputazione abruzzese di Storia Patria
Marsica – Sullo storico Bullettino della Deputazione abruzzese di Storia Patria, Annate CXII-CXIII (2021-2022), pubblicato a L’Aquila, alle pagine 269 e 270 il prof. Alessio Rotellini descrive...
fulv
Aspetti della giurisdizione delegata nella Marsica durante il viceregno spagnolo e austriaco
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NECROLOGI MARSICA

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Il Quarto Stato (Pelizza da Volpedo

In questo breve saggio, la nostra attenzione si focalizza sui mutamenti più espressivi che investirono la Marsica tra il 1884 e la prima metà del Novecento, per definire (come abbiamo già fatto in altre sedi) lo scenario storico di un tempo non troppo lontano, che include anche quello della cosiddetta «rivoluzione industriale» di Età Giolittiana (1).

I rinnovamenti strutturali della politica giolittiana, pur avvenendo con un dinamismo espansivo molto lento, determinarono un forte divario fra un ristretto nucleo di grandi imprese modernamente attrezzate (nel nostro caso si veda il Latifondo Torlonia) e una miriade di piccole aziende operanti ancora a livello artigianale. Ben lo dimostrerà una pubblicazione diffusa nel 1909 dalla Camera di Commercio ed Arti della Provincia dell’Aquila. Il suo segretario, Francesco Tortis, con la giusta consapevolezza dei tempi, pose in evidenza uno spaccato della multiforme processualità in atto su gran parte del comprensorio Aquilano, ammettendo: «Da noi la piccola industria non ancora esce dalle tradizioni: l’operaio si rattrista pensando che tanto lavoro, tanto sforzo, non procacciano quanto occorre ai più modesti bisogni della famiglia» (2).

La massiccia azione imprenditoriale espressa dalla famiglia Torlonia, invece, a dispetto delle precarie e diffuse condizioni zonali, mobilitò e mise sempre più in campo grossi capitali, raggiungendo progressi notevoli, evidenziati già dalla Mostra dell’Agricoltura del 1903, svoltasi all’Aquila. Infatti, nella «Statistica Industriale» del 1905, il suo moderno zuccherificio era dotato di sette caldaie a vapore (1850 HP) e otto motori a vapore (520 HP) con l’occupazione di duecentosessanta operai che, nel Censimento del 1927, erano aumentati fino alla cifra di 1.048 (3).

Tali cambiamenti, che si stavano verificando nel comprensorio marsicano, furono messi in risalto da un altro grande proprietario e uomo politico progressista «dell’Abruzzo Citeriore che sembrava riconoscere ed avallare in questo modo il predominio indiscusso di Torlonia nella Marsica». Si trattava di Nicola Marcone, schierato con la Sinistra storica di Francesco Crispi. Nel 1886, in visita ad Avezzano, rilevò in proposito: «Vastissimo palazzo del Principe, con annessa Foresteria, i superbi granai, riboccanti de’ nuovi prodotti del lago, la cattedrale splendente di maestà nuova […] I mercati di un tempo si sono trasformati in Fiere; il traffico commerciale è intensissimo […] S’incrociano i carri di grano, di fagioli, di bellissime e ricercate patate, di fresche verdure e, soprattutto, di mele e pere stupende, che esportano nei grandi centri di consumo e specialmente a Roma». Nel suo interessante resoconto, caratterizzato da forti descrizioni apologetiche, mostrò anche alcuni contrasti zonali e contrattuali:«Era infatti la Società italo-tedesco a contrattare, su basi spesso vessatorie ma di sicura impronta industriale, quantitativi e modalità di consegna della barbabietola […] Già prima del terremoto le agitazioni contro i Torlonia avevano toccato momenti di particolare intensità e asprezza […]»(4). Protagonista indiscusso di queste nuove trasformazioni sarà Lorenzo Botti, candidato vincente al Consiglio Provinciale di Avezzano e che, insieme alle famiglie Ottavi e Di Clemente, ben presto dovrà fare i conti con le violente fazioni contadine.

La città di Avezzano, quindi, con l’avvento dei Torlonia, nel periodo di circa cinquant’anni non era più l’arcaico e misero borgo nato nella seconda metà del Trecento (mal descritto nell’Ottocento dai viaggiatori inglesi Keppel Craven e Edward Lear) ma si era trasformato nel mirabile gioiello architettonico e sociale di cui raccontava, appunto, il giornalista.

Giovanni Torlonia

Tuttavia, sulla base dei presupposti sopra indicati, si andava così tracciando lentamente l’intelaiatura di un’organizzazione più moderna del territorio marsicano, con evoluzioni importanti realizzate dai potenti principi romani (Giovanni Torlonia), mente rimaneva molto critica la condizione degli ex paesi ripuari e montani appartenenti al comprensorio.

In effetti, ad eccezione di alcuni deboli segnali di progresso portati avanti per iniziativa dei notabili locali, il resto della popolazione all’inizio del Novecento rimaneva ancora legata alla forza lavoro delle braccia e degli animali. Già questo dimostra che la situazione zonale si evolveva in senso conflittuale durante il governo di transizione condotto da Giuseppe Saracco, sia sul piano dell’equilibrio politico interno sia su quello dei rapporti sociali tra ceto rurale, associazioni dei lavoratori, affittuari e proprietari terrieri.

D’altronde, proprio all’inizio del secolo, il quadro di Pelizza da Volpedo (1899-1901), intitolato Il Quarto Stato, esprimerà: «il senso di fiducia degli umili, dei proletari e sottoproletari, in un avvenire diverso, prospettando l’avvento ineluttabile di un nuovo sistema sociale senza più oppressi né oppressori, anche il marxismo è pervaso della stessa ideologia del positivismo». Il famoso dipinto voleva rappresentare una manifestazione di protesta contadina e operaia. L’opera rimase una delle più indicative del Novecento, non solo dal punto di vista artistico ma anche sociale e della comunicazione di massa.

Si trattava di un realistico scenario di quel difficile periodo che si andava prospettando anche e soprattutto nella Marsica, tra rivendicazioni, scioperi e scontri armati (5).

 

Note

  • Barbagallo, La questione italiana. Il Nord e il Sud dal 1860 a oggi, Editori Laterza, Roma-Bari 2013, p.4.
  • Camera di Commercio ed Arti, Provincia dell’Aquila, Le piccole industrie esercitate in Provincia dell’Aquila, Aquila, Prem.Tip.Aternina, 1909, p.5.
  • Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Direzione Generale della Statistica, Riassunto delle notizie sulle condizioni industriali nel Regno, Roma 1905, vol.VII, pp.15-16. Cfr., Letta, Monografia a concorso n.110 relativa al Circondario di Avezzano (pubblicata col titolo Inchiesta agraria: Memoria sulle condizioni dell’agricoltura e della classe agricola riflettente il circondario di Avezzano, Milano, Faverio, 1884, pp.248), ora nel fasc.41, materiale relativo alla IV Circoscrizione fascc.35-55 (Inchiesta Jacini, Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola, vol. XII, fasc.III).
  • Marcone, Viaggio al lago dei Marsi e suoi dintorni, Roma 1886, p.37 sgg.
  • Museo del ‘900, Palazzo dell’Argentario in Piazza Duomo di Milano, 15 novembre 2013-9 marzo 2014, a c. di Aurora Scotti Tosini.
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Fulvio D'Amore ricercatore e saggista

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