LFoundry, D’Antiochia, infastidito dallo sciopero, dice che come italiani sappiamo solo lamentarci. Fim, Fiom e Rsu, rispondono per le rime

Tangredi «Parla proprio lui, che in questi due anni non ha fatto altro che lamentarsi e criticare un modello organizzativo di cui lui stesso, in altri tempi, in qualità di manager, è stato artefice e allenatore!»

Avezzano – L’Amministratore Delegato di LFoundry, D’Antiochia, in un’ampia intervista sul Centro di ieri, parafrasando Steve Jobs, dice. «Se devo rendere felici tutte le persone che lavorano in azienda, allora dovrei andare a vendere gelati e non essere un leader.» Questa la sua risposta alla proclamazione dello sciopero da parte dei lavoratori.

Secondo lui, è nella cultura degli italiani lamentarsi e dire agli altri cosa devono fare e dove sbagliano. D’Antiochia cavalca il più classico dei luoghi comuni che vuole gli italiani come sessanta milioni di commissari tecnici della nazionale, ognuno con in tasca la soluzione migliore per vincere la partita.

«Non voglio mi si dica come fare il mio lavoro, da italiani puntiamo a lamentarci e a criticare.» Questa la sua perentoria affermazione sulle colonne del quotidiano abruzzese. Chissà cosa penserà l’Amministratore Delegato che ama citare Steve Jobs, dell’altra frase del genio di Cupertino. «Non ha senso assumere persone intelligenti e poi dire loro cosa fare. Noi assumiamo persone intelligenti in modo che possano dirci cosa fare.»

D’Antiochia spiega di aver girato il mondo, citando Usa, Singapore, Giappone, Taiwan, Cina, Malesia, Corea del Sud, ma a suo dire, soltanto in Italia, gestire il personale, è molto più difficile che in altri paesi. Secondo lui, tutti parlano ma nessuno fa nulla per migliorare lo spirito di squadra e incitare l’allenatore.

Non si fanno attendere le risposte del sindacato, fra i primi a replicare, Diego Di Francesco della RSU che fa riferimento alla Fiom Cgil. Sulla sua bacheca ha scritto. «Con tutto il rispetto per il popolo asiatico che fa il nostro stesso Lavoro dall’altra parte del mondo, siamo costretti a ribadire a tutti che in Italia, per fortuna, abbiamo la Costituzione, il Contratto Collettivo Nazionale, il Sindacato e le Istituzioni Poi aggiunge.

«Chi decide di venire in Italia sa benissimo che deve rispettare le regole italiane. Qui non si gioca al ribasso sui diritti dei Lavoratori, sulle condizioni di lavoro. Non si fa economia sulla pelle delle persone, la qualità del lavoro si paga. Qui le persone si rispettano e hanno un valore. L’industria dei semiconduttori, a livello mondiale, è caratterizzata da un altissimo turnover, si tratta di professionalità volatili.» quindi prosegue.

«È raro trovare Lavoratori con esperienza decennale in questo settore. Da noi in controtendenza, rispetto al resto del mondo, ci sono figure professionali con esperienza trentennale! Questo da un vantaggio non da poco alle produzioni. Questo è il motivo per il quale storicamente, anche questa volta, la fabbrica è stata acquisita. L’eccellenza si rispetta, si valorizza, si gratifica, di certo non si mortifica.»

Antonello Tangredi della Fim-Cisl, dice. «È inaccettabile la lezione di stile, si fa per dire, dell’AD. Non offende solo i lavoratori ma l’intero paese. Stupiscono ancora di più le sue dichiarazioni, visto che in questi due anni non ha fatto altro che lamentarsi e criticare un modello organizzativo di cui lui stesso, in altri tempi, in qualità di manager, è stato artefice e allenatore.»

D’Antiochia dice che nell’ultimo anno si è lavorato su nuovi prodotti ma si sconta un certo ritardo per via della pandemia e di una carente esperienza nelle linee interne dell’azienda. L’auspicio sarebbe recuperare il gap entro la prima metà del 2021. L’obiettivo è continuare a sviluppare ulteriori prodotti per mantenere un alto standard produttivo.

Il suo rammarico deriverebbe dal fatto che, nonostante si fosse giunti a un passo dall’accordo con i sindacati, questi avrebbero fatto saltare la trattativa per una presunta ristrutturazione non comunicata. Una ristrutturazione che, nelle parole dell’Amministratore Delegato, sarebbe essenzialmente un’ordinaria riorganizzazione annunciata il 16 novembre scorso e completata il 14 dicembre.

«Ovviamente, come per qualsiasi cambiamento organizzativo, ci sono sempre persone che non sono rimaste contente, è naturale. E queste persone si sono rivolte ai sindacati lamentando il loro disagio.» Queste le parole di D’Antiochia che così l’ha raccontata al Centro, aggiungendo che la sua responsabilità, è di mettere in atto tutte le azioni necessarie per allineare l’organizzazione alle esigenze di mercato, in relazione anche alle esigenze dei lavoratori, cosa che secondo lui, l’azienda avrebbe fatto.

Secondo Roberto Di Francesco della Fiom-Cgil, il contenuto dell’articolo sarebbe molto fuorviante. «Al sindacato interessa restare sul punto. Ci interessa poco della carriera professionale di D’Antiochia, il punto è quale sia il futuro di questa azienda, di questo sito in particolare. Quali prodotti faremo e che investimenti sono previsti. Il resto sono solo chiacchiere. Cose sue personali, che non servono a nulla.»

Contrariamente a quanto riferito dalle organizzazioni sindacali, secondo l’Amministratore Delegato, la proprietà starebbe lavorando per dare a LFoundry una prospettiva per i prossimi 20 anni. Per D’Antiochia, se ci si lamenta sempre di tutto, il sito produttivo potrebbe non avere un futuro, ma in cuor suo, dice di aspettarsi che le persone capiscano, e decidano di contribuire al successo dell’azienda. Ma alla fine, circa la possibilità di nuove assunzioni, ha risposto che per il momento non se ne parla.

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