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L’emergenza cinghiali diventa risorsa, promozione turistica e opportunità di sviluppo nell’area protetta

Il Parco Regionale trasforma uno slogan in una concreta realtà da imitare, valorizzare ed esportare anche in Aree urbane non protette
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Rocca di Mezzo. L’ Ente Parco Naturale Regionale Sirente Velino, in collaborazione con i Servizi Veterinari dell’Asl n° 1 Avezzano – Sulmona – L’Aquila, è in prima linea nel controllo numerico dei Cinghiali nel territorio dell’ Area Protetta Regionale.

Questa significativa azione è stata intrapresa da circa due anni mediante l’ uso dei recinti mobili di cattura.

Il metodo, ampiamente conosciuto ed applicato in altre Aree Protette, come anche nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, ha trovato, però, nel Parco Sirente Velino le condizioni ideali per essere applicato e migliorato, nel pur breve periodo di tempo dall’inizio delle attività, come precisa la Dott.ssa Annabella Pace– Commissario straordinario dell’ Ente Parco.

“Si è, inoltre rivelato – spiega il Direttore dell’ Ente Parco Sirente Velino Oremo di Nino – un importantissimo strumento di valorizzazione di una risorsa rinnovabile e locale come la carne di cinghiale e occasione di sviluppo e promozione dell’intero territorio del Parco Regionale. I prodotti vengono proposti al mercato con il Marchio dell’ Area Protetta, che narra al consumatore questo percorso di qualità eccellente ed unico.

Quasi sempre vengono catturati giovani esemplari e femmine in piena attività riproduttiva, proprio quelle categorie d animali che permettono consistenti decrementi numerici della popolazione. E’ necessario un impegno economico e di lavoro non trascurabile, ma il metodo è, comunque, caratterizzato da un ottimo rapporto costi benefici, da un impatto ambientale limitato, è privo di qualsiasi rischio per altre specie animali, persone o cose, è silenzioso e rispettoso del benessere animale.

Voglio ringraziare personalmente tutti coloro che a vario titolo stanno collaborando alla perfetta riuscita del “nostro” Piano di Gestione, in particolare quanti operano gratuitamente, come gli agricoltori ed il Corpo Nazionale delle Guardie Ecozoofile. Talmente grande è l’interesse mostrato dalla Regione Abruzzo nei confronti di questo Grande Progetto che l’ Assessore ai Parchi della Regione Abruzzo Donato Di Matteo ha deciso di sostenerlo economicamente, finanziando con 50.000 Euro l’acquisto di ulteriori recinti di cattura, potenziandone la gestione e  le attività perché tale filiera diventi ancor più un orgoglio e un fiore all’occhiello della Regione Abruzzo.”

Il metodo – afferma la Biologa del Parco Dott.ssa Paola Morini, “Ha avuto l’approvazione ed il parere positivo dell’ ISPRA, la valutazione di incidenza della Regione Abruzzo ed è stato concordato con il Servizio Veterinario dell’ Asl territorialmente competente e nel rispetto della Normativa vigente in materia”.

Si tratta, – spiegano invece i tecnici del Servizio Monitoraggio dell’Ente Parco – di un sistema che consente la cattura contemporanea di gruppi anche molto numerosi. Sono entrati in un singolo recinto anche gruppi di 30 animali per una singola giornata di cattura.

Il lavoro svolto dal Personale del Monitoraggio, composto da Stefano Cecala, Luca Nucci e Francesca Ferlini rappresenta uno degli aspetti principali ed alla base di tutto il Sistema attivato. Infatti, condizione indispensabile per le catture è il monitoraggio costante dei recinti, dei segni di presenza degli animali nelle gabbie mediante un intensa e rigorosa attività di fototrappolaggio degli animali, sia all’ interno delle gabbie, nelle loro vicinanze ed in tutto il territorio del Parco potenzialmente idoneo alle catture.

Alle attività partecipano attivamente e vigilano anche il Corpo Forestale dello Stato e le Guardie Ecozoofile Nazionali (GEN) perfino nelle ore notturne, per scongiurare eventuali danni alle attrezzature o, peggio, maltrattamenti ed atti di inutile crudeltà e disturbo a danno degli animali nei recinti in attesa del Personale del Parco.

“Il Corpo delle Guardie Ecozoofile Nazionali spiega il Colonnello Antonio Di Loreto, responsabile della Sezione di Sulmona e Coordinatore della Regione Abruzzo, è a tutti gli effetti un Organo di Polizia Giudiziaria e garantisce vigilanza e controllo nelle aree di cattura, disincentivando e segnalando alle altre Autorità competenti, alle quali il Corpo si affianca, comportamenti a danno degli animali e vigilando anche sul rispetto del benessere animale.”

Il Medico Veterinario del Parco Dott. Giuseppe Cotturone, impegnato in un intensa e costante  attività di monitoraggio e sorveglianza sanitaria sugli animali catturati sul sito di cattura ed al macello, spiega : “La sorveglianza sanitaria è fondamentale non solo per indirizzare una attività mirata di gestione della fauna selvatica e delle interazioni con il bestiame domestico ma soprattutto in un’ ottica di Sanità Pubblica. I Cinghiali possono, infatti, rappresentare un “reservoir” di numerose patologie infettive e parassitarie che interessano l’uomo gli animali domestici ed i selvatici. Il Veterinario precisa che “nell’ ambito delle attività in corso, alcuni animali vengono sedati e rilasciati dopo aver applicato i radiocollari con il supporto della Biologa Morini dell’ Ente per seguirne gli spostamenti e studiare la popolazione, le marche auricolari per l’identificazione, prelevati i campioni biologici per la sorveglianza sanitaria.

Il Dott. Cotturone fa sapere che: “È ormai noto, come confermato anche da un recente rapporto della FAO (Food and Agricultural Organization of the United Nations) che Il 70% delle nuove malattie emerse negli esseri umani negli ultimi decenni, sono di origine animale condizionate dai cambiamenti climatici ed dalle modificazoni ambientali apportate dall’ uomo.  La continua espansione dei terreni agricoli in aree naturali, insieme al boom a livello mondiale della produzione animale, l’abbandono dei pascoli e gli interventi strutturali ambientali impattanti, ha significato che il bestiame e la fauna selvatica sono maggiormente in contatto, e noi stessi siamo a contatto con animali selvatici molto più che in passato. Ciò significa che non possiamo pù affrontare la salute umana, la salute animale e la salute degli ecosistemi in modo isolato gli uni dagli altri. Dobbiamo guardare a loro nell’insieme, e affrontare le cause della comparsa della malattia, la sua persistenza e diffusione, piuttosto che semplicemente combattere contro le malattie dopo che si sono manifestate”.

Per questo motivo meritano particolare attenzione le caratteristiche nutrizionali ed igienico sanitarie delle carni di cinghiale così ottenute – tiene a precisare il Medico Veterinario del Parco: “Questa è la naturale conseguenza dell’essere nati e vissuti in libertà.  La ricchezza in ferro, spiega ancora il Veterinario Cotturone i valori nutrizionali particolari ne fanno un alimento sano, ricchissimo di proteine di altissimo valore biologico, di aminoacidi essenziali, di vitamine e minerali. L’elevatissima concentrazione di vitamina E presente contribuisce inoltre all’aumento della loro conservabilità  (shelf-life) molto più a lungo di qualsiasi altro prodotto grazie al potere antiossidante di questo microelemento e senza l’ aggiunta di alcun tipo di additivo o conservate o rischi di residui di trattamenti farmacologici”.

Il Dott. Nicola Pisegna Orlando, Dirigente Veterinario di Sanità Animale spiega invece come “Tutte le fasi vengono preventivamente concordate e seguite in collaborazione con i Servizi Veterinari competenti per territorio che vigilano sul rispetto del benessere animale, della tracciabilità e sicurezza alimentare, a garanzia del consumatore finale”.

“Spero che tutti i cittadini – afferma Pisegna –  la Comunità del Parco gli Enti, le Istituzioni Sociali e politiche, le Amministrazioni Comunali, Regionali e Nazionali e le varie attività produttive (come quelle alimentari e di ristorazione) dovrebbero, alla luce questa grande esperienza reale, pratica  e concreta, iniziare a vedere i cinghiali e la fauna selvatica non solo come un grande problema ed altrettanto attuale grande emergenza ma, soprattutto, come un importantissima ed unica risorsa naturale da valorizzare, perchè controllata certificata e tracciata fin dall’ origine e rappresenta una grande opportunità di sviluppo, crescita economica e promozione dei nostri territori. La risorsa cinghiali e fauna selvatica va vista in una controllata e ben gestita integrazione con la zootecnia e la pastorizia di montagna. Sono d’altra parte queste le radici della nostra storia, il nostro presente e, ci auguriamo, il futuro dei nostri territori”

La Dott.ssa Francesca de Paulis – Direttore del Servizio Veterinario di Igiene degli Alimenti di Origine Animale evidenzia come il rischio sanitario associato al consumo di carne non sottoposta a controlli veterinari è alto ed in particolare connesso alla possibilità di contrarre una zoonosi parassitaria come la Trichinellosi; l’igiene e la qualità delle carni di selvaggina sono influenzate da molti fattori e, solo operando all’interno del macello si offre la massima sicurezza al consumatore sulla qualità del prodotto finale e  la carne possiede il fondamentale requisito della rintracciabilità, all’atto dell’immissione in commercio.

Il Dott. Luciano Camerlengo, veterinario ufficiale del macello spiega che gli animali  trasportati al macello vengono sottoposti a numerosissimi accertamenti veterinari. Carni ed Organi vengono attentamente ispezionati. Gli animali e le carni sono trattati nel rispetto delle migliori condizioni igienico sanitarie possibili, cosi come avviene per gli animali domestici da reddito, a differenza dei selvatici e delle carni provenienti dalle battute di caccia o dai piani di selecontrollo che non prevedono, invece una visita veterinaria prima della morte. Cinghiali selvatici hanno un’ anamnesi  in parte sconosciuta e questo rende necessari controlli severi e molto più approfonditi rispetto agli animali domestici provenienti dagli allevamenti da reddito. Da questa particolare filiera derivano prodotti esclusivi, freschi o stagionati, di altissima qualità igienico sanitaria, organolettica e nutrizionale.

I prodotti freschi e tenerissimi come bocconcini, macinato, polpette e bistecche possono essere cucinati in maniera estremamente semplice e veloce proprio come quelli degli animali domestici contrariamente a quelli provenienti dalle battute di caccia e dal selecontrollo che non essendo correttamente trattati e lavorati richiedono lunghissime cotture, marinature ed uso di aromi e spezie per coprirne il cattivo odore dovuto al trattamento non corretto degli animali e delle carni, perché non gestito direttamente ed in tutte le fasi da Medici Veterinari Specializzati in Ispezione degli Alimenti di Origine Animale.

Per queste ragioni la richiesta di tali prodotti è grande e continua da parte di ristoratori, albergatori, grandi catene commerciali e soprattutto piccole e medie imprese ed attività ricadenti all’ interno ed all’ esterno dell’Area Protetta. Tutti gli accertamenti ed i rapporti di prova dell’ “Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio Abruzzo e Molise “G. Caporale” vengono costantemente comunicati anche al Servizio UOSD Fauna Selvatica e Monitoraggio Ambientale dell’ ASL n° 1  Avezzano- Sulmona -L’Aquila,  diretta dal Dott. Massimo Ciuffetelli, alla Regione Abruzzo e al Ministero della Salute.

“I prodotti derivati dai Cinghiali dell’Ente Parco hanno già ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti a livello Nazionale, a testimonianza e garanzia della professionalità che la nostra Azienda, operante nel settore dal 1939 – spiega Andrea Di Cintio  (responsabile del Centro di Macellazione Euro Cash di Avezzano) –  cerchiamo di trasmettere questa consapevolezza  ai nostri collaboratori e ringraziamo per i risultati raggiunti tutte le persone e gli Enti coinvolti in questa nuova  attività>>.

Tutti gli attori coinvolti in questo sistema, siano essi collaboratori o dipendenti dell’Ente Parco che Dirigenti del Sistema Sanitario Nazionale concordano che “Le risorse economiche e l’impegno umano che tale sistema comporta vanno considerato, un reale investimento finalizzato anche al miglioramento delle conoscenze scientifiche nell’ ottica “ONE HEALTH” che vede finalmente uniti  il mondo Medico e Veterinario nell’affermare che   “ LA MEDICINA VETERINARIA E QUELLA UMANA DEVONO DIALOGARE SEMPRE PIÙ E RAPPRESENTARE QUELL’ “UNICA SALUTE” UNITA ANCHE ALL’ AMBIENTE CHE CI CIRCONDA”.Trattandosi di animali selvatici, imprevedibili nei comportamenti, nelle abitudini e negli spostamenti, è in corso la sperimentazione di ulteriori sistemi per l’adeguamento ed il miglioramento di tecniche e procedure che possano consentire l’ ottimizzazione di tutta la filiera, una migliore gestione degli animali e la continua disponibilità delle carni e dei prodotti, anche nei periodi durante i quali gli animali non dovessero entrare nei recinti di cattura. Il sistema, è ormai, da tutti i massimi esperti nazionali ed internazionali, riconosciuto non solo come l’ unico sistema, realisticamente praticabile in grado di risolvere il problema cinghiali ma in grado anche di crearne una risorsa priva di rischi per la salute del consumatore finale, requisito, cardine e caposaldo della Sicurezza Alimentare”. Il metodo delle gabbie, destinato al controllo numerico nelle Aree Protette (Enti Parco) con il fine primario di ridurre l’ impatto alle coltivazioni, può essere applicato con ottimi risultati (se gestito da personale competente, esperto e soprattutto formato in materia) anche in contesto urbano. Il metodo si propone come unica soluzione al problema. A differenza dei metodi che prevedono l’ utilizzo delle armi è praticabile in contesto urbano, durante tutti i mesi dell’ anno, per  limitare i danni alle persone, gli incidenti stradali e gli altri problemi di Ordine Pubblico che giornalmente la stampa e la cronaca riportano alla nostra attenzione.

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Magda Tirabassi

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