Nella Marsica, con l’equinozio d’autunno, si sono succeduti, come in una tavolozza d’artista, i più brillanti colori dell’iride: il dorato dei prati, il rossigno delle foglie riarse, le ocre accese dei campi arati.
In questi giorni invece, trionfa il giallo sbiadito nei toni grigi stemperati come acquerelli sulla misteriosa velatura delle nebbie.
Mentre il vapore tra i fossi che delimitano i canali sovrasta e tutto conchiude, l’immaginazione costruisce sulla sterminata piana tra l’orizzonte e le cime dei monti l’antico lago.
Emozioni
Il cielo pallido di piogge
Posato sulle spalle del viandante
A passeggio col cuore libero
Ha pensieri e sogni audaci
Di voli sfuggiti all’infanzia
Remota di giochi e fantasie.
Nel paesaggio dell’anima
L’infinito è dentro e fuori
Sull’ala del riflesso accecante
All’orizzonte in tumulto
Come foglia nel vento d’autunno.
Nell’effimera eternità dei giorni
Il viaggiatore dalla rupe mutevole
Della mia conca raccoglie tra le mani
Una manciata di polvere di limo
Che attende nebbia a cogliere
Acqua dal lago rifatto.
E intanto affida un seme senza nome
Al dono scarlatto dell’amore.