Ci sono storie che restano nascoste tra le pieghe del tempo, rimanendo ad aspettare che qualcuno le riporti alla luce per raccontare vite lontane. È il caso della vicenda legata a un gilet, per l’esattezza al prezioso gilet di velluto appartenuto a Giustino Savina di Avezzano, vissuto a metà dell’Ottocento. Giustino era uno dei tanti pescatori del Lago Fucino. Aveva la sua barca, le sue reti, il suo lavoro. Forse dimentichiamo che il prosciugamento del Lago Fucino ha portato alla luce del sole ettari ed ettari di terreno, ma ha completamente stravolto la vita e il lavoro di centinaia di pescatori che da quel lago traevano sussistenza. Trasformarsi da pescatori a contadini non fu semplice né piacevole.
Probabilmente ai suoi tempi, Giustino lo avrebbe chiamato panciotto o corpetto, ma poco cambia. Era custodito nella casa della famiglia Peluso la mattina del 13 gennaio del 1915, quando il devastante terremoto distrusse la città di Avezzano. Venne salvato dalle macerie da Gaetano Peluso e da quel momento il gilet di Giustino è rimasto in un vecchio baule insieme alla biancheria di famiglia. Solo di recente, e quasi per caso, una delle pronipoti di Giustino, Silvia Pollio, lo ha rinvenuto assieme a un foglio stropicciato sul quale sono scritte parole che ne dichiarano la provenienza. Giustino era il nonno del nonno di Silvia. Forse per molti avezzanesi sarà più facile capire che Giustino era il bisnonno di Maria Peluso, madre di Silvia Pollio. Un salto di generazioni e di secoli che ci riporta a un tempo in cui il Lago Fucino era ancora al suo posto e un uomo di nome Giustino Savina poteva pescare regolarmente nelle sue acque.
Il gilet è ancora in ottime condizioni. È un oggetto realizzato a mano per le occasioni importanti e mantiene le iniziali “SG” stampate nella parte posteriore, a ricordare il suo proprietario: Savina Giustino. Probabilmente Giustino indossava il suo bel corpetto la domenica, nel corso delle cerimonie, durante gli incontri più rilevanti. Un tempo un gilet di velluto, rivestito di fodera chiara e confezionato artigianalmente da mani abili, veniva sicuramente tenuto con la massima cura e usato quando necessario. Sarà anche per questo che i discendenti di Giustino hanno custodito il suo gilet tanto a lungo. È un capo di abbigliamento che potrebbe avere 170 o 180 anni ma sembra essere stato realizzato oggi.
Dietro quel gilet, sopravvissuto a terremoti e guerre mondiali, c’è il piccolo grande racconto dell’esistenza di Giustino Savina di Avezzano, pescatore del Lago Fucino. Il gilet è passato da madre in figlia, generazione dopo generazione, ed è giunto nelle mani di Silvia. Sua madre, Maria Peluso, il cui nome è legato allo storico negozio di alimentari “Pollio”, avrebbe desiderato lasciare il gilet proprio alla città di Avezzano, come testimonianza di un passato mai dimenticato ma, a quanto pare, il suo desiderio non si è ancora realizzato.
Silvia Pollio, che ha ritrovato il gilet di Giustino, ne riconosce il grande valore affettivo e simbolico e ha deciso di parlarne con la nostra redazione. Abbiamo raccolto il racconto di Silvia e di Giustino sicuri della piccola meraviglia rappresentata da un gilet che arriva da un tempo lontano in cui la vita, il lavoro, le persone, la quotidianità, nell’area fucense, erano ben diversi da come sono diventati.
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