Avezzano – Luca Marrone, autore di “Il Mostro di Firenze. Scene del delitto e profili criminologici”, è docente di Criminologia all’Università Lumsa di Roma e vive ad Avezzano. Il libro, scritto da Luca Marrone e Micaela Marrazzo, è appena uscito in libreria (Edizioni Edup, 240 pagine, 18,00 euro). Il volume ricostruisce l’agghiacciante vicenda del serial killer che, nella Toscana degli anni Settata e Ottanta del Novecento, ha ucciso giovani coppie appartate in auto, infierendo atrocemente sulle vittime femminili.
In sede giudiziaria, è noto, la responsabilità dei delitti è stata attribuita ai cosiddetti compagni di merende, che avrebbero agito insieme a Pietro Pacciani, assolto in appello e morto prima che si celebrasse il giudizio di rinvio conseguente all’annullamento della sentenza di assoluzione. Molti studiosi, giornalisti ed esperti continuano a sollevare dubbi sulla ricostruzione ufficiale del caso o, comunque, a porne in evidenza aspetti non ancora chiariti. Le pubblicazioni sul Mostro di Firenze abbondano, come pure i blog che, su Internet, tengono vivo il dibattito su ogni aspetto della vicenda.
“Il nostro libro affronta il caso dalla prospettiva del criminal profiling“, considera Luca Marrone, nato a Roma ma avezzanese di adozione, criminologo e giurista, docente presso l’Università Lumsa e autore di diversi libri in materia, “ripercorrendo i ‘profili’ elaborati dagli esperti nel corso dell’indagine. La prima analisi in questo senso risale al 1981 e ne fu incaricato lo psicologo Carlo Nocentini. Nel 1984-85, gli inquirenti chiesero delle valutazioni al professor Francesco De Fazio e ai suoi collaboratori dell’Università di Modena. Nel 1989 fu persino consultata la celebre Unità di Analisi Comportamentali dell’FBI. E, nel 1994, durante il processo di primo grado a carico di Pietro Pacciani, la difesa si avvalse del contributo, sempre in termini di profiling, del criminologo Francesco Bruno.”
“Anche al di fuori del procedimento penale di riferimento“, aggiunge Micaela Marrazzo, una laurea in Giurisprudenza alla Lumsa (dov’è stata allieva proprio del prof. Marrone) e una specializzazione in Psicologia forense e Criminologia, “i profili criminologici relativi al Mostro di Firenze sono stati numerosi. Proposti da criminologi, avvocati, giornalisti, blogger, etc. Noi ci siamo limitati a considerare quelli appunto direttamente correlati alle indagini e ai loro sviluppi processuali. E abbiamo cercato di render conto dell’estrema complessità dell’investigazione sul caso.”
Nell’ultima parte del testo, i due criminologi applicano a loro volta ai delitti le categorie analitiche del criminal profiling, pur scegliendo di non formulare esplicitamente delle conclusioni. “Non proponiamo esattamente un profilo“, dicono gli autori, “prendiamo in esame vari aspetti del caso che, secondo noi, risultano significativi, prospettando alcune possibili interpretazioni criminologiche e gli scenari investigativi che potrebbero scaturirne. È un libro che cerca di suggerire spunti di riflessione più che imporre al lettore conclusioni ben precise.” Anche se, conclude Marrone, “è possibile che tra le righe emerga qualche nostra opinione sui tratti peculiari del soggetto, le sue motivazioni, la sua collocazione sociale.”
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